40. Dovrò parlare col cuoco.

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|ℭ𝔥𝔞𝔭𝔱𝔢𝔯 կօ|

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|𝔥𝔞𝔭𝔱𝔢𝔯 կօ|

𝕮𝖆𝖘𝖕𝖊𝖗'𝖘 𝖕𝖔𝖎𝖓𝖙 𝖔𝖋 𝖛𝖎𝖊𝖜

Emisi un vero muggito quando il cellulare di Harry suonò per la quarta volta di seguito e il suo respiro mi batté pesante sulla testa, si rigirò tra le coperte stropicciandosi gli occhi e si allungò per afferrarlo e scambiò quattro parole con la persona all'altro capo del telefono.

Fece ruotare svogliatamente gli occhi al cielo prima di chiudere e passarsi una mano tra i capelli.
Quando si rigirò verso di me chiusi istintivamente gli occhi fingendo di dormire, perché non avevo nessuna voglia che si alzasse o tantomeno io avevo intenzione di alzarmi, faceva freddo e non avrei abbandonato il tepore delle mie coperte.

«Cass» mi chiamò Harry ma feci finta di dormire trattenendomi dal ridere.

Cass, non ridere, NON RIDERE, ho detto!

«Casper Evans fai proprio schifo a fingere» gli angoli della mia bocca si sollevarono di pochissimo e poi tornai neutra.
Shh, tanto non se n'è accorto.

«Ma stai ridendo!» esclamò e cercò di sgusciare delicatamente via col braccio da sotto la mia testa, ma io non mi mossi.

«Dài Cass devo andare, ho una conferenza tra quaranta minuti e sono ancora nel letto con la tua bava sulla mia maglietta» mi canzonò e aprii gli occhi arrossendo per poi dargli un buffetto sulla spalla.

Mi allontanai da lui e aprii gli occhi e lo trovai di lato con la testa sorretta dal braccio intento a guardarmi: «devi proprio? Che faccio ora da sola?» mi lamentai stiracchiandomi e lui si alzò togliendosi la maglietta.

Non a prima mattina, il mio lato bambinesco potrebbe risentirne.

«Wowowo, spogliati in bagno» mi coprii gli occhi con le mani sedendomi composta e mi rannicchiai con la testa sotto le coperte.
Harry scoppiò a ridere e si infilò di nuovo la maglietta, mentre al contrario io gli lanciai un'occhiataccia: «ho già visto il tuo sedere e mi va bene così».

«Beh io ti ho visto le tette».

«Per favore non ricordarmelo...» mi sbattei una mano sulla fronte.

«Però io altre cose le vorrei vedere».

«Harry!» esclamai coprendomi il viso con le mani e allargai le dita per guardare la sua faccia da schiaffi camuffata da un ghigno malizioso.
«Adoro farti arrossire, mi duole ammetterlo» gli mostrai il dito medio incrociando le braccia al petto e sgusciai fuori dalle coperte, «beh, una cosa che adoro di te è quando non mi imbarazzi».

𝐔𝐍𝐊𝐍𝐎𝐖𝐍 | [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora