Epilogo.

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|𝔈𝔭𝔦𝔩𝔬𝔤𝔲𝔢|

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Sei anni dopo...

𝕮𝖆𝖘𝖕𝖊𝖗'𝖘 𝖕𝖔𝖎𝖓𝖙 𝖔𝖋 𝖛𝖎𝖊𝖜

Avvicinai il cucchiaio con l'omogeneizzato alla mela verso mia figlia ancora una volta: «uhhh, ecco che arriva l'aeroplano» ma lei puntualmente buttò le mani verso il cucchiaio facendo volare la frutta addosso a me, per la sesta volta.

Lasciai il cucchiaio sul tavolo passandomi una mano tra i capelli. Calma e sangue freddo.
«Amore della mamma poi dici che hai fame» le dissi e lei mise il broncio girando la testa dall'altra parte: «fa schifo mammina! Voglio la cioccolata!» si lamentò con quella sua voce piccina e impertinente. Sapeva quello che voleva anche se aveva appena tre anni. Scossi la testa incrociando le braccia al petto: «no amore, niente cioccolata oggi. Ne hai mangiata un po' a pranzo e troppa fa male, mangia la fruttina» lei si rifiutò ancora e feci i cani nella pancia sorridendo, i miei figli erano l'amore della mia vita, ma averne e amarli significava sopportare anche questo loro lato capriccioso.

La piccola cominciò a piangere ed io sbuffai prendendola in braccio, «no amore non piangere» mi sentii terribilmente in colpa e sentii il rumore dell'ascensore, mi diressi con la bimba in braccio in salone ed Harry lasciò subito il borsone all'entrata correndo verso di me. Mi fece segno con la mano di darla a lui e la prese in braccio cullandola: «shhh, basta piangere ora su, papà è qua» la rassicurò e lei si calmò in un battibaleno mentre Harry le asciugò le lacrime. Piccola peste.

«Che succede qui? Perché piangevi?» le chiese Harry ed io rimasi a guardarli annusandomi: puzzavo di omogeneizzato alla frutta.
«Non mi piace la frutta papi, mamma non mi vuole dare la cioccolata ma io la voglio» si lamentò lei ed Harry ovviamente rispose: «e va bene andiamo a prendere la cioccolata».

«No Harry, l'ha già mangiata dopo pranzo e ieri, le fa male» mi opposi e lei mise di nuovo il broncio. «È vero Leslie?» le chiese il papà e lei annuì, quindi lui fece per pensarci su e mi fece l'occhiolino: «facciamo così: mentre la mamma si lava e si veste io e te mangiamo la frutta e poi ti compro gli oreo alla red velvet, ci stai?» lei annuì contenta abbracciandolo forte facendolo intenerire.

«Chi è la vita di papà?» le chiese con un sorriso enorme e lei gli mise le manine sulle guance: «solo io» rispose sbattendo i pochi capelli lunghi e ricci fino alle spalle che aveva, dimenticavo, era anche un po' smorfiosa ma Harry ci moriva per lei.

«Papà!» gridò Damien dal fondo del salone correndo verso di lui e lasciando il Nintendo sul divano. Harry lo prese in braccio con una mano e il bimbo dagli occhi verdi lo abbracciò.
«Che hai fatto oggi campione?» chiese Harry ed io mi appoggiai al pianoforte guardandoli con un sorriso da lontano rigirandomi la fede all'anulare.
«Mamma mi ha fatto il bagno e mi ha insegnato i numeri fino a venti, vuoi vedere?» Damien aveva appena compiuto sei anni, amava la musica, come il papà, e non vedeva l'ora di cominciare le elementari l'anno prossimo. Era un bambino molto tranquillo rispetto a Leslie, che era una piccola peste e una piccola diva.

𝐔𝐍𝐊𝐍𝐎𝐖𝐍 | [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora