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Canzone per il capitolo:

Imagine Dragons - Radioactive

Sgrano gli occhi per vedere meglio. Non mi sto sbagliando, vedo bene da qui.

Cecilia.
È lei, ne sono sicura.

I suoi occhi azzurri sono fissi su di me, non intende spostare lo sguardo. È impaurita, sta tenendo stretto il volante.
In quell'attimo, noto tante cose. I capelli sono sempre gli stessi: stessa piega e stesso colore. 'Color miele e leggermente mossi', diceva sempre mia madre.
Gli occhi sono definiti da una matita nera. Ha cominciato a truccarsi alle medie, fascia di età che mamma odiava. Per lei era una specie di tabù.

Non ci credo. È uguale all'ultima volta che l'ho vista.

Improvvisamente fa retromarcia fino all'inizio dell'incrocio e svolta nella strada a sinistra.

Scoppio a piangere. Sono in mezzo alla strada, non riesco a muovermi. Sono pietrificata.
Allora è sempre stata qui? Ho cercato di scervellarmi per capire dove fosse finita, ed era sempre stata nella mia città?

No, non è possibile. Non può essere stata sotto il naso di una mia familiare per quasi due anni.

Faccio l'unica cosa che le mie forze mi permettono di fare: chiamare qualcuno. E stavolta sto esattamente chi.

<Pronto, Madison?> risponde Newt dopo due squilli.

<Newt... io... vienimi a prendere... ti prego...> con il mio pianto disperato e smorzato l'avrò sicuramente messo all'erta.

<Arrivo subito, non ti preoccupare. Dove sei?>.

<Sulla Summit Street... corri... non riesco a muovermi...> singhiozzo.

Riattacco. Sto rischiando a rimanere in mezzo ad una strada trafficata come questa, ma è come se fosse incollata all'asfalto.

Non so quanto dopo Newt arriva sfrecciando con la sua automobile. Per fortuna non è passata nessun veicolo nel frattempo, altrimenti sarei spiaccicata sul pavimento.

Parcheggia sul marciapiede e salta giù in un battibaleno.

Mi corre incontro preoccupato.

<Cosa succede?! Qualcuno ti ha fatto del male?!>.

<No... io... ho visto...> non finisco la frase che mi sento cadere, e mi viene da chiudere gli occhi.

Poi, il nulla.

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NEWT

Madison sviene davanti ai miei occhi, è così orribile da vedere. Ma cosa è successo? Ha visto qualcosa? Non ci capisco niente.
La prendo in braccio e la porto fino in macchina.

La sdraio nei sedili posteriori, facendo in modo che non sia scomoda.

Sono confuso. Non ho davvero idea di cosa mi dirà dopo.
La porterò a casa mia, non voglio che sua zia si preoccupi.

Sfreccio con la mia macchina verso casa mia, che è a circa cinque minuti da qui. È un pò più nel centro della città.

Ecco. Siamo arrivati davanti alla mia villa, quella in cui ora abita anche la madre di Dennis.
Speriamo che non ci sia nessuno, non voglio che si preoccupino. Sta bene. So che sta bene.

Entro in casa a passo furtivo e, quando vedo che c'è via libera, scatto su per le scale.
Apro la porta di camera mia e la chiudo all'istante, sperando che nessuno si sia accorto del baccano che ho fatto.

Appoggio con delicatezza Madison sul letto, mettendole il cuscino sotto la testa. Appena sveglia voglio che mi racconti quello che ha visto, non ce la faccio più ad aspettare.

Ad un certo punto la porta di camera mia si spalanca. È Denni.

<Newt, dov'è il caricat... quella è Madison?> la indica confuso.

<No, è una mendicante che mi ha chiesto asilo. Certo che è lei> dico sarcastico.

<E cosa sta facendo?>.

<Certo che le risposte sarcastiche me le servi su un piatto d'argento> commento <Sta dormendo>.

<Non mi stai dicendo la verità, Newt>.

<E va bene. Mi ha chiamato prima, stava piangendo, e mi ha chiesto di venirla a prendere> confesso.
Ora se questo idiota non smette di fare domande, lo faccio uscire da camera mia con le maniere forti.

<E poi?>. Ecco, appunto.

<Sono andata a prenderla, mi ha detto che aveva visto qualcosa, e poi è svenuta. Fine. Adesso potresti uscire?> cerco di mandarlo via. Ma lui, niente. Si mette a sedere sul letto e le posa una mano sulla fronte.

<È molto calda. Le vado a prendere un asciugamano da metterle in testa. Torno subito> dice mentre si alza.

<Potresti anche non tornare.> borbotto facendo in modo che non mi senta.

Sento la mano di Madison muoversi sotto la mia.

<Calvin... sei tu?> dice debolmente. Lo sapevo. Spera sempre che ci sia lui al suo fianco. Questa cosa mi fa imbestialire, ma adesso non è certo il momento di arrabbiarsi con lei.

<No, io sono Newt. Come ti senti?> le chiedo in modo dolce. Ulteriori informazioni su cosa ha visto gliele chiederò dopo.

<Sono stata meglio>. Il sarcasmo non me le manca nemmeno in questi momenti. <Dove sono?>.

<A casa mia. Dennis è andato a prenderti un panno bagnato per la fronte. Puoi dirmi cosa è successo esattamente?> provo a chiederle, anche se mi ero giurato che gliel'avrei chiesto dopo.

<Io... stavo andando all'ufficio postale. Ho attraversato la strada... e una macchina stava per investirmi... ma il guidatore era Cecilia. L'ho vista bene>.

Rimango a bocca aperta.
Sua sorella?
Come faceva ad essere lei? Cecilia è scappata da tempo, non può essere rimasta sempre qui.

<Sei sicura?>. Ma lei mi ignora e mi posa la mano sul braccio, come se volesse essere rassicurata.

<Promettimi che non lo dirai a nessuno. Giuralo, non vorrei passare per pazza>.

<Lo giuro, Madison. Ora riposati> le dico mentre Dennis rientra nella stanza.

Penso, penso e penso. Come è possibile che abbia visto Cecilia? Sarà stato solo frutto della sua immaginazione?
Non lo so. Non posso nemmeno parlarne con qualcuno, le ho giurato di non dirlo a nessuno.

Ho bisogno di schiarirmi le idee con un bicchiere di acqua fresca.

Flight #wattys2017 [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora