IL FUNERALE

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Era un mattino uggioso con qualche sprazzo di sole qua e là. Entrammo in chiesa. Era gremita di gente. Amici, colleghi e conoscenti riempivano ogni angolo. Tutti volevano rendere omaggio ai nostri genitori. Ognuno, aveva conosciuto e conservato un frammento di quello che, nell'insieme, caratterizzava Mamy e Papy. La gentilezza, il sorriso, l'altruismo e l'affabilità.

Tutti parlavano delle loro esperienze, di come, la loro vita fosse cambiata o migliorata conoscendo mamma, papà o entrambi. Offrivano il loro aiuto compassionevole, usando frasi di rito:

«Non ti preoccupare, tutto andrà meglio». «Il tempo guarisce tutte le ferite». «I tuoi genitori sono lassù, ti stanno guardando dal Paradiso e sono fieri di te». «Se avrai bisogno io sono qui».

Mia Nonna Geppa ha dovuto sopportare il peso di un figlio scomparso prematuramente. Come madre avrebbe preferito che lui sopravvivesse a lei e non il contrario. È sempre stata una donna indomita. Mio nonno era partito in guerra e l'aveva lasciata lì, sulla soglia della porta con l'unica promessa che non avrebbe potuto mantenere. Rivedere, un giorno, lei e il loro unico, figlio. Ed anche, allora, era riuscita a non crollare di fronte alle difficoltà che le si prospettavano davanti.

La vita l'aveva resa rude. Ma dietro quella durezza si nascondeva una persona fragile e molto dolce. Bisognava solo osservarla nei suoi molteplici gesti quotidiani e lei, si spogliava di qualsiasi cliché.

Ricordo che, quando ero piccola, andavo a trovarla. E stavo con lei interi weekend. La casa è sempre stata grande. Appena ti affacciavi fuori dalla porta, nel cortile, ti aspettavano i pulcini e le chiocce. Dietro, un grande appezzamento di terra conteneva le mucche ed i loro vitellini. Appena sveglia, Nonna, preparava la mia colazione con una bella tazza di latte appena munto e lo zabaione fatto con le uova delle sue galline.

Non ha mai avuto gesti eclatanti di affetto. Non ripeteva che mi voleva bene in ogni momento della giornata e non mi riempiva di baci, abbracci o pizzicotti sulla guance. Lei, sapeva trasmettere il suo amore per me, coltivandolo in ogni dettaglio. Mi osservava e sorrideva. Rispondeva a tutte le mie domande con pazienza e attenzione. Mi insegnava a vivere con coraggio e saggezza. Credo fermamente che, dopo tanti anni, lei abbia contribuito a rendere la persona che sarò in futuro, migliore.

Ora, siede accanto a me. Tra le sue braccia dondola Eliana. Il suo viso, apparentemente impassibile, è coperto dalla veletta nera che, nasconde le sue silenziose lacrime.

A nulla serve il conforto pubblico del prete. Che cosa può dire uno sconosciuto, di altri sconosciuti?. Il mondo si interroga, cosa ci potrà offrire, ora, il futuro. Due generazioni che ne hanno saltata una. E non si sa, se la prima, viva a lungo per accompagnare la terza, alla maggiore età.

Dopo un periodo che sembrò eterno, la messa finì. Quasi tutti si misero in fila per accomiatarsi con le loro condoglianze. Ben presto il brusio si disperse all'esterno della chiesa. Il silenzio e la solitudine ci accolsero come le migliori amiche di cui, in quel momento, avevamo bisogno.

Nessuno avrebbe osato dire che, lì, vi era stato un funerale. L'assenza dei corpi di coloro che avevamo perduto erano dispersi. Al momento dell'incidente sembrava che nessuno avesse guidato quelle auto ad un passo dall'ospedale. Eppure, Eliana, fu trovata incolume, pulita e avvolta in una coperta. Su di un lettino. Dentro il pronto soccorso.

Nell'indifferenza e nella confusione, qualcuno, l'aveva portata lì. La Dottoressa dell'accoglienza si era sporta dal suo bugigattolo e aveva intravisto quel fagottino che si muoveva. Si era avvicinata aveva sollevato Eliana dal lettino e qualcosa era caduto giù. Un ragazzo si chinò e raccolse quello che, sembrava un biglietto, e lo diede alla donna che prese in braccio la mia sorellina e lesse:

«Eliana è il regalo che ti accompagnerà per la vita e oltre.

Noi, saremo presenti in ogni istante della tua vita. Non sarai sola, anche, quando ti sentirai di esserlo.

Non ti preoccupare, Neanche il male è come appare...

Alla Nostra dolcissima Carlotta. Con amore mamma e papà».

Nascosta tra le pieghe della piccola trapunta c'era la busta che la conteneva, su di essa il numero di telefono di Nonna Geppa.

Ma chi e come, aveva portato fin lì, la mia sorellina senza essere visto da nessuno? Dove erano mamy e papy? e cosa voleva dire quel biglietto?

In cuore mio, sapevo che loro erano vivi. Ma allora perché sparire nel nulla senza avvisarmi prima? che cosa avevano da nascondere?.

Mille domande si fecero strada nella mia mente. Non trovai alcuna risposta, eppure, sono sempre state lì. Solo che allora, i miei occhi non erano ancora pronti per sondare la verità che vi era scritta fra quelle poche righe.

La vita segreta di CarlottaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora