Capitolo 42

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♦ Luna

È stato un'agonia lasciare Lucius dopo che mi ha rassicurata in un modo che non credevo fosse possibile da parte di un demone, ma sopratutto da parte di una creatura che è stata a lungo sotto le presupposte cure di Lucifero; ma era necessario, quasi obbligatorio il fatto che lo lasciassi andare dopo quell'intimo contatto di un abbraccio condiviso tra due anime che hanno avuto il coraggio di mettersi a nudo di fronte l'altro. Era necessario che me ne andassi perché troppi sono i pensieri che pullulavano nella mia mente, troppi sono le incognita che stavano rodendo i miei neuroni, troppi erano i sentimenti che stavo provando e il tutto rischiava di portarmi alla pazzia. Avevo e ho bisogno di un momento in completa solitudine per cercare di sciogliere la matassa di fili intricati che la mia mente è finita per formare con l'arrivo di tutte queste nuove informazioni. Sono o non sono un mostro? È giusto o meno che io esista? Da quando il mio mondo si è intrecciato con quest'esistenza ultraterrena, non ho fatto altro che scoprire atrocità, sopratutto riguardanti me; è quasi surreale quanto la verità possa finire per accecarti così tanto da farti bramare indietro l'oscurità della menzogna. Quanto vorrei che James non fosse mai morto, perché è da quell'esatto momento che la realtà così come la conoscevo ha iniziato a flagellarsi pian piano fino a renderlo così distorto da rendere irriconoscibile il mondo in cui vivevo un tempo. Se potessi far avverare un solo desiderio, sarebbe quello di poter continuare a vivere la vita di un tempo, quella prima che James morisse, quella prima che io scoprissi di essere l'angelo perduto, quella prima di tutte le sventure che sto patendo. 'Sono un ibrido la prole nata dall'unione di un angelo e un demone', sto continuando a ripetere tale frase più e più volte nella mia testa come un disco, quasi per accettarmi che ciò che sto vivendo sia la realtà e non chissà quale strano incubo, ma dall'altro lato continuo a ripetermi tali parole con la speranza di far perder ad essi significato. Non sono nemmeno se rimaner delusa o meno dal fatto che mio padre dovrebbe esser Tenebrus, uno dei due serafini supremi di un tempo lontano. Da ciò che ho estratto da quelli che appaiono ricordi trasmessi nel diario, quest'uomo non appare esser una cattiva persona, o per lo meno non appare altrettanto crudele e senza scrupoli quanto Lucifero, eppure da quando l'ho visto dalla prima volta egli appare avere quel nonché che non mi porta a fidarmi di lui completamente. Egli porta attorno a sé un sorta di aura sbarazzina, illusoria che ti induce a dubitare di quest'ultimo, quasi rendendoti consapevole del fatto che la sua luce attorno sia ingannevole e artificiale. Allo stesso tempo mi vien da credere che se è stato allontanato dagli inferi, allora vuol dire che ha fatto qualcosa che a Lucifero non andava bene, il che è solitamente una cosa positiva, come per Morgana e Astaroth che sono stati a lungo sotto esilio, nonostante non abbiano gravi colpe a mio parere. Ma poi com'è che tra i due supremi serafini, proprio Lucifero sia divenuto il sovrano degli inferi, nonostante Tenebrus appaia esser più adatto per l'aspetto e il ruolo avuto in precedenza? Cos'è successo dopo la caduta? Sono quasi tentata di prendere il diario e immergermi un'altra volta tra i ricordi del passato alla ricerca delle riposte ai miei interrogativi, ma temo il fatto che questo tuffo nel passato mi possa destabilizzare soltanto di più, portandomi a conoscenza di verità che in realtà preferirei non sapere. Al momento non so più cosa pensare di ognuna delle persone che mi circondano, gli antagonisti non appaiono più esser così perfidi e ai buoni sembra esser comparsa un'aura oscura attorno, le carte in tavola appaiono esser state rivoltate, cambiando completamente la rotta della partita verso una direzione ignota. A questo punto non so più a chi credere e di chi fidarmi, l'unica cosa di cui son certa è dell'inguaribile appetito di quell'ingordo di Astaroth, son certa che tale fatto non sia mai mutato negli anni e forse è l'unica certezza a cui io possa aggrapparmi.

Mi ritrovo adesso poggiata nel seggio posto di fronte la toeletta il cui specchio ha la mia immagine riflessa, che sto fissando senza realmente guardarlo da un lasso di tempo indeterminato. Ho una spazzola in mano con cui sto pettinando la chioma argentea con gesti robotici in un preciso ritmo meccanico, nonostante i miei capelli siano ormai ben pettinati da lungo tempo. Tale gesto stranamente mi porta quasi a rilassarmi ed è proprio per questa calma che mi ritrovo adesso a continuare questo maniacale gesto, nonostante non sia più di alcuna utilità. Mi vien quasi da pensare che adesso io stia recitando la parte di Raperonzolo che rinchiusa in una torre senza alcuna via d'uscita, si ritrova spesso a pettinarsi la lunga, bionda chioma di fronte uno specchio, magari contando fino ad arrivare a cento spazzolate. Ma l'ironia della sorte vuole che Raperonzolo riesca a salvarsi dalla sua condizione di prigionia grazie a un principe, mentre nella mia realtà, la condizione di prigionia mi è invece stata imposta da un principe. Un sorriso appare per tingere le mie labbra a tale pensiero, dando un ulteriore tocco apatico al mio viso senza espressione. C'è anche da dire che da una torre uno può sempre fuggire, ma se la tua reclusione è invece la realtà, allora come si fa? Come ci si scappa da essa? Esiste una via di fuga da essa o siamo destinati a sopportalo per l'eternità? Ci sarebbe la morte come forma di evasione da questa condizione, ma in quel caso il presupposto principe salvatore sarebbe Samael, il quale non mi appare un personaggio per niente adatto per tale ruolo. Continuo a pettinare la mia chioma argentea ormai cresciuta abbastanza dal taglio che le recai tempo addietro; lascio che le mie dita scorrano lungo questa morbida matassa priva di nodi, mentre nel silenzio di tomba che c'è attorno, tale fruscio prodotto dalle mie gesta, appare esser l'unico suono udibile nel raggio di lontani miglia. È tutto così tranquillo, così quiete e io sono così estremamente stanca, così esausta, le palpebre mi appaiono così difficili da tener aperte ora come ora, le mie membra sembrano volersi lasciar andare, mentre le spazzolate lungo la mia chioma sono sempre più lente, facendomi apparire il gesto sempre più faticoso da continuare. Vorrei solo potermi lasciar andare tra le braccia di Morfeo per poi non dovermi risvegliare mai più...

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