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<Wow... questo cibo è squisito.> affermo mettendomi in bocca un altro pasticcino. Questo buffet è davvero fantastico.

Dennis scoppia a ridere <Sono felice che ti piaccia. Mia madre si è impegnata tanto a cercare i cuochi migliori della città>.

Calvin sta parlando con Newt ed è di spalle. Ogni tanto si gira e mi guarda, ma quando si accorge che me ne sono resa conto, abbassa lo sguardo.

<Emh... Madison?> Dennis richiama la mia attenzione.

<Scusami, è che...> sto per dire, ma mi interrompe.

<... che ti piace Calvin e che non riesci a togliertelo dalla testa>.

Ha dannatamente ragione, cavolo. Non riesco a non pensare a lui.

Rimango in silenzio mentre mi verso un po' di ponche nel bicchiere.

<Allora, ho ragione?> mi incalza.

<Sì, Dennis. Hai ragione. Accidenti, ma come fai a sapere sempre tutto?>.

<Questione di allenamento.> scuote la testa <Comunque, sai cosa prova lui per te?>.
Mi guardo intorno per assicurarmi che non ci sia Calvin in giro, ma per fortuna si è spostato per parlare con Newt e Mason.

<Sì, cioè, no. Non lo so. Ho l'impressione che voglia mettersi con me solo per dimenticare mia sorella.> rispondo coprendomi gli occhi con le mani.

<No, non funziona così per i ragazzi. Forse per le ragazze, ma non per noi. Se vogliamo metterci con una ragazza, vuol dire che lo vogliamo e basta. Siete voi che elaborate strategie> gli scappa una risatina.

Ci rifletto un attimo, per poi arrivare alla conclusione che ha ragione. Non sempre le persone fanno una cosa per arrivare ad uno scopo.
Annuisco e bevo un altro sorso dal mio bicchiere. È davvero buono questo ponche.

<Per cui ti dico: alla fine della festa, vagli a parlare, ovviamente facendogli capire che ha una possibilità con te. E poi andrà come deve andare>.
Sì, certo. È facile dire così. Ma nella vita ci si deve buttare, giusto? Bene. È quello che farò io. Mi butterò e vedrò come andrà a finire. Non mi importa di quello che dirà la gente, non mi importa più di niente.

Mi allontano dal mio consultatore e mi avvicino a Cal. Sì, sono consapevole di quello che sto per fare, mi ripeto.

<Calvin, non mi sento bene. Ti dispiace se vado?> gli poggio una mano sul braccio, e sembra un po' stupito.

<No, se non ti senti bene non puoi guidare. Ti accompagno io. Ciao, ragazzi>. Missione compiuta.
Questo ragazzo ingenuo e premuroso non capisce nemmeno quando una persona finge. Io sono una pessima attrice, non so come non faccia a capire che è tutta una messinscena.

<Grazie. Sei molto premuroso> dico mentre ci avviamo alla macchina.

<Di niente. Non accetterei mai che ti accadesse qualcosa> saliamo in macchina e mette in moto.

<Scusa per la mia reazione in chiesa. Non so cosa mi sia preso.> ammetto mentre mi gratto il mento.

<Non importa. Sono io che non avrei dovuto baciarti. Sono un idiota. Tu mi piaci, Madison. Tanto. Perchè non vuoi capirlo? Puoi per una volta lasciarti alle spalle questa storia, e continuare la tua vita?>.
È serio? Io devo andare avanti nella mia vita? Ogni volta che viene nominata Cecilia si mette a piangere. Anche io, certo. Ma non può proprio dire questo a me.

<Sai almeno di cosa stai parlando? Mia sorella, la persona a cui tenevo di più, è scappata a casa del diavolo e molto probabilmente è morta, e tu mi dici di lasciarmelo alle spalle? Andate a farvi fottere, tu e quella stupida di cui ti sei tanto innamorato!> urlo. Scendo dalla macchina e sbatto talmente forte la portiera che temo che si sia rotta.

Ogni volta che provo ad avere un rapporto normale con Calvin, entra sempre in mezzo Cecilia. Se pensava che se si fosse tolta dai piedi sarebbe andata meglio per tutti, si sbagliava di grosso. Ha complicato la vita a tanta gente, soprattutto a me. E' stata solo un'egoista, non ha pensato alle conseguenze che avrebbe portato a tutte le persone che le volevano bene.

Non ce la faccio più a sentire nominare quel nome. Lo odio. Odio lei. Odio tutti quelli che la tirano in ballo ad ogni occasione. Odio tutte le persone che le hanno fatto del male. Odio mia madre che mi ha mandato qui. Odio il fatto che Calvin si sia innamorato così tanto di lei.

Corro più lontano che posso da quell'automobile. Non so nemmeno da quanto tempo sto correndo. Potrebbero essere secondi o minuti. Non ne ho idea. Sto piangendo, come sempre, dopotutto. Pensavo di essere tanto forte e di avere tanto potere nella mia vita, invece sono solo una frignona.

<Madison!> sento quella voce profonda che si avvicina sempre di più. Non mi giro e continuo a camminare a passo spedito, con le lacrime che mi rigano le guance.

La mano di Calvin mi afferra il braccio per farmi voltare. Vedo che anche lui è disperato, sta piangendo, proprio come me.

<Mi dispiace. Davvero. Non volevo ferirti.> mi prega <So che è doloroso, ma anche io sto soffrendo, credimi>.

<Io sono sua sorella, Calvin. Non venirmi a dire che tu soffri più di me.> chiarisco.

<Non volevo dirti questo. Intendevo solo dire che non sei l'unica a soffrire>.

<Ora soffrirai da solo. Perché io non ho più le forze per stare male per una stronza egoista! Capisci che se n'è andata perché gli importava solo di sé stessa? Fattene una ragione. A lei non importava un fico secco di noi.> concludo ancora più arrabbiata. Giuro che se continua a pronunciare frasi che non si attengono al discorso, gli tiro una sberla.

<Io qui vedo solo un'egoista> pronuncia a bassa voce, ma io lo sento lo stesso.

E agisco. Sì, gli tiro una bella sberla. Proprio sulla guancia destra, spero proprio che gli ci rimarrà il segno. Si massaggia la parte che è stata colpita con la mano sinistra, e mi guarda rabbioso.

<Va' al diavolo, Madison!> urla di spalle mentre ritorna indietro.

Flight #wattys2017 [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora