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                            CALVIN

Cammino a passo svelto verso la casa di mia zia, che è proprio accanto a quella di Gloria. La testa mi pulsa: ero venuto per chiedere di Cecilia, e la solita egocentrica di Madison la prende sul personale. Non volevo affatto parlare con lei, ma con sua madre o con suo padre.
Chi si crede di essere, poi? Mi aspettavo che si sarebbe arrabbiata appena mi avrebbe rivisto, ma che cercasse di picchiarmi proprio no.

Quando mi ha tirato lo schiaffo al matrimonio della signora O'Neil e del signor Gray, non me l'aspettavo, ecco perché non l'ho fermata.

Altrimenti non riuscirebbe a toccarmi nemmeno se lo volesse davvero.

Basta, Calvin. Basta pensare a Madison. Ricordati che l'unica persona importante della tua vita sarà sempre e soltanto Cecilia.

Giusto. Cecilia è l'unica cosa che voglio dalla mia vita. Voglio passarla insieme ai suoi sorrisi, alle sue risate e alla sua dolcezza.

Speriamo che la polizia la trovi presto, voglio rivederla.

Ci metto poco per rendermi conto di Amanda sullo zerbino di casa mia.

Sospiro. Non ce la posso fare, la mia vita è una continua serie di disastri.

Si gira, ed è evidente il mascara che le è colato sulle guance. Sta piangendo. Perchè? Perchè sta piangendo? Ci sarà di mezzo un ragazzo, ed è venuta da me per avere qualcuno che la consoli?

No, non può essere. Amanda non uscirebbe con nessun ragazzo, lei è fissata con me. È decisamente fissata con me. È pazza.

La raggiungo. Mi importa di lei, le voglio bene. Non voglio che pianga. Ma io sono innamorata di un'altra.

<Amanda, tutto bene?> le metto una mano sulla spalla.

Non risponde e mi abbraccia di scatto.
Non me l'aspettavo, Amanda non è una tipa da abbracci e cosa varie.

Stringe l'orlo della mia maglietta, continuando a singhiozzare. Conoscendola potrebbe anche fare finta, ma i singhiozzi non sono finti, si sente.

<Ti prego, Calvin. Torna con me. Ho bisogno di te... ti penso ogni secondo. Ti prego...> si scoglie dall'abbraccio per guardarmi dritto negli occhi.

Provo compassione per lei, ma non posso. Non posso ritornare con lei, non la amo.

<Amanda, ascolta...>.

<No, cazzo, Calvin! Ascoltami tu per una volta!> mi strilla in faccia <io ho davvero bisogno di starti accanto. Io non posso vivere senza di te. Ti prego>.

Okay, ora ho la conferma che è matta da legare.

<Amanda, levati dai piedi> sussurro <non capisci? Io non ti amo. Non ti amo. Accettalo> la spingo via e vado a passo svelto verso la porta di casa mia.

<Okay, va bene> si rassegna <ma ricorda, ho un'ottima mira> e se ne va.

Ha un'ottima mira?
Ma cosa diavolo c'entra?

Decido di lasciar perdere, chissà cosa intendeva dire.
Amanda è decisamente andata fuori di testa oramai, e non ho proprio intenzione di sforzarmi per capirla. Nessuno si è mai sforzato di capire me.

                       **********

                       MADISON

Due settimane dopo

Le dita tamburellano sul tavolo della cucina, facendo il solito rumore delle unghie che battono su una superficie solida. Adoro questo piccolo suono, ma adesso non lo sto creando perché mi piace. Sono ansiosa e impaziente.

Gli ufficiali hanno ritrovato Cecilia. Sì, proprio così. Non avrei mai pensato che l'avrebbero ritrovata in così poco tempo, ma evidentemente non si è impegnata molto a nascondersi. 

L'hanno ritrovata in un piccolo appartamento in periferia. Era un monolocale con mobili molto vecchi, ma era in ordine e pulita. Non mi stupisco, si tratta sempre di Cecilia.

Si era spacciata per una certa 'Myriam Williams', si era fatta un documento falso ed aveva trovato lavoro in un fast food poco lontano da casa sua.

Gli ufficiali l'hanno trovata proprio al lavoro e l'hanno portata in centrale. Lei ha mostrato agli agenti il documento come se ne andasse fiera.
Hanno subito capito che quello era un documento falso e che il suo nome vero non era Myriam Williams.

Sono venuti a casa nostra poco ore fa a darci la notizia e a raccontarci per filo e per segno ciò che era accaduto.

Cecilia è ancora in centrale, dovremo aspettare almeno dodici ore per rivederla.

Mentirei se dicessi che voglio vederla. Più che altro sono in ansia per come potrebbe reagire nel vedermi.
Non so se mi parlerà o mi ignorerà completamente. Non so come la affronterò e cosa le dirò.

'Ehi, Cecilia. Come stai? Sai, è due anni che non ti fai viva' non è proprio la frase che qualcuno vorrebbe sentirsi dire. 'Ciao. Mi piacerebbe che tu mi raccontassi cosa hai fatto in questi ventiquattro mesi' nemmeno questo è il massimo.

<Madison, va tutto bene?> mi chiede Helen posandomi una mano sulla spalla. Mi ero completamente dimenticata che ci fosse, ero persa nei miei pensieri.

<Sì, ho solo un pò d'ansia>. Helen mi è stata molto accanto in queste ultime settimane, e si è rivelata un'amica. Una vera amica, come non si è dimostrata qualcuno di nome Martynah Victorius Green. Tanto per non fare nomi.

Ma adesso non è proprio il momento per pensare a Marty.

<Vuoi un pò di cioccolata calda?> mi chiede Helen porgendomi una tazza fumante <So che non è una bevanda adatta per fine luglio, ma disseta molto>.

Annuisco e prendo la bevanda fra le mani. Mi scotto le dita quindi poso la tazza sul tavolo.

<Madison, tu non stai bene. È da quando sono entrata in questa casa che ti mordicchi le unghie e guardi davanti a te, senza mai spostare lo sguardo.> mi guarda con i suoi occhi marroni  che, illuminati dal sole, assumono delle striature di verde.

<Ti è mai successo di volere tanto una cosa, ma quando sta per accadere non vuoi che succeda?>.

<Mmh...> ci pensa un attimo <No.> lo dice con tanta spensieratezza che quasi mi fa ridere.

E in effetti mi esce una piccola risata soffocata.

Flight #wattys2017 [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora