Capitolo 50

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Un nuovo giorno si interfaccia davanti ai miei occhi, mentre lascio correre lo sguardo al di fuori della finestra. Questo mi dà modo di scrutare la luce del sole che filtra in casa, creando un'ombra ai miei piedi, e di ammirare la bellissima magnolia in fiore nel giardino di fronte.
Sorseggio la mia tisana, inspirando profondamente e colma di tranquillità, e mi appoggio alla penisola della mia cucina.
Osservo la città rianimarsi, le macchine sfrecciare sotto i miei occhi, e mi rendo conto del perché questo piccolo angolo che dà sulla strada mi fosse sempre piaciuto. Fin da quando ero solo una bambina, ho sempre adorato guardare e potermi immergere nella vita dei passanti, immaginando da cosa potessero dipendere le loro azioni, potermi fare spazio nelle loro menti, per ascoltare i loro pensieri, sentendomene una spettatrice e silenziosa, ma curiosa di sempre più dettagli. 
Un ragazzo e una ragazza, con i segni gioiosi e spensierati dell'adolescenza e dell'amore in volto, passeggiano sotto i miei occhi; gli zainetti che penzolano dalle loro spalle, traballando a ogni passo. 
Ad attirare la mia attenzione sono le loro mani unite, i sorrisi che vedo affiorare, non appena si voltano nella direzione dell'altro.
Il mio pensiero vola a Luca, immaginando cosa stia facendo e se anche la sua mente sia sulla mia stessa lunghezza d'onda, in questo momento.
Così afferro il cellulare che ho adagiato al mio fianco e gli mando il mio messaggio del buongiorno.
Luca è online e risponde dopo pochi secondi, facendo scalpitare il cuore nel mio petto.
Rimango a fissare il suo messaggio a lungo, accarezzando lo schermo e contornandone i caratteri, facendo affiorare un sorriso sulle mie labbra.
Credo che ci sia qualcosa di davvero prezioso nel messaggio del buongiorno: sembra stare lì a dire, ti ho pensato; al mattino, il mio primo pensiero è corso a te e tutto ciò assume un significato ancora più importante e dolce quando lo si riconduce alla persona che si ama.

Poco dopo, ripongo le risumaglie della mia colazione nel lavandino e sgambetto verso la mia stanza, lasciando il cellulare in cucina. Come a volermi allontanare dalla tentazione di fissarlo ancora per molto. Ma, ahimé, il dovere mi chiama e io devo rispondere!

Ho riscoperto cosa significa alzarsi al mattino e sentirsi motivati da qualcosa. Il mio lavoro, in questo caso. Non riesco a fare a meno di pensare a quando solo poche settimane mi sentivo persa e spaurita e avevo perso qualsiasi stimolo; perché la mia professione da pediatra, quella che avevo sognato e a cui ambivo fin da bambina, sembrava mi stesse punendo.
Invece, adesso, mentre mi premo di raggiungere il mio spogliatoio, bramo il momento in cui indosserò il mio camice; mi vestirò della forza d'animo che ho riconquistato e sarò pronta a dare una mano a chiunque ne abbia bisogno.
Io e Luca ci infiliamo, insieme, nello stesso ascensore. Purtroppo non siamo soli, e questo non ci dà modo di salutarci come, forse, vorremmo.
Osservo, come di riflesso, il sorriso affiori anche sul suo viso, coinvolgendo i suoi occhi in un'espressione di gioia e sorpresa.
Sfioro la mia spalla con la sua, avvicinandomi a lui e reprimendo la mia voglia di stringerlo a me.
E rimaniamo così, l'uno affianco all'altro, inghiottiti dal nostro silenzio ma con gli sguardi che sembrano comunicare più di quanto, a volte, lo possano fare le parole.
Al secondo piano, due degli uomini, che erano con noi, escono, le due donne al terzo. Ma mi rendo conto che siamo veramente soli quando raggiungiamo il pianerottolo che conduce ai nostri reparti.

"Ciao..." proferisco, allora, in un sorriso, mentre prendiamo a camminare fianco a fianco.

"Ciao..."replica lui, allo stesso modo, mantenendo lo sguardo fisso su di me.

Appoggio le mani sulla porta antipanico, arrivati di fronte al mio reparto, girandomi a guardarlo un'ultima volta prima di lasciarmelo alle spalle.
Luca rimane lì, impalato, stringendo la sua borsa da lavoro, saldamente tra le mani, lo sguardo attento, puntato su di me.

"Allora, buona giornata" gli faccio presente, dondolandomi sui piedi.

Luca annuisce, distendendo il viso in una cheta espressione.
"Buona giornata, Anita" replica, e mi ritrovo a pensare che il mio nome formulato dalle sue labbra assuma un suono tanto dolce.
Le mie gambe rimangono fisse sul posto, facendomi perdere l'uso della cognizione.
Luca se ne rende conto, e mi fa cenno con il capo di andare, sbuffando una risata, divertito.
Abbasso lo sguardo allora e, alzando una mano a mo' di saluto nella sua direzione, mi volto e mi chiudo la porta alle spalle.

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora