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Hope

"Sabato, sette e trenta al Morgan".

Questo era stato il messaggio che Miguel mi aveva mandato quel giovedì. Non si era preoccupato nemmeno di chiedermi se per me andasse bene o se dovesse venirmi a prendere. Il che non mi sorprese molto conoscendo il tipo ma come futuro padre non era, particolarmente, a suo favore.

Alla fine, infatti, anche se molto combattuta, mi ero decisa a dirgli del bambino. Non ero molto convinta, soprattutto per il modo in cui mi aveva trattata però, quale altra scelta avevo? Christopher non voleva saperne nulla di me, nonostante fossi quasi certa che il padre fosse lui, e mio padre, dal canto suo, avrebbe sicuramente voluto sapere chi fosse lo "sconsiderato" che mi aveva messa incinta.

Come se non bastasse lo sforzo che stavo facendo, l'idea di andare in un locale affollato a parlare di fatti privati non mi allettava molto ma non volevo che Miguel si rifiutasse di vedermi. Ci avevo messo molto a convincerlo, anche se una parte di me aveva sperato fino alle sette e ventinove che Christopher mi chiamasse e mi perdonasse una volta per tutte.

In tutto questo l'ansia per ciò che dovevo confessare a Miguel, disgraziatamente, mi aveva impedito di trovare un nuovo ragazzo a Isabel che, contenta per la vittoria, si stava preparando per la grande serata.

<<Quindi dove andate?>> chiesi svogliata mentre mi trovavo sdraiata sul suo letto.
<<Non lo so, mi passa a prendere lui>> alzò le spalle tutta eccitata, mentre sceglieva che cosa indossare, <<che cosa ne dici?>>.
<<Carino... Ti accompagna lui, così non potrai scappare...>> commentai ironicamente.
<<La smetti di essere così negativa?! Voglio solo divertirmi un po'>> sbuffò innocente la mia amica, <<Miguel invece dove ti porta?>>.
<<Da nessuna parte, mi ha detto che ci vediamo al Morgan>> alzai gli occhi al cielo. Il fatto che non mi passasse neanche a prendere mi dava proprio in testa.
<<Che maleducato! Fossi in te io non gli direi niente, è solo un idiota>>. Non potevo darle torto. Soprattutto perché lei non sapeva tutta la storia, ovvero che non avessi la certezza che Miguel fosse il padre, però, come cercavo di convincermi da alcuni giorni, non avevo altra scelta.
<<Vedrò come si comporta>> conclusi alzandomi finalmente dal letto, <<ora vado, devo prendere un taxi e, stranamente, non voglio arrivare tardi>>.
<<Lo sai che prendere un taxi a quest'ora è pressappoco impossibile? Arriverai certamente in ritardo>> mi fece notare la mora.
<<Allora meglio che mi muova>>.
<<Sicura che non vuoi un passaggio?>>.
<<Tranquilla, non ce n'è bisogno>> le sorrisi leggermente cercando di rassicurarla, <<piuttosto fai attenzione e non bere niente offerto da lui>> mi raccomandai.
<<Sì mamma!>> si burlò di me dandomi un bacio sulla guancia.
<<E non fare tardi altrimenti ti vengo a cercare>> sorrisi divertita, ma non troppo. Se fosse tornata oltre le tre del mattino sarei andata davvero a cercarla.
<<Ciao Hope!>> mi cacciò di casa, sbuffando sonoramente, mentre io me la ridevo.

**

Alle sette e quaranta, come c'era da aspettarsi ero ancora seduta sui sedili posteriori del taxi. Senza dubbio, in ritardo.

<<Eccoci signorina>> esclamò voltandosi verso di me il taxista.
<<In ritardo ovviamente>> commentai acida, <<ecco a lei, buona serata>> sbuffai scendendo dall'auto.

Da fuori si poteva notare che il locale era strapieno e la mia voglia di entrare era, già, totalmente sotto i piedi. Miguel, da buon cavaliere qual era, mi aveva mandato un messaggio con scritto che mi avrebbe aspettato dentro perché <<fuori si stava annoiando>>, parole sue.

Nonostante Tutto Io Ci SonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora