Capitolo 41

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Lucia non ne vuole sapere di andare via, ha preso già la sua decisione: non uscirà dall'ospedale a meno che non lo faccia in mia compagnia. Come posso solo pensare di dirle che dovrò venire meno alla promessa che le ho fatto? Perché lo so, Lucia si arrabbierà così tanto che temo possa rivolgersi a me in modo cattivo. Ho avuto modo di appurare nel tempo e oggi quanto possano ferire le cose dette in un momento di rabbia. E sapere che lei possa andarsene di qua, dopo aver asserito che mi odi, mi spaventa tantissimo.
Ma, nonostante manchino pochi giorni alla sua uscita, voglio cercare di tentare il tutto per tutto.
Quindi, quando vedo Luca allontanarsi per il corridoio, lo seguo, cercando di raggiungerlo e stare al suo passo. Perché prima, in quella stanza, la speranza di potergli parlare mi è scivolata dalle mani, ma non posso permettere che accada. Per una volta, se è necessario, metterò da parte il mio orgoglio e farò il primo passo verso di lui.
Luca, però, non è intenzionato a permettermi di parlargli e, quasi come se si fosse accorto che io gli sia dietro, accellera in modo che mi sia difficile continuare a sostenere il suo ritmo. Ok che non sia così allenata, ma le sue gambe sono molto più lunghe delle mie!

Ma dico, lo stai facendo di proposito? Perché non vuoi ascoltarmi?

"Luca" lo richiamo, mentre avverto un filo di affanno macchiare il mio respiro per questa estanuante corsa contro il tempo e altrettanto strano tentativo di giocare a rincorrerlo.
Lui, allora, prosegue silenzioso e veloce senza badare a me che tento di afferrarlo.
Così, innervosita che lui mi stia ignorando, torno a chiamare il suo nome a gran voce. Luca sembra destarsi all'improvviso, come preoccupato che possa fargli una scenata davanti a tutti. Ma non c'è nessuno.
Questo, però, mi fa modo di raggiungerlo senza problemi perché lui, distratto, ha ripreso un'andatura regolare.
Quando, a quel punto, gli sono di fianco, mi paro di fronte a lui, ostacolandogli con austizia la strada. Sono determinata a catturare la sua attenzione affinché mi ascolti.

"Anita, ho da fare" replica stizzito, cercando di sorpassarmi.

Ma io, più veloce di lui, faccio in modo che non mi scappi, allargando le braccia per limitare il suo spazio di movimento il più possibile.
Luca deve considerare la mia mossa alquanto infantile perché contrae le labbra in una smorfia, ma arrendendosi all'idea che non lascerò se ne vada.
Io, allora, lo guardo e devo reprimere un sorriso, soddisfatta per questa piccola vittoria personale.

"Avanti, che devi dirmi?" mi domanda, con un tono sostenuto, le braccia portate al petto in un chiaro segno di superiorità. Poi, come a dimostrare sia infastidito, sbuffa sonoramente.

Assottiglio leggermente gli occhi davanti al suo atteggiamento, poi lo imito, incrociando le braccia come in un segno di affronto.
"Si tratta di Lucia, io ti posso assicurare che non volesse dire quelle cose. Lei non vuole andarsene, Luca, soprattutto adesso che il pensiero di poter essere adottata da quella famiglia la spaventa tantissimo".

Lui sostiene a lungo il mio sguardo, ascoltando con interesse le mie parole. Poi, però, sul suo volto impenetrabile sembra insinuarsi un ghigno.
"Ora come ora, per quello che mi riguarda, Lucia è solo una bambina che fa i capricci" ribatte lapidario e gelido. "Non mi preoccupa quello che ha detto, la rabbia le sarà passata prima di quanto pensi" aggiunge, rincarando la dose.

Le sue parole mi lasciano con un grande senso di amaro in bocca. Non è il vero Luca a parlare, lo è solo una sua brutta copia, quella ferita e arrabbiata. Ho visto Luca affezionarsi a Lucia, emozionarsi per la complicità che li univa ed essere spaventato all'idea che potesse succederle qualcosa, non posso credere che possa usare termini così duri riferendosi a lei. Non lo accetto.

"Perché ti comporti così, Luca?" gli domando, confusa e delusa. "Io comprendo che le sue parole ti abbiano potuto ferire, ma questo non sei tu, come puoi solo pensare che Lucia sia solo una bambina capricciosa!"

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora