Capitolo 19

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Ho bisogno di sapere chi sia quella ragazza. E questo prevale sul buon senso quando decido di seguirli. Resto un po' in disparte, perché non voglio davvero che Luca se ne accorga, come giustificherei il mio comportamento? Osservo, da lontano, i loro passi, un po' cadenzati e flemmatici, ma non mi sfugge come lui tenga salda la sua mano.
La direzione che prendono è quella del bar e mi ritrovo a pensare che, questo, potrebbe rendere la mia presenza lì ancora più casuale: un bel caffè è quello di cui ho bisogno.
Mi impongo di mostrarmi indifferente a qualsiasi comportamento sospetto. Fingerò di essere lì per un caffè, atteggiamento disinvolto e disinteressato.
Ed è quello che faccio, sedendomi a un tavolo in cui posso essere sicura che non mi veda. C'è un giornale, un quotidiano, sul tavolo, e fingo di leggere. Ma si rivela più interessante di quanto pensassi. Mi piace essere attenta e informata sulle notizie del giorno. Questo, però, non mi distrae dal mio obiettivo, in quanto Luca lo tengo sempre d'occhio. 

La mia attenzione viene catturata da quella strana e minuta ragazzina che gesticola nervosamente, quasi come se lo stesse riproverando su qualcosa, e Luca la osserva divertito. Alla fine, mi viene da pensare che lei abbia la meglio, non mi è possibile vedere la sua espressione, ma so che sia vittoriosa. E lui senza speranze, le sorride, vedendola allontanarsi dal tavolo. È a quel punto che noto il suo sguardo posarsi un po' ovunque, quasi come se si sentisse osservato, e mi ritrovo a coprimi la faccia con il giornale.

"Che stai facendo?!" è indubbiamente la sua voce a richiamarmi, e non so, a quel punto, se alzare lo sguardo o meno, ma lo faccio. 

I suoi occhi mi scrutano severi e indispettiti, tanto da farmi sentire sbagliata. Come se non dovessi trovarmi, in questo posto, in questo momento. Si prende un attimo per osservarmi, con attenzione, e io penso sia l'istante più lungo della mia vita, poi riprende a parlare.

"Pensi che non me ne sia accorto? Che fai, adesso mi spii pure?"

Mi fingo disinteressata al suo discorso e penso a come abbia fatto a capire. Quanto sei scaltro...Eppure, non posso dargli la soddisfazione di avere ragione.
"Sono qui per il tuo stesso motivo, o almeno credo. Prendermi un buon e fortissimo caffè prima del lavoro"questo glielo dico continuando a leggere il giornale e il mio comportamento non fa altro che peggiorare le cose. 

Lo sento sbuffare, infastidito. Poi dalle sue labbra si propaga una breve e nervosa risata.
"Lo so che muori dalla voglia di sapere lei chi sia".

E quando lo dice, il mio sguardo corre direttamente a lei, la protagonista di questa squallida situazione. La noto al bancone del bar, la posa un po' scomposta. Sembra alquanto a suo agio, nei gesti e nelle parole, quando comincia una conversazione con la barista. Sento la sua allegria arrivarmi fino a qua e mi infastidisce.

"Cosa te lo fa pensare?" ribatto brusca, questa volta guardandolo dritto negli occhi. Li noto spenti e inespressivi, e le parole che escono dalle sue labbra mi fanno vacillare di tutte le convinzioni.

"È la mia fidanzata"più che un'affermazione mi sembra una domanda e mi ritrovo a pensare se lui stesso sia sicuro delle sue parole.

Eppure mi fanno male, mi colpiscono più di quanto dovrebbero. Mi fanno anche perdere la considerazione che avevo di lui. Da dove spunta questa insolita ragazza?

Mi mordo forte il labbro inferiore, sentendo la parte più vulnerabile di me venire a galla. "Vedo che tu non ci abbia messo molto a sistemarti. Sono felice per te"gli rispondo fredda e atona, ma sentendo un uragano manifestarsi dentro di me. Vorrei che lui non mi guardasse con così tanta insistenza.
E penso che non mi interessi sapere altro, non voglio perdere altro tempo dietro lui, e faccio per alzarmi. Vorrei farlo, se non sentissi le gambe farsi molli, finendo per accorgermi che sia stato la sua mano a stringere il mio braccio e tenermi ferma. Per quanto andremo avanti così?

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora