CAPITOLO 40

478 37 1
                                    

James

-Non credi sia ora di smetterla?- disse una voce alle mie spalle.

Mi voltai e vidi che era Jimmy che parlava.
Vicino a lui una hostess, soggiogata ovviamente cosicché non facesse domande pericolose, medicava una donna che aveva prestato la testa durante la caduta.
Diverse altre, stavano dando soccorso a diversi feriti.
Tra i "medici di bordo" improvvisati, la piú capace era sicuramente Hanna.
Era stata persino capace di cucire 30 punti di sutura ad un uomo senza il minimo di anestesia e, soprattutto, senza che lui si lamentasse.
Probabilmente sapersi medicare e guarire era un corso che si era obbligati a seguire tra le cacciatrici.
Un'arte estremamente utile.
La cacciatrice lavorava fianco a fianco con Clark che armeggiava di nascosto dai passeggeri con il suo anello dalle doti curative.

E anche se io non avevo bisogno di essere curato, ebbi bisogno di darmi una ripulita per sembrare meno terrorizzante.

-Hey, sto parlando con te- disse il licantropi tirandomi fuori dalla mia testa.
-Emh...
Di fare cosa se posso chiedere?- gli risposi.

Jimmy mi fece cenno di sedermi accanto a lui e io accettai l'invito.

-Fare finta che il problema non esista, non lo renderà inesistente- commentó.
-Come il fatto che per codardia, volevi abbandonare la squadra...-
-CODARDIA?!- urlai.
-E urlare non ti darà ragione- aggiunse.
Lo guardai.
Jimmy stava cambiando come tutti noi: questa missione ci stava levigando come fa il mare con i pezzetti di vetro che vi capitano dentro: li smussa, gli leviga gli angoli e li rende lisci, incapaci di ferirti in apparenza, ma se li calpesti, tagliano ancora.

-Da quando sei diventato saggio?- gli dissi accennando una risata.
-Non sono "SAGGIO"!- esclamó pronunciando quell'ultima parola con una tale stranezza tanto da farmi sembrare ancor più ridicola di quanto già non fosse, la mia stessa affermazione.
-Oh, sí che lo sei!- esclamai ridendo.
-No... - affermó rattristendosi all'improvviso.
-Conosco solo troppo bene cosa significa nascondere un mostro dentro di sé...-

Stroncò anche la mia di "felicità".
Anche Jimmy custodiva un segreto orribile come il mio ma era stato costretto a mostrarlo a tutti quella volta contro Zack, l'ex possessore della Pietra dei Soli.

-A proposito...
Non ti ho mai ringraziato per avermi fermato la prima volta che...-

-Che hai perso la testa?!- finí lui.
Stavo per ribadire, ma sfortunatamente aveva centrato in pieno il concetto.
-Sí- ammisi.
-Da quanto tempo te ne sei accorto che Lucifero é dentro di me?- gli chiesi.
-Tranquillo, non da molto.
Ci ho ragionato su, e alla fine ci sono arrivato.
Tu ovviamente non hai fatto molto per tenerlo nascosto.
Mi dispiace dirtelo, ma c'è una ragione se Lucifero ti ha scelto.
Tra noi sei probabilmente il candidato migliore come suo bozzolo oltre che come ponte verso Megan e la sua Pietra-

L'immagine di Lucifero che se ne stava comodo dentro di me pronto a squarciarmi e a spiccare il volo come una falena, non mi piaceva affatto.

-Vorrei che mi promettessi una cosa...- gli dissi.
-Ti ascolto!- annunciò lui.
-Se... Se io, o meglio lui, dovesse di nuovo fare qualcosa del genere, tu hai il compito di...-
-Ucciderti?- mi interruppe.
Io annuí.

-Lo faró, devo essere sincero con te.
E sai perché?- mi chiese.
-No- risposi.
-Perché morire, é quello che vorrei io ogni singola volta che quella parte di me prende il sopravvento-

-M-mi dispiace amico...- balbettai.
-Oh, non dispiacerti!
Anche se volessi, non potrei morire comunque.
Ho delle responsabilità io!
Sono un Principe!- disse sorridente e fiero di sé.

Eccolo il vero Jimmy: quello un pó scalmanato e folle che sa scaldare il cuore, anche un cuore fermo ormai da cento anni circa.

-Mi riferivo al fatto che ti sei tenuto dentro tutto questo da tutta la vita!- confessai.
-Sta tranquillo, é un lato che ogni licantropo ha nel DNA!
Mi sono trovato capito nel mio branco...
L'unico lato negativo é che io provengo da una stirpe reale, e... più forte un licantropo é, più l'essenza primordiale dentro di lui si fa altrettanto forte!
É naturale per uno come me, ho imparato a conviverci, a controllarlo!- rispose.

Fu allora che mi venne un colpo di genio.

-E se...
E se TU mi insegnassi a controllarlo?!- esclamai.
-Posso provarci- rispose ma non se sembrava cosí entusiasta.
-Ma, Lucifero non é un demone come gli altri é IL demone!- continuó.
-Lo so! Ma tu puoi aiutarmi!
Lo so che puoi! Sei stato già capace una volta di calmarmi, perché non farlo ancora?!-
-Va bene, ma ricorda...
Se le cose dovessero mettersi male, se tu metterai a repentaglio ancora la vita dei nostri amici, allora ti ucciderò!-

Una scintilla si accese nei suoi occhi nell'annunciare la mia morte.
Ma dopotutto era una mia richiesta.

-Sono d'accordo- concordai.

In quel momento uscí dalla sala pilota Troy che somigliava parecchio a un fazzoletto usato.
-James dovresti venire a vedere!- mi disse.
Senza fare domande mi alzai dal sedile e lo seguí.

"Che cos'altro é successo?!" pensavo.

Troy spalancó le porte e l'immagine che mi trovai davanti mi sconvolse.
Megan si era strappata un pezzo della sua camicetta e la stava usando per ripulire la pozza di sangue putrida e ormai maleodorante.
-L'ho trovata cosí quando sono tornato a disattivare il pilota automatico per atterrare!
Ho cercato di avvicinarmi e di aiutarla ma mi ha scagliato contro una palla di fuoco!- esclamó.

Non l'avevo notato ma i suoi pantaloni erano piuttosto bruciacchiati.
-Okay amico, va da Clark e fatti curare. Qui ci penso io!- dissi allontanandolo dalla scena.

Megan non aveva notato neanche la mia entrata: continuava e continuava a strofinare come in preda alla pazzia, per cancellare ogni traccia, ogni molecola di quel liquido.

-Cosa stai facendo?- le chiesi.

Niente. Non mi rivolgeva neanche uno sguardo.
Le sue mani erano sporche di sangue, del resto come tutto il suo corpo che era completamente colorato di un rosso scuro, ormai seccato su di lei.

-Megan, fermati adesso!- esclamai.

Ad un nuovo rifiuto mi resi conto che c'era qualcosa che non quadrava.
Mi abbassai per farmi sentire meglio è per farle percepire la mia presenza in qualche modo.

Ma trovai un'altra risposta.
Conoscevo bene quell'espressione assente e sofferente allo stesso tempo.
Era stato io stesso a causarla infinite volte: era soggiogata.
-ERIC!- esclamai.
-Ti sta controllando!-
Megan continuava a strofinare quel dannato tappeto come se fosse la sua unica ragione di vita!

Gli strappai lo straccio di mano ma lei rispose ghiacciandomi un braccio.
Soffocai un urlo.
Non avrei mai pensato che il ghiaccio potesse bruciare come il fuoco!

-Devo finire da SOLA!-

-Megan smettila!- urlai prendendole il viso tra le dita.
-Sei libera dall'influenza di Eric!- esclamai con rabbia.
-Ora farai una doccia calda con me e ti toglierai questo schifo di dosso!-
Non volevo che fosse un ordine, ma infusi un pó del mio controllo mentale in quelle parole, perciò Megan non protestó.

-Andiamo- dissi facendola alzare e stringendola a me.
Aveva perso il suo buon odore e la morbidezza dei suoi capelli era svanita: ora odorava di marcio e i suoi capelli erano appiccicati l'uno all'altro e si erano induriti a causa del sangue.
Ma non era per questo che volevo stare sotto un getto d'acqua calda con lei: volevo che si lavesse via anche il ricordo di quelle ultime ore, assieme al mio aspetto da stupido
pipistrello-mostro e la voce di Eric dalla testa.

La portai via.
Mentre passavamo lungo il corridoio dell'aereo gli occhi di tutti erano puntati su di noi, compresi quelli di Eric.

"Guardati alle spalle" pensai minacciandolo.

A giudicare dal suo sguardo arrabbiato, mio fratello aveva recepito il concetto.

La guerra era di nuovo aperta!

LOST WINGS: Nel Regno Dei MortiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora