veleno

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Arrivai in cima stanca ed esausta, la rabbia mi aveva spinto verso la vita senza lasciare che, il mio sguardo, si abbandonasse al vuoto che mi portavo dentro.

Quando ritrovai l'equilibro sulle mie gambe, mi rimisi in piedi. Il vento soffiava da ovest e mi scompigliava i capelli resi crespi dal sudiciume che avevamo incontrato lungo il nostro viaggio.

Alessio rimase sorpreso dalla mia determinazione, lui, era ancora lì senza capire come avrebbe potuto ritornare a vedere la stessa luce che vedevo anche io. In un attimo, volsi lo sguardo intorno a me.

Tante sfumature di verde si confondevano con il marrone dei tronchi degli alberi. Alcuni, erano caduti e giacevano sul prato incolto. Con una forza che non sapevo di possedere trascinai la vecchia quercia, o quello che ne rimaneva, sulla riva scoscesa del precipizio e la feci cadere ai piedi di Alessio. Senza proferire alcuna parola, lui, incominciò l'ascesa verso il mondo dei vivi. Quando arrivò in cima, rispose al mio aiuto con un semplice gesto di assenso della testa.

Non mi riconosceva. Ai suoi occhi apparivo come una guerriera o un'amazzone e in lui trasparivano emozioni come eccitazione e timore in egual misura.

Fu in quel momento che, riflettendomi dentro il suo sguardo, capii e, ne ero consapevole solo in parte, che la vita stessa mi aveva negato della mia antica ingenuità.

La cattiveria del mondo mi aveva contaminato ed io, avrei dovuto camminare nel futuro con l'ampolla di veleno nella tasca centrale del cuore, a ritmo dei miei battiti e all'occorrenza, mi sarebbe servita come antidoto per disinnescare la sua malvagità.

La vita segreta di CarlottaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora