52. L'amore non è matematica, al massimo è filosofia.

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|ℭ𝔥𝔞𝔭𝔱𝔢𝔯 Տշ|

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𝕮𝖆𝖘𝖕𝖊𝖗'𝖘 𝖕𝖔𝖎𝖓𝖙 𝖔𝖋 𝖛𝖎𝖊𝖜

Fissai impaziente Liam che finisse di specchiarsi sui vetri del banco surgelati tirandolo per un braccio e lui si passò una mano tra i capelli ridacchiando, alzai gli occhi al cielo: «voi uomini e i capelli, non riuscirò mai a capirvi» alzai le mani in segno di resa tornando a cercare la farina.

«I capelli degli uomini sono scontati, come i tacchi sulle donne» si allungò al posto mio per afferrarla da un ripiano troppo in alto per me e lo ringraziai in modo sottinteso guardandolo subito dopo con un cipiglio tra le sopracciglia: «cosa significa?».

Mi avvicinai al reparto caramelle e passai subito avanti non guardandolo, già risultavo grassa, le caramelle sarebbero finite tutte su gambe e pancia.
«È un dato di fatto: le donne, dopo qualche ora, scalze» scherzò e gli diedi una leggera gomitata nello stomaco, «lo sai che sei un grandissimo stronzo? Almeno tu non sei costretto ad indossare i tacchi» dissi e mettemmo sul rullo le cose da comprare.

«Non ho mai detto che non mi piaccia, è carino».
Domani sarebbe stato il compleanno di Harry e lui sarebbe probabilmente tornato tardi questa sera; volevo preparargli una piccola torta e fargli gli auguri prima di tutto. Conoscendolo, le feste in grande lo facevano eccitare, certo, ma non lo soddisfavano. Si cerca disperatamente qualcosa con cui non pensare, e per lui era così: cercava qualcosa grazie alla quale smettere di pensare, eppure tornato in sé il pensiero non faceva altro che persistere.
Non bisogna combattere i pensieri, ma affrontarli; nel caso di Harry a lui piacevano le feste perché si distraeva, ma aveva bisogno di qualcosa che gli facesse superare definitivamente i dubbi.

«Arrivederci» salutai la commessa avviandomi fuori con Liam, che si era offerto di accompagnarmi per andare a fare la spesa.
Guidò fino a casa di Harry, dove mi lasciò augurandomi buona fortuna, Barbara era già a casa e avremmo preparato insieme la torta. Sotto gli occhi di tutte le receptionist che lavoravano nel grattacielo attraversai la hall imbattendomi in uomini in giacca e cravatta minuti di valigetta nell'ascensore; si fermarono ad altri piani mentre a me toccò aspettare di arrivare all'ultimo.

Quando arrivai l'aria era impregna di un odore familiare di Harry, anche se gli spazi erano così grandi. Barbara uscì dalla cucina passandosi un vecchio straccio sulle mani venendomi in contro con un sorriso: «finalmente sei arrivata cara, muoviamoci» disse frettolosa sottraendomi i sacchi della spesa dalle mani e camminammo entrambe verso la cucina.

Ricordate prima di partire? Quando dicevo di non saper cucinare? Era la verità, quindi l'unica cosa che mi rimaneva da fare era sperare di non appiccare fuoco nella cucina di Harry, o mi avrebbe strangolata a mani nude.

Barbara mi guidò nella preparazione della torta riuscendo persino ad essere paziente con la mia inesperienza, e quando lasciammo la torta a riposare in frigo tirai immediatamente un sospiro di sollievo appoggiandomi contro la sua superficie.
Avevo solo fatto cadere un uovo e sporcata con la panna, ma per il resto tutto bene.

𝐔𝐍𝐊𝐍𝐎𝐖𝐍 | [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora