19.-Funeral-

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Ritrovarsi nel villaggio di Marco era davvero strano, un paesino piccolo sulle montagne immerso nella natura, era incantevole.
Un posto dove di certo vai per rilassarti e non per piangere una persona.

La ragione per cui quel giorno la classe di Eren non era andata a scuola, era il funerale del loro compagno.

La mattina il sole splendeva e c'erano volute ore prima di arrivare, il gruppo era andato in treno e persino Armin era con loro.
I due amici si salutarono tristemente, il biondo era stato contattato dal fidanzato di Marco.

Nonostante il più piccolo non conoscesse il corvino, gli dispiaceva per il ragazzo che vagava nei suoi pensieri. Jean era stato gentile con Armin, quel giorno al bar, così si sentì in dovere di partecipare.

Eren stringeva l'amico in un abbraccio mentre seguivano il corteo, tutti i presenti piangevano.
I genitori di Marco erano davanti insieme ai fratellini più piccoli, devastati.

La perdita del figlio era stata improvvisa.
Non tutti sapevano cosa fosse successo, Eren per primo.
Il corvino era stato visto in discoteca insieme al fidanzato ma dopo quella sera si erano perse le tracce.

Il castano non sapeva dove fosse il compagno, viveva vicino a lui ma non era andato a controllare come si sentisse e se stesse bene.
Il senso di colpa cominciò a farsi spazio dentro Eren, il quale piangeva trattenendo i singhiozzi.

Il decesso di Marco era dovuto all'assunzione di droga, a quella di alcolici e di fumo, che lentamente avevano bruciato gli organi principali.
Era stato male, così non era andato a scuola, ma nessuno era con lui in quei giorni e da solo non era riuscito ad ingerire medicinali o chiamare aiuto.

Eren, la sera della tragedia, era ubriaco fradicio e non aveva notato i danni che avrebbe portato tutto ciò.
Ora il gruppo di amici poteva constatarlo, la perdita di uno di loro era straziante, ma sapevano sarebbe potuto succedere.




Raggiunto il cimitero i presenti fecero un ultimo saluto a Marco.
Jean gli parlava in lacrime, era il suo migliore amico, il suo fidanzato ed era il primo a tormentarsi per essere stato così negligente.

La notizia aveva lasciato tutti di sorpresa, così lo stesso fidanzato si era mobilitato per autorizzare la classe a non partecipare alle lezioni.

I professori non conoscevano la vera motivazione, solo il preside, per cui nessuno era presente al funerale.

Uscirono dal cimitero disperdendosi. Eren voleva restarsene con Armin, il quale non conosceva nessuno degli amici del castano.
Stare con Jean era escluso, per cui seguì il più alto dentro un piccolo locale.

-Questo posto è davvero bello. È un paese niente male, non credevo di metterci piede la prima volta per un funerale.- Confessò Eren con gli occhi arrossati dal pianto.

Il biondo annuì non sapendo come tranquillizzare l'amico.

-Sono felice che tu sia qui.- Ammise poi, il più piccolo era l'unica compagnia che avrebbe tollerato in quel momento.

-Mi è dispiaciuto molto, quando Jean me l'ha detto non me l'aspettavo. Ora che non sono più insieme, mi sento male. Stavano bene.-

-Ma a te piaceva...- Eren lasciò la frase a metà vedendo entrare il diretto interessato dalla porta.

-Lo so, ma era pur sempre il suo ragazzo, il suo migliore amico ed un suo compagno.- Sussurrò poco prima di sentire la mano di Jean appoggiarsi su una delle spalle, del biondo.

-Posso?- Chiese volendosi sedere con i due amici.

Eren annuì sorseggiando il tè. Il più alto si sedette accanto ad Armin, rosso in viso.

-E gli altri?- Domandò il castano non sapendo come intavolare un discorso.

-Vuoi davvero la loro compagnia?- Chiese Jean sapendo che il gruppo stava lentamente cadendo in malora.

Il castano fece cenno di no, bastavano quei due e sarebbe stato contento.

-Grazie per essere venuti.- Disse sorridendo ai due amici. -Avrei dovuto accorgermi di dove stavamo andando.-

-Tutti noi avremo dovuto accorgercene.- Corresse Eren alludendo a tutti tranne al più piccolo.

Jean annuì sospirando.

-La vita non si comanda. Prendiamo ciò che è successo come un avvertimento, altrimenti ci piangeremo addosso per sempre.- Continuò il castano afferrando una delle mani del più grande.

Quest'ultimo guardò negli occhi l'amico, non si erano mai accettati ma avrebbero potuto farlo per il bene di Marco e per aiutarsi.

-Capisco di senti, davvero. Ma Marco non vorrebbe vederti piangere, lui non ha risentimenti e se ha accettato di fare tutto quello che ha fatto gli andava bene.-

-Eren... lui l'ha fatto per sentirsi accettato da me, dal gruppo, ma da me soprattutto. Ho sopravvalutato la vita e quello che è successo mi fa sentire in colpa.- Jean ricominciò a piangere.

-Lui ne era convinto. Marco per te avrebbe fatto di tutto, lo sai, me lo disse che per lui eri importante. Era gentile, dolce e si preoccupava per tutti, ciò che lo 'diversificava' da noi era questo, ma è ciò che vi ha uniti. No? A prescindere dall'amore o dall'amicizia, voi andavate d'accordo. Non ti voleva far sentire in colpa, e non lo vuole tutt'ora. Jean la vita continua e lui è ancora con noi.- Concluse il ragazzo stringendo le mani del più alto.

I due giovani si guardarono in volto prima di sorridersi.

-Vivi la vita anche per lui.- Disse il castano lasciando andare le mani di Jean.

-Grazie Eren, e grazie anche a te, Armin.- Mormorò stringendo dolcemente il biondo rimasto in silenzio in quegli attimi.



Uscirono dal locale tornando alla stazione.
Gli amici li avevano avvisati che erano già tornati indietro, così non si preoccuparono di aspettarli.

Si sedettero vicini, Jean ed Armin uno affianco all'altro affaticati, mentre il castano scrutava il paesaggio.

Volse una piccola occhiata ai due, notando che si erano addormentati. Armin si era appoggiato alla spalla del più alto, mentre Jean con la testa su quella del più piccolo.

'Carini.' Pensò guardando sul cellulare.

-Oggi niente scuola? Batti la fiacca, piccolo!-


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