Capitolo 43

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♦Luna

Aperto la busta della lettera e tirato fuori da essa il contenuto che vi è, rivolgo un altro sguardo in direzione dell'immacolata busta che non sembra sostenere alcun nome o firma che mi possa far intuire chi possa esser il mittente di tale lettera. Ritorno con l'attenzione rivolta in direzione del pezzo di foglio e inizio a leggere, sperando che le parole in essa possano chiarire almeno parte dei dubbi che mi pesano nella mente.

Non sarò un genio a scrivere, ma di certo scrivo meglio delle citazioni mal fatte di quell'ingordo di un demone qual'è Astaroth, la cui bocca dovrebbe esser utilizzata solo per mangiare e non per altre blasfemie come il conversare. Ti scrivo questa lettera, perché come mi accusasti tu una volta, io sono un codardo e tuttora mi ritrovo a esser incapace di starti di fronte e dirti le seguenti parole di persona. Non ho mai detto di esser la persona più buona di questo mondo, né sarebbe mai giusto arrecarmi tale titolo, ma ciò non giustifica tutto il male che ti ho inflitto. Mi odio per averti puntato il dito contro così in fretta, credendo che mi nascondessi qualcosa, quando tu stessa eri nell'oblio della vera identità del presupposto straniero. E mi odio ancor di più per il fatto che dopo tutto questo tempo sono ancora geloso di un'anima morta che dovrebbe semplicemente esser lasciata in pace. Sí, Luna sono ancor geloso di James ed è un sentimento che ti logora da dentro, facendoti sentire come se corrosivo acido stesse fluendo nelle tue vene, bruciandoti vivo, con il suo lento indiretto avvelenamento. Sono invidioso del fatto che quelle tue rosee, vellutate labbra non siano state baciate soltanto dalle mie di labbra; sono invidioso del fatto che quella tua soffice pelle diafana non è stata toccata solo dalle mie mani. Non riesco a sopportare l'idea che egli abbia potuto assistere a quelle rare lacrime che ti colano lungo le guance e consolarti per il tuo malessere; ma sopratutto più di tutto non riesco a sopportare l'idea che tu sia appartenuta a qualcun altro che non sia stato io. Non so nemmeno perché ti sto ora scrivendo o blaterando di queste cose senza senso, quando il punto di tutto ciò è il fatto che volevo dirti soltanto che mi manchi e che questo distacco temporaneo, che si è creato tra noi mi sta ora lentamente uccidendo un po' di più, secondo dopo secondo, facendo apparire di fronte i miei occhi il tempo in cui sono stata separato da te, un'infinità. Mi son sempre detto cosa ho mai fatto di buono perché il mio cammino si incrociasse con il tuo, poiché io non saprò meritarti nemmeno tra cento vite, ma poi ho realizzato che tu sei la mia punizione, sei ciò di più etereo ci possa essere e che io non potrò mai avere, per quanto possa bramarti o lottare per ottenerti, perché semplicemente sei troppo, perché semplicemente non ti merito. Luna, sei la mi benedizione e la mia maledizione allo stesso tempo e nonostante ciò, non riesco a desiderarti di meno. Non c'è giorno che passi io cui non mi senta in colpa per tutti i mali trattamenti che ti ho inflitto e non c'è giorno che passi in cui non mi chieda, perché mi sia stato concesso la grazia della tua compagnia, nonostante il modo in cui ti ho trattata. Non ho mai voluto così tanto qualcuno come io bramo te, sarei disposto a cadere con te per un attimo di pura inebriante estasi, anziché vivere nella tortura di non averti per il resto dell'eternità. Ho sempre studiato fin da bambino varie figure mitologiche e la loro storia dietro e mi son sempre chiesto il perché la figura di Icaro abbia voluto rischiare il volo, quando poteva rimaner coi piedi per terra al sicuro. Perché ha rischiato la caduta per un attimo di libertà? Al tempo credevo che il motivo dietro a ciò fosse dovuto al fatto che egli fosse un umano e gli umani spesso non valorizzano la propria vita, proprio perché sono destinati alla morta un giorno in ogni caso; ma in questo momento che ti sto scrivendo, i miei occhi sono stati aperti a una nuova interpretazione. Che uno sia mortale o immortale, siamo tutti attratti e legati da ciò che ci rende liberi, nonostante la cosa ci porta a ribellarci contro la natura. Perché per un momento di viva esultanza siamo tutti disposti a cadere, per poter aver un assaggio di quel paradiso vero che nessuno in realtà ha mai visto, né i cieli né gli inferi posseggono tale cosa, è nei gesti o nelle persone che ci portano all'apice della felicità che troviamo tale pezzo di paradiso che a sua volta ha un prezzo caro da esser pagato. E mi chiedo adesso se sia per tale estasi di libertà che Lucifero abbia preferito la caduta al servire i cieli per il resto dei suoi giorni. Ti sto scrivendo tutto ciò per dirti che il mio pezzo di paradiso c'è l'hai tu e che per te sarei disposto a rinunciare corona e regno per divenire un principe senza scorta né impero, se ciò è il prezzo che devo pagare per vivere quell'attimo della mia caduta e non m'importa chi sia tuo padre o tua madre o cosa abbiano fatto e se tu sia un ibrido o meno, sei ciò che più bramo a questo mondo e nulla potrà mai farmi cambiar idea, perché tu per me resterai sempre e soltanto Luna. Sei per me il sole che Icaro ha tanto bramato di raggiungere, cadendo dopo l'estasi di esserti fatto accarezzare dai raggi brillanti di una stella.

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