46. Piangi.

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|ℭ𝔥𝔞𝔭𝔱𝔢𝔯 կճ|

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ghostin - Ariana Grande 🌻

𝕮𝖆𝖘𝖕𝖊𝖗'𝖘 𝖕𝖔𝖎𝖓𝖙 𝖔𝖋 𝖛𝖎𝖊𝖜

«Ehi! Ma dove vai?!» aveva urlato alle mie spalle Chris, ma io mi ero già diretta a grandi falcate verso l'uscita, non avevo nemmeno voluto vedere cosa stessero facendo Harry e Cara, non m'interessava più.

"Tutti qui sanno che non ballo, non ho mai ballato e non ballerò mai, nemmeno sotto tortura."

Scossi la testa scacciando in vano il pensiero mentre i miei tacchi batterono sulla superficie del marciapiede. Non avevo nemmeno recuperato il mio cappotto, aveva appena finito di piovere, era pieno inverno ed io indossavo un misero vestito tremendamente scollato e striminzito.

Non te la togliere, non fare la bambina.
Continuai a ripetermi stringendo forte nella mano sinistra la collana, carica per stracciarla direttamente.

Con me non ci ballavi, ma con lei sì, eh?

«Sei una stupida, una stupida idiota troppo innamorata per decidere con la testa e andarsene» ringhiai arrabbiata offendendomi da sola. Sentivo il bisogno di farmi la paternale, visto che intorno non c'era nessuno.

Passai accanto ai pochi pedoni che mi lanciavano occhiatacce quando notavano che sussurrassi arrabbiata e mi oltrepassavano veloci.

«Devo chiamare Damien» mi fermai dopo essermi resa conto di aver girato solo attorno all'edificio dove si stava tenendo la festa.
Mi infilai in un vicoletto che divideva l'edificio da un piccolo bar per stare più calma.

Mi morsi le labbra facendomele bruciare mentre con la pelle d'oca attendevo che lui rispondesse; mi sbattei una mano sulla fronte ricordandomi che il telefono l'aveva consegnato.

Sbattei i piedi sul suolo umido e mi appoggiai al muro alle mie spalle alzando gli occhi al cielo: nero e privo di stelle. Così vuoto, proprio come me in quel preciso istante.

«Ehi, tuuu!» una voce ubriaca mi fece saettare la testa verso destra, all'inizio del vicolo: un ragazzo sui trenta-trentacinque anni oscillava nella camminata per raggiungermi; indossava un cappello blu e quando si fece abbastanza vicino i suoi occhi erano rossi e verde spento.

Io rimasi incollata al muro, incapace di muovermi; il battito del mio cuore si fece più veloce tutto d'un colpo e cercai di mantenere la calma e di respirare regolarmente.

Lui si mise di fronte a me, si leccò il labbro inferiore e con la mano con cui teneva la bottiglia di birra mi indicò: «sei tutta sola? Il fidanzato non ce l'hai?» si appoggiò al muro di fronte a me e mi squadrò da capo a piedi senza ritegno.
Io cercai la scusa più plausibile e incominciai a balbettare non guardandolo negli occhi, «no, non ce l'ho. Sono con i miei amici, ero uscita a prendere una boccata d'aria. Anzi, adesso che mi ci fai pensare li chiamo e ci ritroviamo all'uscita così-» lui mi afferrò il telefono dalle mani per gettarlo alle sue spalle, contro il muro.

𝐔𝐍𝐊𝐍𝐎𝐖𝐍 | [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora