Vendetta

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Mio padre lasciò andare Alessio ma solo per un attimo giusto il tempo di spingere me di fronte a lui. Alessio puntava lo sguardo in avanti, camminava accanto a me, come se fosse il coraggio a spingerlo ma io sapevo, invece, quanto il terrore lo stesse logorando. Intrecciai la mia mano nella sua, era fredda ma la sua presa era forte. Mi osservava di sottecchi ed io capì, senza che lui pronunciasse alcuna parola, che mi avrebbe protetto anche a costo della sua vita.

Mio padre ci seguiva indifferente, sempre, con la pistola puntata alle nostre spalle. Come poteva, un uomo che mi aveva concepita, avere coltivato così a lungo il seme della cattiveria?. Mamma, nel suo diario, l'avevo descritto così bene: era forte e poderoso, un gigante come la rabbia che si portava dentro. Mi chiedevo come mai avesse nutrito tanto astio nei confronti miei e di mia madre. E Qual'era la sua storia?.

La sua voce rude si intromise nei miei pensieri e mi disse: «Se ti stai chiedendo il perché io sia diventato così crudele allora ti racconterò la Storia.

Mia madre all'età di sedici anni aveva conosciuto un uomo di vent'anni più grande di lei, era un vicino di casa. Appariva più giovane e sembrava suo coetaneo, si frequentavano di nascosto, puntualmente, gli incontri avvenivano vicino al vecchio porto abbandonato. Vecchi capannoni dismessi regalavano al luogo un'atmosfera lugubre, navi che avevano solcato i mari rimanevano parcheggiate come ruderi sulla battigia.

Fu proprio lì che costruirono la loro nicchia d'amore.

Nonostante la sporcizia e la ruggine il pensiero di appartenersi si insinuò nelle loro vite senza pensare a quali effetti collaterali potessero sopraggiungere in un futuro prossimo. Io fui il loro incidente di percorso, il risultato di un amore sbagliato.

Mio padre si era calato le braghe per seguire un mero istinto e mi madre aveva confuso il sentimento per una cotta adolescenziale. Erano tempi in cui il predestinato doveva chiedere la mano ufficializzandola al padre di lei, frequentarsi con pudicizia dove il primo e ultimo gesto concesso era un casto bacio sulla guancia. L'amore ai tempi di mia madre, era prezioso e allo stesso modo sotto gli occhi e i giudizi di tutti.

La povertà le regalava vestiti consunti, vecchi e usati. Io crebbi dentro di lei ed il suo corpo così minuto divenne robusto sotto il mio peso. L'uomo che, durante le notti d'estate le prometteva l'amore eterno, al primo accenno della mia presenza si era chiuso la cerniera dei pantaloni e si era allontanato in tutta fretta.

Lei fu lo scandalo della sua generazione ed io pagai la sua leggerezza con l'orfanotrofio. Fui abbandonato al mio destino appena lei, spezzò con le sue sudicie mani, il cordone che ci univa.

Dicono che la vicinanza al cuore di una madre ed il primo assaggio del latte materno dovrebbe trasmettere al bambino non solo la forza fisica, ma anche l'amore che li unisce. Gli permetterà un giorno, di affrontare le difficoltà della vita con i giusti anticorpi.

Mia madre mi ha negato anche questa possibilità. Si è liberata di me come faceva con la spazzatura. Nessun riguardo per un'altra vita solo il rimpianto di aver donato la verginità ad uno sconosciuto che l'aveva adulata e, successivamente, abbandonata.

Furono anni duri e spietati per me. Ho dovuto imparare a difendermi dagli stessi coetanei che avevano avuto la sfortuna di incappare nella mia medesima sventura. Sono dovuto crescere nell'indifferenza degli adulti.

Quella che tu chiami rabbia, in realtà, è odio verso il mondo. Tutti coloro che mi hanno illuso prestandomi frammenti di un amore che non è mai esistito si sono persi nell'asprezza del mio cuore.

Se non ho mai ricevuto Amore come posso regalarlo?»

La sua voce, inizialmente, truce e rabbiosa cadde sulla domanda celando un poco di tristezza e amarezza.

«Potresti imparare incominciando ad amare te stesso. Gli altri, percepiranno la tua serenità interiore e ne saranno attratti. Succede sempre così». Gli suggerii, dolcemente, io.

«Quando ho conosciuto tua madre ho provato qualcosa per lei. Come se avesse aperto un pezzo di cielo dentro le mie tenebre ed io potessi respirare nuovo ossigeno ma poi... Maledetta!, Mi ha voluto ingabbiare nella sua morbosa felicità. Lei aveva deciso di metterti al mondo senza il mio consenso. L'odio prese il sopravvento e giurai a me stesso che, un giorno, mi sarei vendicato.

E quel giorno, finalmente, è arrivato!»

La vita segreta di CarlottaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora