Svegliarsi a casa dei miei genitori non ha prezzo. Respiro l'aria di casa, quell'odore che sa di protezione, e sorrido. Era da così tanto tempo che non restavo a dormire qui e mi rendo conto mi mancasse. Tutto è rimasto al proprio posto, la mia camera con il suo tenue lilla e rosa. La scrivania bianca, accanto alla portafinestra, con il primo pc e i miei libri. La libreria, vicina, con i romanzi, i poster, le fotografie incorniciate al muro. Ogni piccolo particolare sa di ricordi.
Uno stralcio di sole fa capolino dalla stanza, proiettando un'ombra ai piedi del mio letto. Mi stiracchio i muscoli e stropiccio un po' gli occhi al pensiero di alzarmi.Mia madre si sporge dalla porta, semichiusa, aprendosi in un sorriso, vedendomi già sveglia. Tra le mani, ha un vassoio con una tazza di latte e dei biscotti secchi. Lo appoggia sul mio letto, dandomi il buongiorno. Pregusto la mia colazione già con gli occhi.
Prima di sedersi al mio fianco, scosta le tende, inondando di luce l'ambiente, e apre la finestra per fare arieggiare. Solita routine."Allora, dormito bene?" mi chiede con un sorriso.
Sorseggio un po' del mio latte annuendo.
"Sì, come non facevo da tempo" le replico.Lei accarezza le pieghe del lenzuolo con lo sguardo un po' malinconico e perso.
"Dovresti tornare qui più spesso, ci manchi" ammette in un sussurro."Mamma" appoggio la mia mano sulla sua, stringendola lievemente. "Lo sai, sono grande abbastanza per avere la mia indipendenza. Ma questo non cambia niente".
A volte penso che mia madre non si sia ancora rassegnata all'idea che io sia cresciuta e, quando la guardo, non riesco a fare a meno di provare un po' di tenerezza per lei. Gli anni passano così in fretta.
"Lo so...lo so"mi accarezza una guancia, "ma tu resti la mia piccolina. Ti voglio bene".
"Anche io mami" le sorrido, grata.
"Adesso, però, devo seriamente andare o farò tardi al lavoro" l'avverto, colpendola scherzosamente ad un braccio.Mia madre si apre in una, breve e leggera, risata."Certo".
Sgranocchio un biscotto e finisco il mio latte. Poi mi alzo per scegliere cosa mettere. Fortuna che io lasci sempre qualche vestito qui.
Lei rimane ancora lì, seduta al suo posto, scrutando ogni mio gesto.
"Cosa c'è?" mi volto verso di lei, con un'espressione divertita.
Mi regala uno di quei suoi sorrisi amorevoli e tenui. Mi osserva come se volesse scavare a fondo, oltre tutto. Perché lo sappiamo che le mamme siano capaci di conoscerci più di quanto noi siamo in grado di fare.
"Deve essere proprio speciale per renderti così"."C-cosa?" le domando con un pizzico di ingenuità, e malcelando un sorriso.
"Hai una luce negli occhi, Anita. Sei felice ed è lui a renderti così".
È la verità. Una verità un po' scomoda da accettare.
"Mamma" la supplico, a quel punto, con lo sguardo, stringendo più forte la mia maglietta tra le mani."So cosa stai pensando, ma le cose sono più semplici di quello sembrano, tesoro, vedrai". Le sue parole sanno di premura e affetto. Eppure, so che, al momento, purtroppo, i suoi consigli potrebbero risultare vani.
"Mamma, credimi, sono fin troppo complicate, ma adesso non mi va molto di parlarne" ammetto a bruciapelo.
Lei, a quel punto, fa un passo verso di me. "Va bene, va bene così" si avvicina per darmi un bacio sulla fronte, stringendomi delicatamente le guance. "Buon lavoro".
Arrivo in ospedale poco più tardi e mi reco sùbito in ospedale per gli impegni che mi aspettano in giornata. Saluto alcuni colleghi presenti e decido che un caffè non possa che farmi bene. Prendo alcune monetine dalla tasca e le inserisco in macchinetta. Aspetto un po' prima di poterlo assaporare.
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Ricominciamo da qui (COMPLETA)
Lãng mạnAnita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospe...