Return of The Past

Capitolo 39

Osservando la scena tra Michele, Lyen e Tenebrus, l'angelo perduto non può credere che la loro fine sia giunta in questo modo e per di più così velocemente. Tutto lo scenario è talmente straziante che a Luna vien difficile mantenere lo sguardo su di esso. Come può il serafino dalla chioma color sabbia esser così crudo, non aver alcuna pietà, eppure egli è la stessa persona che nella realtà dell'angelo perduto governa i cieli. Qui in questo momento c'è qualcosa di estremamente innaturale, sbagliato. Luna chiude gli occhi incapace di continuare a guardare la fine dei due senza aver modo di aiutare a cambiare i loro destini che sono stati già scritti. In questo cacofonico pandemonio per qualche strana, innaturale ragione, Luna riesce a udire la spada di Michele esser scagliata attraverso l'aria circostante. L'angelo perduto rimane lì immota per vari secondi, ancora impotente dall'affrontare quella brusca realtà. Quando finalmente né ha il coraggio, quasi le si mozza il respiro, quando nota che Lyen si è alzata in piedi e messa di spalla al suo attaccante, per fare da scudo umano a Tenebrus. La lama è stata scagliata sulla sua spalla dalla cui ferita inizia presto a sgorgare sangue in modo copioso, quest'ultima ha un'espressione di sofferenza che le attraversa il viso, mentre cade in ginocchio per il dolore, sotto lo sguardo sbalordito dell'oscuro angelo, il quale è adirato con se stesso, per non essere riuscito a fermarla da tale avventata azione. Michele la osserva con espressione tradita e pieno di acredine. Egli solleva la spada dalla ferita di lei, invece di affondare la lama, guardando con ribrezzo il suo sangue che imbratta la spada.

"Perché?" Le domanda Tenebrus, cercando di alzarsi per raggiungerla, ma una violenta fitta allo stomaco gli impedisce tale gesto. Lyen gli sorride con semplicità per rassicurarlo e cercare di alleviare il tormento sul viso di lui senza però dare alcuna concreta risposta.

"Stavolta non mancherò di uccidere entrambi." Asserisce con fermezza Michele, il quale ha già rialzato la spada, pronto a riattaccare nuovamente e a porre una volta per tutte questo colpo finale. Luna avrebbe voluto urlare, attirare l'attenzione di qualcuno su quello scenario e aiutare le due povere vittime, ma i suoi clamori sarebbero state grida a vuoto e in quel pandemonio attorno, dove ognuno è fin troppo assorto a combattere la propria battaglia per salvare il proprio respiro, per rendersi conto di ciò che sta succedendo agli altri. Come può l'Altissimo lasciare che avvenga tutto ciò tra i suoi figli?

Luna distoglie lo sguardo nuovamente e recita: 'Vale fortibus militibus. Invenistis vestrum portum, spes et fortuna valete.' [Tradotto dal latino: 'Addio prodi guerrieri. Avete trovato il vostro porto, dite addio a speranza e fortuna.'] L'angelo perduto è ben consapevole del fatto che nessuno avrebbe potuto udirla, eppure sono parole che andavano comunque dette. È l'inizio della fine. I preziosi attimi che avrebbero da adesso in poi segnato il corso dei futuri eventi, stanno iniziando a scorrere con tortuosa lentezza. Il suono della lama che spezza attraverso quell'aria notturna, risuona nuovamente alle orecchie di Luna, la quale si è già rassegnata all'inevitabile. È per tale battaglia che quest'ultima non ha mai potuto incontrare Tenebrus e Lyen. Un suono di spade che si incontra, come di due pezzi di metallo che stridono tra di loro, spezza lo stato di trance in cui l'angelo perduto è entrata. Quando ella ritorna lo sguardo verso il campo di battaglia, nota con sorpresa che ancora una volta il colpo finale di Michele è stato impedito. Lucifero ha respinto la lama di quest'ultimo con la propria. Il portatore della luce ha il respiro affannato di chi ha corso a perdifiato contro il tempo per fermare l'inevitabile. Ha il viso impregnato di sudore come anche il petto, e una collera crescente che pompa veloce attraverso le sue vene, caricandolo di adrenalina, mentre guarda iracondo il suo avversario con le iridi più gelide che mai, prendendo la familiare conformazione a cui Luna è abituata.