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La chiesa è molto piccola e graziosa, o almeno, sono gli unici particolari che riesco a scorgere da quaggiù.

<Carino qui> commento mentre cerco di non cadere, visto che indosso i tacchi. Su questa ghiaia è veramente difficile camminare.

<Sì, carino> replica Calvin mettendosi le mani in tasca.

Sono passati un pò di giorni da quando siamo andati a comprare gli abiti, e da allora non sono molto sicura della nostra situazione. Non so se Cal pensi che stiamo insieme o cosa, ma penso di essere molto più confusa di quanto lo sia lui.

<Ma chi è che si sposa? Non me lo ricordo>.

<Il padre di Newt e la madre di Dennis. Te l'ho già ripetuto> mando gli occhi al cielo.

<Sì, sì> dice indifferente.

Stiamo in silenzio per tutto il percorso verso la chiesa, e l'unico suono che si sente è la ghiaia che scricchiola sotto i nostri piedi.
Non avrei mai pensato che un rumore del genere avrebbe potuto distrarmi in tal modo. Forse perchè preferisco qualunque specie di suono anziché parlare con Calvin. Non sopporto proprio essere imbarazzata a parlare della nostra situazione sentimentale. Io so che provo qualcosa per lui, ma non so se questo sentimento è ricambiato. Non so se quando mi bacia prova la stessa cosa che provo io. Non so nemmeno se quando mi tocca sente lo stesso brivido che sento io.

<Perchè la scorsa settimana mi hai chiesto se Cecilia mi aveva mai parlato di te?> gli chiedo. È una domanda che mi faccio da giorni, ma non riesco a trovare risposte che mi soddisfino completamente.

<Perchè> fa una piccola pausa stuzzicandosi la palpebra <non so se sono stato io la causa della sua fuga>.

Silenzio. Non riesco a fare altrimenti.

<Tu?> sono incredula <Cosa avresti fatto tu?>.

Ci riflette, premendo ancora su quella stupida palpebra. Pensavo di adorare quel gesto che compie quando è nervoso, ma adesso lo trovo fastidioso.

<Non le ho saputo dare l'amore di cui aveva bisogno. L'ho capito. E sai da cosa?>. Fa una pausa <dai tagli che aveva sui polsi>.

Non riesco a descrivere le emozioni che mi stanno sormontando in questo momento. Non riesco a parlare, nemmeno a piangere. Non riesco a fare niente. Mi fermo di colpo per riprendermi dal duro colpo che ho subito.
Mia sorella stava male? Sì, certo. Se no, perchè avrebbe dovuto fare quello che ha fatto eh, perspicace e intelligente Madison? Mi rimprovero.
Non ci credo, non ci credo. Sono le uniche parole che riesco a pensare, o a dire. Non so se le ho pronunciate a voce alta oppure è solo frutto della mia immaginazione.
Questa notizia mi ha sconvolto quasi di più che di quella della sua fuga.

<Madison...> mormora posandomi la mano sulla spalla.

<Sto bene. Davvero> lo rassicuro respingendo ogni suo tentativo di consolarmi.

<Tu non stai bene>.

<Sì, ti ho detto di sì. Adesso entriamo e non parliamone più>.

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La chiesa all'interno è molto più accogliente: gli ornamenti fondamentali che solitamente stanno in una chiesa, come la croce di Cristo e i calici, sono placcati d'oro.
Di fronte a noi si estende un tappeto bianco lungo fino all'altare. Le panche di legno sono addobbate da bouquets composti da fiori bianchi.
Anche per terra, lungo la linea verticale che formano le panche, ci sono fiori, anch'essi bianchi. Di solito un posto troppo bianco mi mette a disagio, ma, al contrario, questo piccolo spazio mi trasmette tranquillità.
Il mio sguardo passa verso l'altare, ma ad impedirmi di vederlo c'è un arco composto da fiori, ennesimamente bianchi.
Se la signora O'Neil voleva far capire che le piace il bianco, ho solo una cosa da dirle: missione compiuta.

Flight #wattys2017 [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora