17.-'Do I Bother You?'-

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Levi sbuffò per la centesima volta, la moglie non si preoccupava minimamente di rispondere ed ormai poteva anche arrendersi e tornarsene a casa.
Era già fradicio, cosa cambiava restarsene sotto la pioggia o in macchina?

Fece per incamminarsi quando qualcosa lo riparò, il professore alzò la testa notando un ombrello rosso invadergli la visuale.
Si voltò riconoscendo Eren che, gli porgeva l'ombrello.

-Lo usi, mi faccio venire a prendere.- Disse il ragazzo senza accennare un sorriso.

L'uomo schiuse le labbra stupito di ritrovarsi difronte il giovane, che nonostante la sua tristezza, si era offerto di aiutare il corvino.
Poteva abbandonarlo sotto l'acqua e tornarsene a casa per conto proprio.

Levi afferrò l'ombrello appoggiando la propria mano, congelata dal freddo, sopra quella del castano. Quest'ultimo arrossì percependo le morbide dita del più grande sul suo dorso.

Spostò la mano il più in fretta possibile, non aspettò un 'grazie' da parte del professore, che difficilmente sarebbe arrivato e fece per tornare dentro la scuola.

-Jaeger.- Lo chiamò il corvino bloccando il castano di spalle.

-Si?-

-Non serve... arrivato a casa ti restituisco l'ombrello e... e potrai tornare a casa tua.- Propose il corvino abbassando lo sguardo.

Eren alzò le spalle avvicinandosi al professore.

-Come vuole.- Mormorò incamminandosi.

Dovette abbassarsi al livello del più grande, data la differenza di altezza e chi teneva in mano l'ombrello.
S'incamminarono silenziosamente verso casa del più basso, non era lontana da quella del ragazzo.

La strada era praticamente la stessa, ma il corvino viveva due isolati più avanti.

-Grazie.- Sussurrò l'uomo distogliendo lo sguardo dalla strada difronte.

-Prego.- Ribatté distrattamente il castano.

La tensione cominciava ad aumentare, il giovane monitorava i comportamenti dell'uomo e scrutava il cellulare. Voleva constatare se lo sconosciuto avesse visto la foto, così era.

'Che posso scrivergli?'

Levi gettò una rapida occhiata a ciò che il ragazzo stava facendo, si spaventò notandolo scrivere su WhatsApp.
Pensò velocemente a cosa fare per distrarlo. Non doveva spedire il messaggio o avrebbe fatto squillare il proprio.

-Jaeger...- Lo chiamò mordendosi il labbro inferiore. -Come ti senti?-

-Bene.- Rispose monosillabo il ragazzo.

Levi annuì, il castano era diventato d'improvviso freddo e distaccato.
Non gli piaceva.

-Cosa ti ho fatto?- Pose la domanda più stupida, ma almeno avrebbe distratto il giovane dal cellulare.

-Perché, t'interessa? Sei sicuro di essere dalla parte del giusto, sempre, per cui continua così. Fregatene di come mi possa sentire, tanto il 'gigante' Levi è perfetto così com'è.- Rispose senza dare del 'lei' e nemmeno importarsene di come l'aveva trattato.

-Non ti facevo così sfacciato.-

-Io?!- Sbottò il castano. -Io sarei sfacciato? Non so chi ti mette in testa queste cose, ma è nel torto. Se c'è qualcuno di sfacciato, quello sei tu!- Ribatté stanco di sentirsi insultato.

Fuori da scuola, sia Levi che Eren, erano semplici persone. Poteva non portare il rispetto che richiedeva a scuola.

-Ti do fastidio?- Domandò il più piccolo dopo qualche attimo di silenzio.

-Non mi dai 'fastidio'.- Rispose malinconico l'uomo. -Eren... la scorsa notte ti ho visto svenire davanti a me. Eri bianco come un lenzuolo, avevi bevuto troppo e nemmeno i tuoi amici erano da meno. Odio come voi ragazzi vi facciate del male, credendovi grandi. Tutto ciò vi porta lentamente alla distruzione.-

Il giovane tentò di ribattere, ma la voce gli morì in gola.
L'uomo l'aveva chiamato per nome, gli parlava dolcemente, teneva a lui e l'aveva riportato a casa.

-Ma... Ma sei tu che cominci... tu mi provochi, se io sono andato a bere è colpa tua... mi hai insultato deliberatamente davanti alla classe...- Eren cominciò a piangere silenziosamente cercando parole per mettere insieme una frase. -Non ne hai idea di cosa significhi sentirmi umiliato... deriso, ferito... nessuno mi aveva mai trattato così e... e avrei voluto prendere te a pugni... non Erwin o un muro del bagno!-

Levi guardò sconcertato il giovane. Le lacrime scendevano dagli occhi verdi del più piccolo, era arrabbiato e triste, ed era colpa del professore.
Quest'ultimo si fermò in mezzo al marciapiede trattenendo il ragazzo.

-Siamo arrivati.- Disse il corvino.

Eren annuì mentre l'uomo gli passava l'ombrello.

-Stai piangendo?- Gli chiese il più grande dispiaciuto.

-È pioggia.- Sminuì il castano.

-Dei tuoi occhi.- Lo corresse il corvino appoggiando entrambe le mani sulle guance del più piccolo.

Asciugò le lacrime del ragazzo chiedendogli scusa.
Eren arrossì sfiorando con una delle due mani quelle pallide del professore.

-Jaeger... ho sbagliato.- Confessò abbassando lo sguardo verso terra.

Eren fece cenno di 'no' col capo, sollevando con due dita il mento dell'uomo.

-Sbagliare è umano.- Gli sorrise il ragazzo.

I due si salutarono leggermente arrossiti, poco prima di entrare in casa Levi fermò il giovane.

-Hai visto Bodt?-

Eren negò, in effetti quel giorno a scuola non era andato. Forse stava male.
Il professore annuì poco convinto.

-Grazie per ieri notte.- Sorrise il castano addolcendo il cuore dell'uomo.

-A te, piccolo.- Rispose entrando in casa.

'Quei due continuano a parlarsi?! Ora dovrò dire allo sconosciuto di non far leggere i nostri messaggi a Levi.' Pensò il ragazzo incamminandosi verso casa. 'E se il professore avesse visto la foto mia e di Mikasa?!'




//Non ho la luce in casa😂\\

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