Capitolo 14

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E poi la sento di nuovo la sua voce, il tono duro. "Anita, aspettami!"

Ma io non lo ascolto, continuo a camminare impetterita e mai il corridoio mi è sembrato così lungo da percorrere.
Stringo i pugni lungo i fianchi, mordendomi forte il labbro inferiore fino a screpolarlo, mentre avverto i suoi passi sempre più vicini. 
Per quanto io voglia accellerare i miei, lui risulta sempre più veloce di me e sento piano il mio respiro farsi irregolare, quasi come se avessi corso.

"Anita fermati, non fare la stupida!"ritenta, cercando di indurmi a fermarmi e il fatto che sia andato a captare proprio il mio punto debole mi destabilizza, inducendomi a voltarmi, con l'indice della mano destra sospeso a mezz'aria, pronta a ribattere.

Noto un sorriso soddisfatto farsi spazio sul  volto del mio collega. È consapevole di aver colpito nel segno e avverto un moto di rabbia montarmi dentro.
Porta le braccia al petto, incrociandole, e sposta il peso del corpo sull'altra gamba, con assoluta calma, poi dischiude leggermente le labbra pronto a dire qualcosa, ma lo blocco sul nascere mettendo una mano tra noi.

"Nono, adesso sei tu che ascolti me"socchiudo gli occhi, riducendoli a due fessure, e gli punto il dito contro. "Cosa ci faceva quella donna qui?"

Lui scrolla le spalle, indifferente. "L'ho chiamata io, era giusto informarla sulle condizioni di Lucia".

Sospiro pesantamente, distogliendo lo sguardo per un attimo dai suoi occhi, e puntandolo sul pavimento. 
"Non hai pensato che io non fossi d'accordo? Che sapessi Lucia avrebbe potuto reagire male?"
La mia voce esce in un sussurro che ho quasi paura lui non abbia sentito, ma so che l'ha fatto. 

Un guizzo sorpreso attraversa i suoi occhi e lo noto irrigidirsi sul posto. E il fatto che la sua espressione così sorpresa mi ricordi quella di Berardi non fa altro che alterarmi di più. E questa volta il mio tono è più fermo, quando parlo.
"Rispondo io per te: certo che no! D'altronde io sono solo una semplice specializzanda. Ma a chi vuoi che importi l'opinione di Anita! Lei non è mica ai miei livelli, dottore rinomato, nono, lei resterà sempre qualche gradino più in basso, se non addirittura alla fine della scala" mi interrompo per ridere amaramente e per riprendere un minimo di fiato prima di continuare. 

Luca mi osserva visibilmente interessato, senza batter ciglio.

"E sono sicura che Visconti fosse d'accordo con te, no? Ma certo, teniamola pure all'oscuro di tutto, d'altronde succede sempre così!"gesticolo  nervosa e il tono della mia voce si alza un poco di più. 

Quando, però, avverto la sua mano stringersi attorno al mio polso, non posso fare a meno di soffermarmi un po' troppo su quel gesto che sembra lo stesso compiuto delicatamente rispetto all'espressione che gli si è dipinta in viso. Però non devo fare in modo che ciò mi distragga.

"Visconti... non c'entra nulla, l'ho contattata io" digrigna tra i denti e la sua voce è più bassa e roca.

Il mio volto si contrae in una smorfia e intrappolo il labbro inferiore tra i denti, cercando di ignorare l'occhiata che mi sta lanciando. 
I suoi occhi verdi incatenano i miei, facendomi vacillare per un secondo. Sento la sicurezza scivolare piano e ciò mi porta a scuotere con veemenza il capo, liberandomi dalla sua presa. Avvicino il braccio al petto quasi come se mi fossi scottata.

"Oh, ma allora tu sorpassi proprio tutti, eh! Fai tanto il superiore ma tu qui sei l'ultimo arrivato, ricordatelo bene!"lo accuso e lo sguardo gelido che mi rivolge mi provoca i brividi. Ma non mi curo di ciò e nemmeno dei mormorii degli spettatori fermatosi, attirati dai toni della nostra conversazione.

Poco più in là scorgo Maria appoggiata allo stipite di una porta di una stanza e anche da questa distanza riesco a notare la sua fronte corrucciata e l'espressione preoccupata che le aleggia in viso.

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora