<<Non era una scusa; stava diventando tutto troppo complicato e io non ce la facevo più a reggere una situazione del genere.>>
Questa volta non sto mentendo, non è del tutto una bugia. Era davvero insostenibile doverci sempre nascondere e dover mentire a tutti. Non so nemmeno come riuscivamo a farlo così bene, tanto che nessuno si è mai accorto di quello che c'era fra noi. A volte però credo che le persone che ci circondavano non erano un granché intelligenti; infondo non è poi così difficile capire quando due persone si amano e non c'è solamente un normale rapporto fra "amici", come tutti ci definivano e come noi, talvolta, eravamo costretti a definirci.
<<Quindi il tuo ragionamento è stato "non ce la faccio più perciò scappo"? Pensavo ragionassi diversamente.>>
Lo guardo senza proferire parola. Non saprei minimamente come controbattere. Sono il tipo di persona che combatte per le cose a cui tiene, ma davvero non in quel contesto. Mettendo da parte la questione "bambino in arrivo", non sarebbe stato proprio nel mio stile. Non mi è mai piaciuto creare un dispiacere alle persone, soprattutto se queste sono sempre state buone e gentili con me.
<<E poi invece di sparire da un momento all'altro non avresti potuto semplicemente dirmi di finirla lì?>> Chiede avvicinandosi a me mentre i suoi occhi sembrano scrutare attentamente i miei.
<<Sì, certo. E poi con quale coraggio sarei dovuta tornare a casa tua a fare la babysitter a tua figlia? Justin ci saremmo visti tutti i fottuti giorni, ci saremmo fatti male entrambi.>>
Possibile che non capisca? Se ci fossimo lasciati sarebbe stato anche peggio. Come avrei fatto a dimenticarlo vedendolo tutti i giorni se non ci sono riuscita nemmeno andando in un'altra città? E poi Theo? Avrei dovuto per forza dirgli che era suo e sarebbe scoppiata l'apocalisse.
<<Non so te, ma a me ha fatto più male chiamare il tuo numero e sentire la vocina robotica dirmi che era inesistente, a me ha fatto più male quando Allison mi ha detto che non eri a casa e che i tuoi non avevano la più pallida idea di dove diavolo fossi. Non sapevo niente Jose, non sapevo nemmeno se fossi viva o morta. Hai idea di quanto mi abbia fatto male?>>
<<Lo so. Ma sei sempre stato tu il primo a dirmi che avrei dovuto mettere i miei sentimenti prima di quelli degli altri, giusto?>> E' una grandissima cazzata e ne sono assolutamente consapevole, non sono affatto scappata solamente per il mio bene. Ma cos'altro avrei potuto dirgli?
<<Avresti potuto almeno avvisarmi, magari ti avrei capita.>>
<<Scusa, ho sbagliato, ma non vedevo altra via di uscita.>>
Dopo quest'ultima mia frase tra di noi cala il silenzio e il rumore delle onde del mare, dei bambini urlanti che corrono per la spiaggia e dei surfisti, arrivano al mio orecchio come se fossero tutti suoni molto lontani, ovattati. Mi perdo poi a guardare il suo viso, e in parte anche il suo corpo. Noto solamente adesso che indossa una camicia leggermente sbottonata ed un costume di colore rosso. Dai primi bottoni della camicia, che sono sganciati, si può benissimo notare parte del suo petto, sul quale posso benissimo vedere un po' più inchiostro di quanto non ce ne fosse prima sulla sua pelle.
Probabilmente si è fatto qualche nuovo tatuaggio in questi anni; è un'altra delle sue fissazioni. Ama il fatto che qualcosa per lui importante si imprima sul suo corpo per sempre.
A me, prima di incontrare lui, non sono mai particolarmente piaciute queste cose, mi sono sempre domandata cosa diavolo ci trovassero di carino nel ricoprirsi il corpo di inchiostro. In realtà non mi sono mai neanche piaciuti i ragazzi troppo tatuati, mentre le mie amiche ne andavano pazze io li trovavo indifferenti. Anzi, forse ciò che pensavo è che davano loro un'aria decisamente da ragazzo cattivo, o qualcosa di simile: quanto mi sbagliavo.
Potremmo dire però che col tempo ho imparato ad apprezzarli, difatti a diciotto anni ho conosciuto Justin e..beh devo dire che dopotutto i suoi tatuaggi lo rendevano più sexy di quanto già non fosse.
A farmi tornare alla realtà è proprio quest'ultimo che con la sua voce interrompe i miei pensieri e fa si che i suoni che prima mi sembravano al quanto lontani ritornino al loro volume reale.
<<Per quanto resterai qua?>>
<<Credo per sempre...mi sono trasferita qua.>> Sospiro controllando con la coda dell'occhio che Theo sia ancora sotto l'ombrellone a giocare con Chloe.
<<Sei tornata a vivere con i tuoi?>>
<<No- dico tornando a guardarlo- ho preso una casa tutta per me e Theo non molto distante da qua.>>
<<E il tuo ragazzo non è venuto con te? Vi siete lasciati?>> Si può benissimo notare in queste ultime sue parole una nota di euforia e un pizzico anche di felicità, ma decido di lasciar stare e di non perdere molto tempo nel pensare a cosa queste sue emozioni possano voler dire. D'altra parte potrebbero benissimo essere solo delle mie sensazioni errate.
<<No, è qua anche lui.>>
Abbasso lo sguardo nel mentre pronuncio questa frase, ma un secondo dopo sono costretta ad alzarla di nuovo e a voltarmi dall'altra parte, precisamente verso mio figlio, il quale urla il nome del mio "fidanzato" e si alza in piedi correndo verso qualcosa, o meglio qualcuno. Immediatamente seguo con lo sguardo la sua traiettoria e con mia sorpresa vedo un Jason sorridente proprio davanti al retro di casa mia.
Prendo l'occasione per porre fine alla nostra conversazione, rifilandogli la scusa del "c'è il mio ragazzo, devo andare". Il suo sguardo sembra un po' cambiare e il suo tono di voce sembra essere un po' triste quando lo saluto e me ne vado verso il mio amico e Theo.
<<Hey.>> Sorrido guardando Jason mentre lui lascia un bacio sulla mia guancia.
<<Sono venuto a prendervi così possiamo andare a mangiare da qualche parte e poi dopo possiamo andare a casa nostra.>> Sorride anche lui esponendo i suoi programmi per la giornata.
Jason a volte è un tipo troppo organizzato. Non gli piacciono le cose fatte di fretta e soprattutto non sopporta gli imprevisti. Adora perciò avere la giornata prefissata, ovvero gli piace sapere cosa farà tutto il giorno. Poi però arrivo io e stravolgo tutti i suoi programmi. Sono piuttosto il contrario; non sono mai organizzata e sono molto ritardataria, ergo: provoco un sacco di imprevisti a tutti quelli che mi circondano e finisco per fare tutto di fretta e all'ultimo momento. Fortuna però che non sono sempre così, altrimenti sarebbe un bel guaio. Diciamo che sono organizzata solo quando ho voglia, ma ricordiamoci che spesso sono troppo pigra. E' un po' un controsenso in effetti.
<<Allora cosa aspettiamo? Io ho fame.>> Dico io. Quando ha detto di voler andare a mangiare da qualche parte nella mia testa si è aperta una mappa di tutti i ristoranti che amo presenti a Santa Monica.
<<Anche io ho fame.>> Dice Theo toccandosi la pancia e provocando la risata mia e di Jason.
<<Allora andiamo piccoletto.>> Dico prendendolo in braccio.
Salutiamo mia madre e proprio quest'ultima mi suggerisce di prendere le chiavi della sua auto, che una volta usava proprio la sottoscritta.
<<Vuoi che guidi io?>> Chiede Jason mentre usciamo da casa mia.
<<Nah, voglio vedere se mi riesce ancora guidare quest'auto.>> Sorrido premendo un pulsante posto sulle chiavi dell'auto che mi permette di sbloccare le portiere.
<<Allora andrò dietro con Theo.>>
Saliamo a bordo dell'auto e aggiusto prima tutti gli specchietti per poi allacciarmi la cintura. Infilo la chiave nella fessura apposita posta sotto il volante e sento il motore accendersi.
Dopo un bel po' di tempo mi ritrovo di nuovo alla guida.
Negli anni in cui sono stata a Seattle non ho mai guidato, non ha mai avuto una macchina mia da poter guidare; sia per il fatto che la mia disponibilità economica non era poi così alta e sia perché era veramente impossibile guidare in quella città. Sarei impazzita a guidare in mezzo a tutto quel traffico.
Mentre attraversiamo la città in cerca di un ristorante mi ritrovo ad immergermi di nuovo tra i miei pensieri iniziando a pensare a tutte le volte che avevo attraversato quelle strade in adolescenza. Mi mancava davvero tanto questo posto.
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STILL IN LOVE ||Justin Bieber
FanficJustin Bieber e Josephine Cooper: lui un uomo in carriera, sposato e padre di una bellissima bambina, lei una giovane donna ancora alle prese con i banchi di scuola. Cos'hanno in comune? Semplice, Josephine è la babysitter di sua figlia. Ma questo...