36. Ho voglia di Oreo.

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|ℭ𝔥𝔞𝔭𝔱𝔢𝔯 Յճ|

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|𝔥𝔞𝔭𝔱𝔢𝔯 Յճ|

𝕮𝖆𝖘𝖕𝖊𝖗'𝖘 𝖕𝖔𝖎𝖓𝖙 𝖔𝖋 𝖛𝖎𝖊𝖜

Percepii il viso accaldarsi non appena incontrai il suo sguardo, così dannatamente complicato da decifrare.

Era in piedi accanto allo stipite della porta e tutti si erano girati a guardarlo, e, oggettivamente, chi non l'avrebbe fatto?
Indossava una camicia azzurra che fasciava perfettamente il suo torace lasciando trasparire l'inchiostro dei suoi tatuaggi e degli skinny jeans neri insieme ad uno dei paia dei suoi scarponcini; aveva i capelli visibilmente scompigliati e mi venne spontaneo mostrare una smorfia di disgusto nei suoi confronti... chissà che stava facendo dieci minuti fa, quando si era ricordato miracolosamente di dover fare il set fotografico con me.

Distolsi lo sguardo dal suo e sorrisi a Nathan che mi guardò intensamente negli occhi per farmi capire quanto fosse dispiaciuto per me.

Non badai ad Harry per il resto del tempo, fino a quando non finii di farmi scattare foto.
Mi alzai dall'ammasso di cuscini e scacciai via alcuni petali che si erano appiccicati al corpo; mi girai per lanciare un'occhiata ad Harry e sperare che non mi seguisse, e fortunatamente stava parlando con Damien e Louis.

Mi girai a guardare avanti, affondando le dita della mano destra nel gomito del braccio sinistro; mi torturai le labbra cominciando a morderle fino a quando non distinsi il sapore del sangue sulla lingua.
Andai nel camerino, dove lì avrei potuto indossare l'abito da sposa.

È solo un lavoro, Cass. Non manca molto. Solo altri quattro mesi e sarai libera.

Mi accorsi di star vagando nella stanza senza una meta precisa, senza sapere esattamente cosa fare.
Che stronzo. Aveva anche la faccia tosta di presentarsi. 
Quanto avrei voluto prenderlo a schiaffi, Zeus, trattienimi dal farlo.

Ma era così bello, così dannatamente meraviglioso da togliere il fiato, ma purtroppo era proprio vero che nessuno era perfetto.

Non potevo incolparlo di nulla, se non del fatto che aveva violato una regola del contratto, alla fine. Non mi aveva illusa lui, anzi, aveva fatto di tutto pur di non vedermi; io l'avevo baciato, lui non aveva baciato me, e probabilmente nemmeno mai l'avrebbe fatto.

Non era colpa sua, forse solo colpa mia.

Non mi aveva obbligata a raggiungerlo, ci ero venuta spontaneamente.
Forse dovrei andarmene.

«Casper...?» sussultai sul posto e mi girai in direzione della porta, da cui proveniva la voce; era in piedi contro lo stipite della porta, stranamente titubante.

𝐔𝐍𝐊𝐍𝐎𝐖𝐍 | [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora