Capitolo 29

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Rimango ancora un po' stretta a Luca, inebriandomi del suo profumo fresco. Lui appoggia le sue mani sulle mie spalle, ma il suo tentativo non è quello di allontanarmi, bensì di incrociare i miei occhi, per cogliere ogni sfumatura del mio sguardo.
Lui mi guarda, in un modo che è solo suo, e io mi ritrovo ad abbassare gli occhi, imbarazzata dal suo gesto.
Luca sorride, sul suo viso aleggia un'espressione pacifica e serena. È impossibile che lui non mi trasmetta la sua tranquillità.

"Quando l'hai saputo?" gli chiedo con il frastuono nel cuore e nella mente. Non riesco a pensare lucidamente, non quando c'è speranza per la mia piccola Lucia.

Lui imprime una docile carezza sulla mia spalla, quasi mi stesse preparando alla notizia che mi darà da qui a poco.
"L'ho saputo poco fa. Purtroppo, un bambino, stanotte, è venuto a mancare, gli è stato diagnosticato un decesso cerebrale. I suoi genitori hanno firmato per la donazione degli organi e il suo cuore risulta compatibile con quello di Lucia".

Il pensiero che un'anima innocente abbia perso la vita mi rende triste e irrequieta. La morte è sempre così ingiusta e inaccettabile, ma quando a rimetterci la vita è un bambino, essa lo appare ancora di più. Li osservi e pensi che abbiano ancora tante cose da fare davanti a loro, tanti traguardi da raggiungere.
"Oh...."la mia voce si affievolisce.

"Anita" Luca appoggia il pollice e l'indice sotto il mio mento, facendo in modo che i nostri sguardi si incontrino. I suoi occhi mi scrutano con curiosità, un cipiglio che gli si disegna sulla fronte.
"Non sei contenta? So che possa sembrar brutto, non avrei mai voluto che quel bambino morisse, ma il gesto generoso dei suoi genitori può dare una speranza a Lucia".
Le sue parole sono accompagnate da un sorrivo lieve e speranzoso.

Annuisco con l'ombra di un sorriso sul mio viso e distolgo gli occhi dai suoi.

La sua mano scivola dal mio mento lungo il mio collo, provocandomi un fremito, che voglio ignorare.

Il mio sguardo si spinge oltre le vetrate della finestra, alla mia destra, lì dove i fuochi d'artificio illuminano e colorano il cielo. I miei occhi si perdono entusiasmati in essi, facendomi vagare con la mente.
Luca segue il mio sguardo, i giochi di luce che si riflettono nei nostri occhi. I suoi, mi appaiono ancora più chiari.
Ascolto i battiti dei nostri cuori all'unisono, i respiri irregolari, e quella voglia di speranza che non ci abbandona, bensì, stasera, ci anima più che mai.
Mi volto verso di lui, di nuovo, non appena la sua mano raggiunge di nuovo la mia spalla, stringendola delicatamente. Scruto le sue dita lunghe e affusolate, il pollice che imprime una carezza lungo la clavicola. Si abbassa all'altezza del cuore, come ad appurarsi che anche il mio batta forte come il suo. Mi rendo conto che le sue attenzioni mi piacciono, le sue carezze si vestono di tenerezza e protezione.

"Buon anno, Anita" la sua voce si perde in un sussurro.

"Buon anno anche a te, Luca" replico.

Non ci diciamo nulla, ma d'altronde, stasera, non abbiamo bisogno di molte parole.

Esco dall'ospedale, nel buio e nel silenzio della notte. Il mio cellulare prende a squillare, avvisandomi dell'arrivo di molteplici messaggi.
Rispondo ad una telefonata dei miei genitori. È così insolito che io, stasera, non sia con loro. Ci scambiamo gli auguri e mi ricordano del pranzo a casa loro.

Non faccio in tempo a riporre il cellulare in borsetta che esso riprende a squillare. Cristina.

"Ehi" le rispondo flebilmente.

"Buon anno, Anitaaaa!"

Allontano l'apparecchio dal mio orecchio. La voce dei miei amici mi arriva forte e chiara, nonostante la musica circondi l'ambiente in cui si trovino. Mi porto una mano alle labbra ,soffocando una risata.
"Buon anno anche a voi, ragazzi!".

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora