Mi volto a guardare Lottie, che mai come oggi, sembra condividere il mio stesso dolore. Mi fermo a scrutare il suo aspetto, ha l'aria trasandata, come se fosse uscita di casa di corsa, chissà magari proprio da quella di Federico.
Osservo i suoi occhi, sono rossi, come se nel tragitto avesse pianto; riesco a leggerci tutta la tristezza e il turbamento che una delusione d'amore può provocare.
Adesso, però, c'è la necessità che i miei problemi vengano messi per un po' da parte, perché lei ha bisogno di me."Lottie..."la richiamo,accarezzandole un braccio, con delicatezza.
"Scusa Anita se sono piombata qui, tu stai lavorando e io..." sento che se dovesse continuare a parlare così, a raffica, potrebbe sentirsi seriamente male.
"Shh, Lottie. Respira"le consiglio. "Va tutto bene, ok?"
Sotto un certo punto di vista è strano ritrovarmi a rassicurarla quando io sono la prima a sentirmi vacillare.Carlotta sembra ascoltare le mie parole, cerca di riprendere la calma inspirando ed espirando lentamente, ma dura solo un attimo perché il momento dopo si lascia andare ad uno sbuffo, risentita.
"Perché è tutto così ingiusto? Mi sento tanto sciocca ad essermi fidata di lui e Federico mi ha solo usata, io, io sono stata solo una stupida scommessa da vincere!" mi confessa con stizza.Alle sue parole, sulla mia faccia si dipinge un'espressione di ribrezzo."Ma è terribile..."le replico con repulsione.
È in quel momento che la noto vacillare come schiacciata dal peso delle sue stesse parole.
"Già..."sussurra con le lacrime agli occhi.
I suoi occhi sono stanchi e spenti, resi opachi dalla tristezza.
"È uno stronzo senza cuore" la sua voce si macchia di disprezzo "lo odio!"Il mio pensiero, inevitabilmente, corre a Luca e a quello che è successo poco fa tra di noi.
Cosa sarebbe accaduto se Maria non ci avesse interrotto? Per quanto avremmo continuato a battibeccare?"Anita, mi stai ascoltando?!"
Mi volto nella sua direzione, colta in flagrante."Mi dispiace Lottie, ero sovrappensiero" ammetto, abbassando lo sguardo.
Lei, in cambio, mi rivolge uno sguardo carico di quella dolcezza che la contraddistingue.
"Non è una giornata facile nemmeno per te, vero?" mi chiede.
È strano perché adesso sembra che sia lei che voglia dare conforto a me."No, ma adesso non è così importante come quello che mi stavi dicendo"cerco di sviare il discorso, riportando l'attenzione su quello che mi stava raccontando, ma Carlotta non deve essere del mio stesso avviso.
"Anita..."
"Facciamo così, se fosse possibile, vorrei dedicarti tutto il tempo di cui hai bisogno, ma il dovere mi chiama. Io ti aspetto stasera, a casa: passiamo una serata insieme. Io, tu e le ragazze,ok?" le sorrido rassicurante.
Lottie stringe le mie mani tra le sue "non devi scusarti, Anita. Fai già abbastanza per me, per tutte noi. Io adesso vado, a stasera."mi saluta.
A quel punto, la guardo andare via, lasciandomi andare, esausta, sulla sedia girevole del mio studio.
***
Mi siedo sul letto, accarezzando le lenzuola lisce e fresche di bucato; devono averle cambiate in mattinata. Lascio dondolare i piedi sul pavimento, in attesa. E poi, eccola lì, la vedo entrare, accompagnata da un infermiere di ritorno dalla sua seduta di riabilitazione. Non sembra nemmeno una piccola bambina che tre settimane fa ha avuto un intervento a cuore aperto.
Lucia, oggi, è felicissima e raggiante. Sorrido di rimando.
Lei non sembra accorgersi sùbito di me, troppo impegnata in una divertente conversazione con l'infermiere. Osservo la sua scomposta seduta sulla sedia a rotelle, il suo peluche stretto al petto, e il busto rivolto verso il suo interlocutore.
Mi appoggio al letto dietro di me, facendo leva sulle braccia.
"Un uccellino mi ha raccontato che qualcuno, qui, abbia fatto passi da gigante"esclamo nella sua direzione.

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Ricominciamo da qui (COMPLETA)
RomanceAnita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospe...