44.-Your Home-

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-Il solito bar. Incontriamoci lì, ora.- Scrisse il castano al 'gigante' prendendo le proprie cose ed uscendo di casa.

-Dieci minuti e ci sono.-

Eren aveva deciso di chiarire la situazione con il professore. Il messaggio di Jean l'aveva lasciato scosso, parlavano di 'qualcosa successo' tra Levi e Mikasa.

'Dovrà darmi una bella spiegazione.' Farfugliò entrando dentro il bar e sedendosi in un tavolo distante dalle altre persone.

Era passata l'ora di cena da un'ora, il ragazzo era riuscito a convincere la madre a farlo uscire di casa nonostante l'accaduto del giorno prima.

Il buio era calato ed il giovane ordinò una tazza di cioccolata calda. Aspettò pochi minuti percependo una mano posarsi sulla spalla del più piccolo e facendolo sobbalzare.

-Piccolo.- Lo salutò in un sussurro il corvino.

-Siediti.-

L'uomo ubbidì lasciandosi ricadere sulla sedia difronte ad Eren.

-Perché mi hai chiamato qui?- Chiese ordinando un tè nero.

-Cosa hai fatto con Mikasa?-

-Nulla. Cosa dovrei aver fatto?-

-Di cosa parlavate oggi a scuola? E cosa facevate così uniti?- Domandò addolorato mostrando la foto al più grande.

-Parlavamo di te.- Confessò scrutando il castano. -E... ed eravamo infuriati l'uno con l'altra.-

-Perché?-

Levi capì che quello era il momento di dire la verità su quella 'situazione' creatasi per sbaglio.

-Perché io non dovevo stare più con te. E lei non rispondeva alle mie domande.-

-Cosa dovevi sapere? Era così importante?- Continuò il ragazzo sempre più triste, anche se non conosceva la motivazione del proprio sentimento.

-Si, lo era. Anzi lo è, dato che ancora non mi ha risposto.- Annuì l'uomo. -Vedi... ieri al parco, sei stato male. Io volevo sapere cosa ti era successo, perché non eri a scuola e se fosse stata colpa mia.-

Eren schiuse le labbra strabuzzando gli occhi. Sfregò le proprie mani più e più volte, passandosi la lingua sulle labbra.

-Ecco... io non... non immaginavo fosse questo il motivo...- Borbottò dispiaciuto per la propria immaginazione sempre pronta a pensare alle situazioni più brutte.

La cameriera lasciò il tè al corvino allontanandosi immediatamente.

-Ho un problema ai polmoni. Non posso fumare... ed il solo respirare il fumo mi da fastidio.- Confessò passandosi una mano sulla fronte e lasciando trapelare un sospiro. -Però... Levi non me la sono presa con te... tu non potevi saperlo... e so che non l'hai fatto apposta. Ho sbagliato io a non dirtelo.-

Il corvino sgranò gli occhi stupito.
Era la motivazione che non si sarebbe aspettato di ricevere. In più non pensava che Mikasa, a conoscenza del problema del ragazzo, potesse insistere nel farlo fumare.

-Ti chiedo scusa, sul serio piccolo.- Mormorò appoggiando entrambe le mani sulla tazza da tè.

-Davvero... non è un problema. Mi dispiace per aver dubitato di te...- Sussurrò pentito e dandosi dell'idiota per la centesima volta.

Levi fece cenno di no afferrando i bordi della tazza e bevendo un sorso di tè.
Sentì una piccola risatina trapelare dalle labbra del giovane.

-Che ti prende?-

-Scusa ma... come diamine fai a bere?- Chiese portandosi una mano davanti alla bocca.

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