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Hope

Arriva per tutti nella vita il momento in cui devi decidere che cosa fare. Che cosa vuoi veramente. Non importa se non ti senti pronto o se non sai come agire. Devi scegliere. E non importa neanche se sbagli. La vita è piena di possibilità che sì o possibilità che non si realizzi una determinata cosa. Bisogna buttarsi.

Così mi sentivo in quel momento. Con Christopher inginocchiato di fronte a me che attendeva una risposta che non ero convinta di avere per certo. Gli occhiali gli ricadevano dolcemente sul naso, dandogli un'aria innocente e, ad essere sincera, anche tenera. Come se da quel ragazzo non ci potesse aspettare altro che la verità.

Una parte di me avrebbe voluto urlargli in faccia che fosse troppo tardi, che aveva perso la sua opportunità ma, in fondo, che cosa ci avrei guadagnato? Che senso avrebbe avuto mentirmi? Perché avrebbe voluto condannarsi l'esistenza se non voleva davvero prendersi cura del bambino?

Lo fissai per infiniti secondi e lui, da parte sua, non tentò neanche una volta di distogliere lo sguardo. Forse per mostrarsi sicuro nelle sue decisioni, ma non si rendeva conto che per me erano bastate quelle parole.

Sin dal primo giorno che l'avevo visto avevo subito capito che genere di persona fosse. Sembrava timido e impacciato ma era molto più sicuro e convinto di molti ragazzi che avevo conosciuto.

Lui era diverso e forse fu per quello che, nonostante ciò che aveva detto su di me, mi ritrovai ad annuire piano in risposta alla sua domanda.

Chris mi sorrise di rimando. Un sorriso sincero come se sperasse dentro di sé che io gli dicessi di sì. E così mi ritrovai a sorridergli anch'io, perdendomi in quegli occhi, tanto comuni quanto profondi e rassicuranti.

<<Quindi mi perdoni?>> volle precisare inclinando la testa con fare fanciullesco.
<<Sei sulla buona strada>> gli sorrisi divertita scoppiando subito dopo a ridere per la sua espressione.
<<Cercherò di non prendermi più allora>> mi fece l'occhiolino alzandosi da terra e cominciando a guardarsi in giro, <<Sai... Ero convinto che le ragazze fossero più ordinate dei ragazzi>> constatò cambiando discorso.
<<Sì, la maggior parte del genere femminile lo è, almeno credo, io sono l'eccezione!>> esclamai facendo una smorfia strana notando la situazione in cui riversava la mia camera: c'erano vestiti ovunque.

<<Economia del diritto>> lesse la copertina del libro che avevo sul tavolo, dopo averlo preso in mano.
<<Sì... In teoria dovrei studiare quello più altri due libri per l'esame del prossimo mese>>.
<<E a che punto sei?>> domandò con sguardo indagatore.
<<Devo ancora comprare gli altri due>> mi scappò una risata nervosa.

Non avrei mai superato quell'esame, anche se avessi studiato notte e giorno.

<<Sei molto indietro con gli esami?>> chiese lui serio appoggiandosi alla scrivania.
<<Non molto... Forse un po'. Diciamo che fino ad ora mi sono accontentata di poco>> sospirai facendo un pausa, <<non mi interessa poi molto ciò che studio>>.
<<E perché lo fai?>>. A quella domanda sorrisi amaramente.

Come se non fosse ovvio.

<<Ti dirò solo due parole: Alfred Reeves>> sbuffai sonoramente lasciandomi cadere a peso morto sul letto e mettendomi a fissare il soffitto.
<<È così severo da obbligarti a seguire le sue orme?>> lo sentii avvicinarsi al letto e fermarsi a pochi centimetri.
<<Diciamo che non ho mai avuto chiaro che lavoro volessi fare o anche solo chi volessi essere, così mi sono accontentata>> voltai il capo verso lui lui, immobile accanto al letto, <<guarda che puoi sederti>> sorrisi leggermente, avendolo colto in fallo.

Nonostante Tutto Io Ci SonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora