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CALVIN

Cavolo, la stavo baciando. E mi sono fermato, come un'emerito coglione.
Non l'ho fatto perchè ne avessi abbastanza, per carità. Ma mentre le sue labbra carnose si muovevano sulle mie, mi è venuta in mente Cecilia, i suoi polsi e le sue lacrime. Mi è sembrato di tradirla.

<Accidenti!> grido tirando un calcio alla sedia. L'ho lasciata andare via, e me ne sono pentito.
Una persona scomparsa o probabilmente morta, mi sta rovinando l'esistenza.

All'inizio baciavo Madison per cercare di dimenticare sua sorella, ma poi è iniziato a piacermi.

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Non sono mai stato un bambino molto estroverso e divertente, ma taciturno e definito "strano".
Nessuno mi ha mai preso in giro, nonostante le mie manie molto particolari. Collezionavo biglie colorate, e all'intervallo mi divertivo a giocarci. Mi sentivo più capito da dei pezzi di vetro che dai miei coetanei.

Potevo sembrare tranquillo, ma in realtà avevo una guerra dentro. Non riuscivo ad identificarmi come un bambino, ma come un essere vivente che respirava e si nutriva. Guardavo il mondo dall'interno del mio piccolo guscio: tutto ciò che succedeva, a me non capitava mai. Ero solo uno spettatore del mondo esterno, e non avevo mai pensato al mio futuro come qualcosa che sarebbe successo concretamente, ma ad un miraggio molto lontano.

Crescendo, la situazione è precipitata: all'età di 14 anni i miei genitori hanno iniziato a mandarmi dallo psicologo, cosa che mi innervosiva tantissimo. Io non ero un'esemplare da studiare o di cui capirne i pensieri.
A quelle stupide sedute la psicologa mi faceva parlare delle cose che provavo quando compivo azioni quotidiane. Ogni volta mi rifiutavo di parlare, e alla fine di due anni, i miei decisero di ritirarmi dal corso, perchè lo consideravano inutile.

Ma poi, a 17 anni, ho conosciuto lei. Il mio raggio di sole. L'unica speranza di salvare la mia vita.

Cecilia.

La prima volta che la vidi, aveva la valigia nella mano destra, con lo sguardo sperduto e una cartina nell'altra mano. Mi venne da ridere perchè, andiamo, chi è che usa ancora la cartina? Oramai tutti usano Google Maps o cavolate del genere, ma fu proprio questo che mi attrasse di lei. Era diversa.

*Flasback di Calvin*

Mi avvicino alla ragazza con la cartina e con lo sguardo smarrito, con intenzione di aiutarla.

<Ti serve una mano?> chiedo timido.

Alza la testa dalla mappa e mi scruta con i suoi meravigliosi occhi azzurri. Sorride.

<Grazie, mi farebbe molto piacere> continua mentre il vento caldo tipico della Florida le scompiglia i capelli <come ti chiami?>.

<Calvin>.

<Bel nome> commenta sistemandosi sul naso gli occhiali da sole.

<E qual è il tuo?>.

<Cecilia. Cecilia Aalijah, per la precisione.> precisa <allora, andiamo?>.

<Sì, certo> rispondo indicandole il percorso sulla cartina.

Stiamo camminando cercando casa sua, così cerco di rompere il ghiaccio.

<Da dove vieni?>.

<Virginia. Odio quel posto, accidenti.> mi risponde irritata.

<Perchè?>.

<Non so spiegarne il motivo. Non mi sento a casa lì, sento di appartenere ad un altro posto. Devo ancora trovarlo, però.> conclude arricciando il naso.

<E hai intenzione di cercarlo?>.

<Forse> afferma sorridendo.

*Fine Flasback di Calvin*

Flight #wattys2017 [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora