La famiglia di Alessio

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Era la prima volta che conoscevo la famiglia di Alessio ed ero molto emozionata. Ricordo, ancora, quanto la mia commozione fosse palpabile. Le mille domande che rimbombavano dentro la mia testa mi inducevano a chiedermi se fossi stata all'altezza delle aspettative altrui e se loro, avrebbero, soddisfatto le mie. Per fortuna non ci fu il tempo per dare, pienamente, credito ai miei pensieri.

Quando Alessio aprii la porta, la sua famiglia era lì che mi stava accogliendo calorosamente.

Sui loro visi non vi era alcuno sguardo indagatore, ergo, si dipinse un meraviglioso sorriso.

Quando varcai l'ingresso, indossavo una casacca estiva con maniche ampie disegnate con motivi floreali e scollo profilato a contrasto con fiocchetto. I pantaloni di jeans blu che scendevano lungo la gamba allargandosi vistosamente dal ginocchio in giù. I sandali con la zeppa di sughero e i capelli tenuti sciolti lungo la schiena e sul davanti, tenuti uniti da una fascia di seta con una variopinta stampa a bouquet colorati.

Alberica era il nome della madre. Una donna che sembrava, non essere mai invecchiata, negli occhi aveva lo scintillio della felicità, era autorevole e regale. Aveva il pregio di farsi obbedire senza imporre la propria figura o alzando il tono della voce.

Isotta, la sorella, appariva come una persona molto gelosa nei confronti della sua famiglia. All'inizio, mi diede l'impressione che, non le andassi a genio. Mi guardava con diffidenza. Studiava ogni mio dettaglio, come parlavo, come mi muovevo, il tono della mia voce. Sembrava, volesse scoprire se in me, era intrinseco qualche anomalia o un difetto di fabbrica. Mi accorsi molto tempo dopo che il sospetto, in realtà non era altro che l'istinto di protezione un pò più accentuato di quelli che avevo visto io nel corso della mia vita.

Febe era la sorella maggiore di Alessio. Come la madre, era molto solare, coinvolgeva nella sua felicità tutti quanti. Se eri triste, non eri esente dall'essere coinvolto dal suo sorriso.

Dario, infine, era il padre. Un uomo buono, trasmetteva rassicurazione e ottimismo. Per ogni cosa negativa se ne nascondeva, sempre, una positiva. Non giudicava mai, sapeva che ognuno ha i suoi perché ed i suoi come che nulla hanno a che fare con quello che percepiamo. Possono chiamarsi opinioni o punti di vista ma nessuno di noi deve avere la certezza che la verità è una soltanto. Siamo diversi ed anche le verità possono esserlo altrettanto. custodiva in se, una profonda saggezza.

Fu amore a prima vista, tra noi si instaurò un feeling, qualcosa di indescrivibile. Sembrava che, quelle persone, io le conoscessi da sempre e mentre i miei pensieri prendevano quota, una voce si intromise. Era febe che disse:

«Finalmente conosciamo colei per cui io e Isotta ci siamo prodigate così tanto per reperire il numero di telefono e darlo al nostro fratellino..»

Mi ero completamente dimenticata quel piccolo dettaglio. Febe fece una lunga pausa di sospensione, quasi si aspettasse la mia domanda che non tardò ad arrivare:

«E tu come hai fatto scoprire quale era il mio numero di telefono?»

«È stato facile. Isotta conosce Katia, la ragazza che, lavora con te al ristorante. Sono amiche d'infanzia. Il difficile è stato convincere mia sorella che tu, nonostante le descrizioni della sua amica, eri un tipo "a posto". Non ti offendere. Vedrai, imparerai a conoscerla. Non è cattiva come sembra, anzi..» e nel finire la frase, mi fece l'occhiolino.

«Non ho mai visto mio figlio così felice. Qualcosa il lui è cambiato.

Lo vedo da come ti parla e ti guarda. Sembra aver osservato la luce della luna dalla luna stessa e da lì non essersene più andato. Tu sei la sua magia», mi riferii Alberica. Come al solito io arrossii.

Guardandomi Alberica, si intenerì e mi riferii parole che conoscevo fin troppo bene:

«Nelle profondità del cuore si nasconde un'apparente oscurità. Non indugiare, la strada potrà sembrarti tortuosa e lunga, ma è solo affrontando il buio che potrai raggiungere la verità».

Come faceva a conoscere il mio stato d'animo di quel periodo? Alessio le aveva riferito qualcosa sulla mia ricerca? E se si, cosa di preciso?. Avrei voluto chiederglielo subito. in cuore mio ero furiosa. Come aveva potuto tradire la mia fiducia?. Lei era sua madre ma io, allora, cosa rappresentavo? Quasi, ad aver percepito ogni singolo mio pensiero, mi sussurrò:

«Lui è più fedele di quanto tu, ora, non possa credere. Mio figlio conosce i tuoi segreti, li custodisce e li protegge come fa con te. In questa casa, però, anche i silenzi sanno comunicare. La rabbia ti sta facendo perdere di vista le cose importanti. Stai dimenticando qual'è la tua meta e dove vuoi andare. fermati. Sorvola sopra gli altri ed entra dentro te stessa. Nessuno potrà percorrere la strada al tuo posto. Dovrai farlo in solitudine. Lo so, ci vuole una buona dose di coraggio. Non ti preoccupare, a volte, neanche il male è come appare...»

Ho avuto come la netta impressione che anche lei, tra le righe, volesse dirmi qualcosa. Ma cosa? La frase finale faceva parte della filastrocca che mamma mi cantava quando ero bambina.

Era un caso?

No, non lo era.

La vita segreta di CarlottaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora