CAPITOLO 27

521 43 1
                                    

Megan

Non chiusi occhio quella notte; forse perché le tavole da surf non erano un gran ché comode o forse perché l'idea di riconsegnare a mio padre le anime di Jimmy e Eric mi terrorizzava.
Non ne parlai con nessuno, nemmeno con James o Hanna.

"Questa é una cosa che non si puó evitare" aveva detto Lydia.
Le sue parole mi ronzarono in testa tutta la notte.

Il risultato fu che passai la notte a fissare il soffitto della roulotte tormentata da pensieri inquietanti.

Eric, James e Roland non c'erano nemmeno: erano andati a caccia.
Di cosa?
Non lo voglio sapere.

Jimmy mi regaló un concerto privato russando fino a farmi far male le orecchie. Hanna dormiva accanto a lui con la testa adagiata sul suo gracile petto. Jimmy anche se era il Principe del suo branco, era il più esile di tutti: nessuno avrebbe mai sospettato che in lui si nascondesse un killer.

Mi chiesi se Hanna non sentisse tutto più amplificato visto che era sdraiata praticamente su di lui.
Al contrario di Hanna che dormiva beatamente tra le braccia del suo Principe licantropo, Troy si girava e si rigirava sulla sua tavola da surf nel tentativo di allontanarsi il più possibile da quegli animaleschi versi che il naso e la bocca di Jimmy emettevano.

Lydia era rimasta a dormire sulla spiaggia vicino al fuoco.
Suppongo che avesse bisogno di riprendersi dalla serata piena di confessioni e rivelazioni in un posto caldo.

Quando il russare di Jimmy diventó piú che insopportabile, le opzioni erano diventate due: soffocarlo nel sonno o uscire e prendere un boccata d'aria.
Optai per la seconda, seppur tentata.

Quando uscí il sole stava per sorgere.
L'alba sul mare era uno spettacolo mozzafiato: il cielo si era colorato di rosa e arancio, e l'Oceano era calmo e sfiorava la spiaggia come per baciarla; l'aria era tiepida, e portava con sé il sale marino che si pogiava sulla pelle di chiunque osservasse la sua magnificenza quasi per regargli un suo ricordo.

Mentre mi godevo lo spettacolo, vidi una figura sulla rupe dove avevamo lasciato la "nostra" limousine.

Salí le scale di roccia e tornai da dove tutto era iniziato il giorno prima.

L'auto era già carica dei nostri bagagli e sul tettuccio - sicuramente Troy- aveva legato delle nuove e formidabili tavole da surf.
"Un regalo di Lydia" pensai.

Mi lasciai la vettura alle spalle e mi incamminai verso la punta estrema della rupe.

James si ergeva come una statua di un qualche Dio greco in un tempio dell'antica Grecia.
Ma era addirittura più bello e perfetto di una statua.
Aveva stranamente le ali spiegate e gli occhi gonfi di pianto.

Mi avvicinai a lui e lo vidi fissare oltre l'Oceano.
Stavo per chiedergli cosa ci facesse in quel posto ma potevo ben capirlo guardando il panorama dall'alto.

"I suoi vestiti sono pieni di sangue" pensai.
"Perché é sempre sporco di sangue?!"
Scacciai subito le preoccupazioni, altrimenti avrei dato di matto pensando cosa o chi avesse ucciso ora.
Finché non mi accorsi che il sangue era il suo e proveniva dalle ali.

-James ma cos...- mi fermai accarezzandogliele.

Non erano affatto simili alle mie: erano sottili ma forti, senza piume, come quelle di un pipistrello.
Ovviamente non ne avevo mai visto uno da vicino, ma dopo qualche documentario a scuola col professore di biologia, avevo un'idea piuttosto chiara sulle loro ali, e quelle di James gli somigliavano parecchio.

Il sangue non scorreva più.

-Ricrescono- disse soltanto il vampiro.

James aveva tentato di strapparsi le ali, ma quelle erano ricresciute subito.
La maledizione non si poteva spezzare finché Lucifero sarebbe stato in vita, ed essendo immortale, James avrebbe imparato a convivere con quel fardello.
-Ti fai solo del male cosí.
Pensavo che fossi andato a caccia con tuo padre ed Eric.- dissi abbracciandolo.
James scosse la testa.

Il sole intanto stava innalzandosi sempre di piú.

-Andiamo, ti dò una ripulita-
Lo presi per mano: freddo come al solito.
Ma James non si mosse di un passo soltanto.

-Megan- disse serio.

-Che cosa c'è?- domandai.

-Da quando Lucifero mi ha fatto questo... io a volte... sento delle voci, vedo delle cose-
-Non belle- precisó.
-É-é normale? Insomma per quelli come noi?-

"No, non lo é affatto" pensai.
"Dovrei dirglielo?"

James aveva un' espressione preoccupata e stava cercando una ancora di salvezza, un punto fermo, e credeva che quello fossi io.
Doveva credere in qualcosa, non potevo avvilirlo ancora di piú.
Perció... mentí.

-Sí, assolutamente- risposi fingendo un sorriso.

James si rasserenó e andammó insieme alla roulotte.
Una volta essermi disfatta di quegli indumenti inzuppati del suo sangue, arrivarono Eric e Roland.
Eric sveglió con l'aiuto del fratello il resto del gruppo tra cui quel lupo in letargo conosciuto con il nome di Jimmy.

Lydia si era appena svegliata ma era perfetta in ogni singolo dettagli
-pensare che aveva dormito in spiaggia-
Sembrava uscita da una pubblicità di dentifrici dato il candore bianco che emanava... al contrario di me che, distrutta com'ero, sembravo uscita da un film dell'orrore.

Roland aveva custodito la mappa che Lydia ci aveva donato e allora me la consegnò.

Per poterla distendere sul tavolo della roulotte dovetti prima spostare alcune conchiglie e sassi raccolti da Lydia probabilmente nei suoi diversi viaggi.

La srotolai e la mappa era soltanto un pezzo straccio di carta: nessuna scritta, traccia o il minimo indizio.

-Devi chiederle cosa vuoi che ti mostri- mi disse l'erede.
"Okay" pensai liberandomi in un sospiro.

-Mostrami le Pietre degli Angeli Caduti- dissi alla mappa nella maniera più solenne possibile.

Aspettammo e fissammo la mappa ma continuó a restare un pezzo di carta logoro.

-Non succede niente!- esclamó il licantropo ancora sonnolento.
-Lo vediamo tutti che non succede niente Jimmy!- sboccó Hanna.
-Mi avete svegliato per niente!- si lamentó il licantropo guardando con occhio accusatorio i due fratelli vampiri.
-Io torno sulla mia tavola da surf a dormire!- continuó Jimmy.
-Non osare!- lo rimproveró la ragazza.
Jimmy non era così stupido da sfidarla e allora rimase in silenzio.

-Ci sono!- esclamó Lydia.
-Riformula la tua richiesta con parole diverse, magari la mappa non ha semplicemente afferrato il concetto!- propose.

"Tanto vale provare" pensai.

-Mostrami le Pietre dei Vigilanti...- le ordinai, ma piú che un ordine sembrava un consiglio gentile quello che le diedi, perché nella mia voce era tastabile la tensione.

Improvvisamente sulla mappa, espandendosi come macchie di caffè, comparvero delle immagini: località.

-Eccole!- esclamó Roland.
-Ma sono solo tre!- notó Eric.
-Queste sono quelle che abbiamo già recuperato- ragionai indicando un bagliore rosso e uno blu sulla mappa.
-La Pietra del Destino e la Pietra dei Desideri- continuai.
La mappa indicava soltanto un altro punto illuminato di un giallo accecante.
-Qui dice: Denver, Colorado- annunciai al gruppo mettendomi le mani davanti agli occhi per non perdere la vista.
-Questa non può che essere la Pietra dei Soli!- esclamó Lydia ad occhi socchiusi.
La luce si affievolì pian piano e potremmo riaprire completamente gli occhi.
-Apparteneva all'angelo Ermes- aggiunse l'erede.

-Non so di preciso che potere abbia né chi la possiede ora, ma... state attenti- ci suggerí.

Un suggerimento che accolsi volentieri.

-Bene!- esclamó Roland.
-Non ci resta che andare a cercarla!-

Annuimmo.
-Troy...- cominciai.
-Sí, sí ho capito. Non ci vorrà poco per arrivare. Dobbiamo partire subito, il Colorado ci aspetta!-

Il gruppo salutó Lydia, sempre piú convinta di non voler condividere la stessa sorte dei Vigilanti.
Gli sportelli si chiusero in un clop e le ruote cominciarono a ruotare alzando una nube di polvere, attraverso la quale, come se fosse nebbia, si intravedeva Lydia che ci salutava con un gesto della mano.



LOST WINGS: Nel Regno Dei MortiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora