Capitolo 4

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"Non ci credo che sia arrivato a dirti una cosa del genere!"esclama Lottie sorpresa, dall'altro capo del telefono. 

L'ho chiamata appena sono tornata a casa perché avevo bisogno di parlarne con qualcuno e lei era l'unica reperibile.
"Oh, devi, invece. Mi ha implicitamente detto di allontanarmi da lei e meno male che dovevamo collaborare"sbotto, esasperata.

"Tesoro, non capisco perché si stia comportando così con te"ammette Carlotta, poi la sento borbottare qualcosa  tra sé.

"Semplice, Lottie, sta cercando di mettermi i bastoni tra le ruote".
Prendo una pausa prima di continuare. "Oh, ma io non glielo permetterò"affermo decisa, poi bevo un sorso di camomilla per calmarmi.

"E fai bene!"concorda lei "adesso devo lasciarti, ho dei compiti da correggere. Ci sentiamo e tienimi aggiornata"mi avverte.

Sorrido anche se non può vedermi. "Assolutamente. Ciao, un bacio"la saluto, riattaccando.

Poso il cellulare sul divano, e nel mentre mi affretto a finire la mia camomilla in tranquillità. Non riesco davvero a capacitarci che abbia potuto dirmi una cosa del genere. Tutto il buono che il giorno prima avevo ritrovato in lui è stato annullato da implicite parole che mi hanno ferito nel profondo del cuore. 
Ma non lascerò che mi tratti in questo modo, no.

Il trillare del mio cellulare mi risveglia dai miei pensieri, così mi affretto a posare la tazza, e afferrarlo per controllare i messaggi.

"Ehi, dottoressina, non ti fai sentire più, eh?Ho capito che i tuoi impegni sono troppi :-P ma un pensierino ogni tanto potresti dedicarlo al tuo caro amico,no?"

Sorrido, leggendo il messaggio di Nicola, e digito i tasti velocemente per rispondergli.
"Parli tu che non hai mai niente da fare! E comunque sono stati giorni terribili, sono a pezzi..."

"Successo qualcosa?Vuoi parlarne?
Ps. sto trovando lavoro :-P"

Scuoto la testa davanti alla sua affermazione: Nic è uno scansafatiche, lui e lavoro stonano nella stessa frase.

"Ma niente, solo un nuovo collega che vuole mettermi i bastoni tra le ruote, tutto qui.
Ps. Nic, non ti credo!"

Nascondo volutamente il nome del mio collega, perché altrimenti Nicola sarebbe capace di andarlo a prendere a schiaffi.

"A chi devo andare a prendere a calci, eh?!"come volevasi dimostrare...
"Nessuno deve far soffrire la mia dottoressina. Vuoi che ti venga a tirar su di morale? Lo sai mi vesto e sono da te".

Reprimo un riso al suo messaggio e controllo l'ora.
"Ok, Nic. Non portare nulla, stasera cucino io ;-)"

"Oh, mamma, chi me l'ha fatto fare :-P"

Faccio una linguaccia, come se avessi Nicola davanti invece che un telefono. Non capisco perché continui a criticare la mia cucina, non sono poi così male come cuoca.
Apparecchio la tavola e, successivamente, metto una pentola sul fuoco, versandoci un po' d'olio. Prendo dal frigo le cotolette, preparate ieri, le metto a friggere, e nel frattempo preparo anche un'insalata. Sto per versarci dell'aceto, quando il campanello suona con insistenza: è lui.

Mi affretto ad andare ad aprire e lo trovo appoggiato con un braccio al muro, le gambe incrociate e un sorrisetto stampato in viso.

"Ciao, bambolina"mi saluta. 

Nic e i suoi soprannomi, non so quanti me ne abbia affibbiati negli anni.

"Ciao, Nic"mi sposto di lato, lasciandolo entrare. Lui, disinvolto, si leva la giacca, appendendola, e poi sfrega le mani tra di loro. 
"Allora, cosa si mangia?"domanda.

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora