La fuga

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Incominciai, determinata, ad andare avanti camminando verso l'ignoto. Di fronte a me il panorama mi regalava una fitta boscaglia tetra. Il coraggio di affrontare l'oscurità era più forte della paura di rimanere immobili sullo stesso posto in cui, qualche giorno prima, eravamo stati ingannati ed intrappolati.

L'istinto mi avvertiva che la spia aveva riferito la nostra fallimentare fuga a mio padre. Percepivo che, lui, stava pregustando la sua effimera vittoria. La sua malignità non aveva limiti, stava aspettando il momento opportuno per affacciarsi dalla sua posizione privilegiata e schernirci mentre noi eravamo in fin di vita, non sapendo che, in realtà, ci eravamo liberati.

Quale sarebbe stata la sua reazione?.

Mi inoltrai dentro quell'oblio nonostante la paura battesse nel petto. Sentivo i passi di Alessio seguirmi mantenendo una certa distanza. Mi stava osservando.

Ero piena di lividi e graffi ma il cambiamento poteva essere l'unico modo per cicatrizzare tutte quelle ferite che mi portavo dentro. Camminammo per non so quanto tempo senza proferire alcuna parola tra di noi. Quando la sterpaglia finii ci ritrovammo al confine di un territorio che non ci sarebbe più appartenuto. Sullo sfondo si estendevano campi aperti e colline. Le case e le fattorie in lontananza ci inducevano a non perdere la speranza.

Attraversammo il filo spinato e ci ritrovammo a raggiungere la libertà.

La verità ci averebbe raggiunto da lì a poco, sbrogliando la matassa che fino ad allora ci aveva intrappolati nel suo enigma.

La vita segreta di CarlottaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora