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Hope

Stavo distrattamente spadellando nell'enorme e poco frequentata cucina di casa mia, intenta a preparare la colazione, quando dalla porta entrò Berta ancora leggermente assonnata.

<<S-signorina? Che cosa ci fa già sveglia? Se voleva la colazione bastava che mi chiamasse>> esclamò spalancando gli occhi confusa dal vedermi in piedi così presto e ai fornelli.

La verità era che non riuscivo a dormire. Ormai il peso della pancia mi rendeva difficile pure dormire la notte oltre ad essere riprese le nausee mattutine. Non tutti i giorni ovvio ma erano riprese.

Diciamo che non avendo trovato di meglio da fare e siccome non c'era nessuno sveglio per impedirmi di stare in cucina, ne avevo approfittato per fare un po' di praticata. Non per vantarmi ma ero diventata abbastanza brava. Non ero uno chef esperto ma sarei senza dubbio sopravvissuta ad una vita senza domestici.

<<Mi sono svegliata presto, non era il caso che ti svegliassi. E poi sto diventando brava in cucina>> le sorrisi versando del caffè in una tazza e porgendogliela. Berta mi fissò un po' riluttante. Ovviamente non si aspettava nulla di simile essendo una domestica, ma non c'era nulla di male nell'offrirle del caffè.

<<Se lo fa qualche volta posso anche accettarlo ma non mi rubi il lavoro>> mi guardò in sottecchi accettando la tazza e bevendone un sorso, <<comunque, grazie>> sorrise leggermente cercando di tenere la maschera da dura che si era creata con gli anni. Ricordavo vagamente quando fosse venuta a lavorare da noi. Ero molto piccola e lei non era così fredda e distaccata. Pensavo addirittura che mi volesse bene. Forse era per la sua posizione di domestica che aveva smesso di volermene. Lei lavorava per mio padre, io ero solo una degli inquilini della casa. Ovvero non contavo nulla.

<<Non temere Berta, non mi permetterei mai>> sorrisi contenta finendo di consumare la mia colazione in silenzio. Berta intanto si era messa già al lavoro per preparare la colazione a mio padre che a breve si sarebbe alzato. Era sabato e, strano ma vero, sarebbe rimasto a casa. Non che mi importasse, forse un tempo ne sarei stata felice ma adesso. Dopo tutto quello che era successo non lo vedevo più come prima.

<<A che ora esce con il signor Gabriel?>> domandò ad un tratto distogliendomi dai miei pensieri deprimenti.

<<Per le nove...>> dissi distrattamente alzando lo sguardo verso l'orologio della cucina, <<a proposito meglio che vada a prepararmi>> posai il piatto sporco di cioccolato fuso, in cui avevo immerso i pancakes, nella lavastoviglie e, sorprendentemente Berta non disse nulla per impedirmelo.

<<È felice vero?>> domandò invece ad un tratto facendosi seria.

<<Perché non dovrei esserlo?>> rigirai la domanda forzando un sorriso a testa bassa.

<<Suo padre dice che il signor Gabriel sia un buon partito>> disse forse cercando di convincere anche se stesse delle sue parole.

<<Però il cuore non guarda la convenienza...>> commentai tristemente alzando gli occhi al cielo per trattenere delle lacrime di cui neppure riuscivo a capirne il senso.

<<Suo padre dice che sia la cosa migliore per tutti...>> ribadì con lo stesso tono. Sembrava quasi che volesse giustificare il pessimo comportamento di mio padre, come se addorittura lei si sentisse in colpa.

<<Ed io lo accetto, come ho sempre fatto...>> forzai un sorriso ma mi uscì una smorfia. <<Vado a cambiarmi, a dopo Berta...>> la salutai mandando giù un groppo senza guardarla. Un contatto visivo con chiunque mi avrebbe provocato un pianto a dirotto che difficilmente sarei riuscita a fermare.

Nonostante Tutto Io Ci SonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora