33. Non sei nessuno.

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|ℭ𝔥𝔞𝔭𝔱𝔢𝔯 ՅՅ|

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𝕮𝖆𝖘𝖕𝖊𝖗'𝖘 𝖕𝖔𝖎𝖓𝖙 𝖔𝖋 𝖛𝖎𝖊𝖜


Mi svegliai stranamente di buon umore inebriata da un delizioso odore di colonia e dolci.
Sì, avete letto bene, dolci.
Anche da addormentata percepisco il cibo nelle vicinanze.

Quando però aprii gli occhi vidi una parete in vetro e realizzai di non essere nella mia stanza, mi osservai il corpo coperto esclusivamente da una felpa nera e da dei calzini da uomo; balzai sul posto, issandomi in posizione eretta e schiantando la mia schiena contro la testiera del letto spazioso coperto da un piumone soffice e bianco come il latte.

La stanza era ultramoderna e affacciava sulla città; tutta sui toni del legno, o almeno le colorazioni erano quello che mi ricordavano. C'era un televisore al plasma sulla parete opposta a quella su cui era appoggiato il letto e accanto a quelle adiacenti c'erano una sedia, una porta, un'altra porta, e vari comò, oltre che una teca di vetro con vari premi e una maglia di football che segnava il numero 01 e poi sopra... no, ohh no... NO.

Perché ero nel letto di Harry? Ero a casa di Harry, vero? Non aveva dormito con me, vero?
Che diamine era successo ieri?
Mi sbattei letteralmente una mano sulla faccia che lasciai lì il tempo di inalare ed esalare pesantemente, pensando a quanto fossi idiota.

Che avevamo fatto ieri? Avevamo fatto sesso?
Pensa Cass, pensa.
«No, no, no» piagnucolai coprendomi la faccia con le mani, volendo sprofondare dalla vergogna.
Erano tre giorni che ero a New York e già mi ero ritrovata tra le lenzuola di Harry, a cui avevo sempre ribadito di essere diversa, e ora solo per una stupidissima sbronza mi ero lasciata manipolare dal suo fascino.

Volevo eliminare quei pensieri dalla mia mente, ma era impossibile non pensarci, andiamo, voi cosa avreste pensato al posto mio?

Nascosi la testa tra le ginocchia, e sbuffai ponderando se fosse il caso di uscire dalla stanza o aspettare che Harry andasse via dalla casa.
Ma chi volevo prendere in giro? Avrebbe aspettato anche una vita intera pur di rinfacciarmi quando donna dai facili costumi aka La Delevigne in persona ero stata la sera scorsa.

* N. A. Volevo precisare che stimo tantissimo Cara e penso che sia una persona genuina e gentile, oltre che una modella fantastica e bellissima. Ho preso solo il nome e il suo personaggio, ma non la reputo tale, e né nella realtà ha avuto comportamenti simili. Scusate il disturbo.*

Sentii la porta di fronte a me aprirsi e dei passi pesanti e decisi farsi sempre più vicini.
Non era inciampato nei suoi passi nemmeno una volta, come faceva?
Io se facevo tre passi, due su tre posizionavo male il piede e finivo per cadere.

Alzai la testa nella direzione di Harry con le mani in faccia e le dita aperte per lasciare degli spifferi e permettere ai miei occhi di guardarlo, così che potessi vedere la sua espressione e morire di vergogna al tempo stesso.
Si limitò a passarmi un aspirina e un bicchiere d'acqua alzando le sopracciglia, «prendila dopo aver mangiato qualcosa. Come hai dormito? Ti fa ancora male la testa?», mi chiese stranamente serio e pensoso, io abbassai lo sguardo afferrando il bicchiere e la medicina poggiando entrambi sul comodino accanto al letto e scossi la testa, «no, e ho dormito bene stanotte, grazie» mormorai non guardandolo in faccia, anche se sapevo che mi stesse squadrando con imponenza dall'alto in basso.
Non c'era cosa che lo spaventasse o che lo facesse sentire inferiore o che lo imbarazzasse anche minimamente.

𝐔𝐍𝐊𝐍𝐎𝐖𝐍 | [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora