Capitolo 45

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L'angelo perduto ha riaperto gli occhi, ritrovandosi ai piedi di un manto verde in una landa desolata che dell'antico paradiso non ha alcun tratto, rendendo il panorama inconsueto e sconosciuto, portando Luna a sentirsi un po' persa all'inizio; ma quest'ultima se è alla ricerca di informazioni, non può permettersi di crogiolarsi in un punto fermo, deve muoversi e così ha iniziato a fare, dopo i primi attimi di esitazione. Mentre la figura argentea si immerge in tale cammino in questa landa desolata, ella si inizia a chiedere se questa terra selvatica sia il luogo che presto sarebbe stata abitata dagli umani. Il vento ha iniziato a soffiare una fresca brezza attorno, ma Luna non può realmente percepirla sulla propria pelle, può soltanto immaginare le sensazioni che tale soffio della natura le avrebbe procurato. Il cielo non ha più la monotona serenità celeste del paradiso, al contrario ha un manto di nuvole grigie che rendono la sua superficie plumbea e in parte anche perlacea, ma triste e oscura in questa sua uniforme e accecante luminosità, quasi come se fosse sul punto di piangere per i figli caduti. Guardandosi attorno, l'angelo perduto riesce a vedere una pianura che si distende all'infinito ininterrotta da niente, in attesa della sua futura devastazione, della distruzione di questa perfezione, fino a rendere questa landa irriconoscibile. Pochi sono i raggi che fuggono attraverso il manto di nuvole che si distende sul cielo, ma i raggi sono così miseri che Luna dubita portino chissà quale calore o che provochino chissà quale differenza. È tutto così cupo, fosco, lugubre, ma sopratutto malinconico; la battaglia in paradiso si sarà anche concluso, ma non sembra aver portato alcuna pace tramite essa, dove entrambi i lati bellici sembrano aver perso da ambedue le parti, poiché non c'è quella gioia e quella leggerezza di vita che una vittoria in tal caso avrebbe portato. Chi si è ribellato scegliendo la caduta, ha perso la propria casa, chi è rimasto in paradiso ha tra le proprie mani cenere e resti di una casa devastata. Entrambi hanno perso amici e fratelli, ma sopratutto i pilastri tramite cui si facevano guidare, ritrovandosi adesso in balia di una facciata delle due presenti in una moneta. Finalmente la vista di Luna riesce a contornare delle figure di esseri viventi, confusi in una massa informe tra persone ancora per terra doloranti, che si lamentano delle pene procurate delle varie ferite e altri già in piedi pronti a entrare in questa nuova fase della loro vita, altri ancora appaiono esser in ginocchio con le mani immerse in quella che sembra esser luminosa cenere scura mista a erba, con il volto sofferente di chi è in lutto per aver perso una persona cara e tra di loro c'è anche chi ha il viso contornato di lacrime, non riuscendo a trattenerle come un guerriero che si rispetti avrebbe fatto. Osservando questa pietosa scena, Luna non riesce a vedere alcun'emblema che possa far pensare a uno che questi siano gli uomini e le donne vittoriosi; si sono ribellati, bramando la libertà, ma soffrono adesso per ciò che hanno dovuto sacrificare per questo momento. Hanno scelto la caduta invece di continuare a servire in paradiso per il resto dei loro giorni. Si può percepire anche il senso di colpa che affligge alcuni per avere le mani macchiate del sangue dei loro compari di un tempo, per aver dovuto massacrare a sangue freddo, con un'anima priva di emozioni. In questa massa informe di persone dalla chioma scura con un viso adornato da iridi ombrose, l'angelo perduto non riesce a riconoscere alcuna figura familiare, mentre si fa spazio tra di loro, analizzando chi vi ha dintorno, riuscendo soltanto a provare pietà per i caduti. C'è chi cammina tra questi alla ricerca di un amico o un familiare, ritrovandosi a gridare fino a rimanere a bocca asciutta e senza risposta, c'è chi addirittura striscia per raggiungere la persona cara. Luna non riuscendo a sopportare questa pietosa vista, cerca di distogliere il proprio sguardo come meglio può o tentando per lo meno di non fissare troppo a lungo tali morbose figure che se non hanno ricevuto cicatrici permanenti nel corpo, li avranno a vita nell'anima. Forse tutta l'eternità non basterà mai per dimenticare questo tormento, il tempo riuscirà soltanto a rendere il tutto più sopportabile. Visto da questa prospettiva, l'immortalità non sembra più esser qualcosa di così sublime, sarebbe infatti più semplice porre fine a queste angosce richiamando la morte in un solo colpo. Finalmente le iridi argentee dell'angelo riescono a cogliere un paio d'ali, anzi l'unica figura che sembra esser ancora in possesso del marchio del paradiso, con l'eccezione che invece di esser candidi, essi sono color onice come piume di un corvo che raccolgono oscurità anziché luce. La figura in possesso di essi si trova in piedi, rivolgendo le spalle ai caduti e con il capo rivolto verso il cielo in un'espressione indecifrabile in tutta la sua rigida e austera postura con la chioma nera che svolazza contro il vento e la camicia aperta, mostrando il muscoloso petto con una cicatrice ormai già ben definita, non patendo né freddo, né dolore contro il pungente freddo del vento della natura, una brezza così fresca da apparir strana da sentire sulla propria pelle, poiché in paradiso il gelo o un afoso caldo non sono mai esistiti, c'è solo quella tiepida temperatura che rende l'aria piacevole con qualche notturna brezza per dare un'essenza di freschezza. Solo una volta che è abbastanza vicina, Luna nota la figura ancora per terra in posa supina che sembra esser tuttora sofferente ed è solo a un secondo sguardo che l'angelo perduto constata il fatto che anche questa persona è ancora in possesso delle sue ali che al contrario del suo compare non sono scure come piume di corvi, ma nemmeno candide come nuvole in un ciel sereno, essi sono invece color cremisi come il sangue, simboleggiando a suo modo morte e atrocità.

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