Capitolo 23

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Lucius

"Mia sorella è in servizio a quanto vedo." Constata Samael, guardandosi intorno tra gli umani. La verità è che io non ho la più pallida idea di cosa la demone della vita stia facendo, tanto meno dove si trovi in questo momento. Ho semplicemente deciso di deviare la mia via da verso la foresta, a dove vivono gli umani, non avendo molta voglia di passare del tempo con la sola compagnia della morte, cosa che trovo al quanto moribondo. Che sciocchi che sono gli umani, non si accorgono di quanto siano in pericolo nemmeno quando sono a pochi passi dalla morte e dal figlio di Satana. È esilarante, spesso anche pietoso notare quanto siano ciechi. "Uh! Delle mele rosse!" Esclama l'angelo con voce infantile e occhi bramosi. "Me ne compri una?" Mi chiede, afferrando il frutto che appare più rosso e più succoso da una delle casse esposte in un negozio di un fruttivendolo.

"Dovresti esser benissimo capace di comprartelo da solo. Sei benestante anche tu." Constato con tono infastidito, ma la morte non appare voler demordere.

"Ma lo sei anche tu. Su non esser uno spilorcio come tuo padre." Mi punzecchia la morte. Io non ho intenzione di spendere un singolo centesimo per questo corvaccio del malaugurio.

"Non vedo perché io debba spender i miei soldi, quando so benissimo che tu ne possiedi altrettanto. Poi potrei benissimo sprecare il mio danaro per cose decisamente più utili di una mela, un frutto che nemmeno ti serve, perché non ti porta alcun nutrimento." Ribatto a mia volta.

"Ma sono un tuo caro vecchio amico, a cui il minimo che puoi donare è il peccato della gola." Amico non direi per niente, piuttosto è una persecuzione. Alla fine dopo un breve battibecco pago io quella dannata mela a un vecchio umano, che è il proprietario del negozio. Non avevo bisogno di un altro Astaroth, l'unico che ho, neanche lo sopporto. Mentre camminiamo tra gli umani, i miei pigri occhi vengono catturati da una vecchia decrepita, che tossisce rumorosamente.

"Povera donna! Ha come massimo un anno di vita." Mi informa Samael, dando un morso vittorioso alla mela che ha ottenuto.

"Tu come lo sai?" Chiedo, sentendomi immediatamente stupido per tale domanda. È l'angelo della morte, ovvio che egli sa di queste cose, ma essere a conoscenza e ricordarsi della lunghezza di vita di ognuno, questo è ciò che non riesco a spiegarmi, come fa a tenere a mente tutto?

"Sono l'angelo della morte, è mio compito sapere queste cose." Risponde da copione Samael. "Quel giovincello se continua a fumare così, finirà per accorciare la sua longeva vita." Aggiunge poco dopo, facendo guizzare il mio sguardo verso un ragazzo con una sigaretta in mano.

"Come fai?" Domando curioso, lui rivolge le sue iridi feline verso la mia direzione con quell'espressione neutrale e allo stesso tempo pieno di stupore. Rimane a fissarmi per lunghi ininterrotti minuti, che porta il suo gesto ad apparire raccapricciante e strano in senso negativo, poco dopo con lenti, ipnotici movimenti l'angelo porta la mela verso la bocca, continuando a fissarmi con quelle sue iridi dorate che giocano tra il nocciola e il castano, mentre da un lentissimo morso al frutto, facendo anche risuonare il rumore del gesto a rallentatore. "La smetti di fare così?! È agghiacciante!" Esclamo, mentre lo osservo con espressione inorridita.

"Smettere di fare cosa?" Domanda Samael con spaventevole lentezza, continuando a fissarmi con insistenza e dando l'ennesimo morso in quel suo raccapricciante modo di prima a quella dannata mela, che adesso mi pento ancor di più di avergli comprato.

"Se non smetti di fare così, mi riprendo la mela." Lo minaccio e questa mia frase sembra scongelarlo, portandolo a spostare lo sguardo dal mio viso alla strada di fronte con gli umani che la occupano qui e lì.

Return of The PastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora