47. Anna

2.2K 138 14
                                    

Il mattino dopo mi sveglio intontita. Ho dormito male tutta la notte, dopo aver letto il messaggio della buonanotte da parte di Jack. Il pensiero di lui e Dos a casa da soli, senza di me, mi ha stretto il cuore. Però sono ancora arrabbiata e non ho nessuna voglia di vederlo.

A colazione parlo poco e sono contenta del fatto che Elena sia già uscita per andare a scuola. È assillante quando si tratta di me e di Jack. Vuole a tutti i costi che faccia pace con lui, anche se non sa cosa sia successo tra di noi.

Posso perdonare questa volta Jack, ma cosa farò nel caso dovesse continuare a non sopportare i miei amici? Non che me ne siano rimasti molti adesso che ho perso Giulia.

Sono così triste. In questo momento sarebbe la prima persona che chiamerei per confidarmi e chiedere consiglio, invece non posso, perché lei non ne vuole più sapere di me.
Tutta colpa di Jack.
Una vocina nella mia testa mi rimprovera, dicendomi che se non fosse stato per lui non avrei questa Peugeot praticamente nuova fiammante per andare al lavoro, ma la mia testardaggine la mette a tacere. Mentre guido senza prestare troppa attenzione fino alla Tana delle Storie mi sembra quasi di avvertire Jack al mio fianco, che è lì per lì per rimproverarmi della mia imprudenza e mi rendo conto di quanto a fondo la sua presenza mi sia entrata in profondità. Ancora una volta soffoco i miei sentimenti, concentrandomi sulla mia rabbia nei suoi confronti.

A metà mattina arriva un nuovo ordine di libri e mi accingo a trasportare dentro gli scatoloni, dato che il corriere aveva un'altra consegna urgente e non ha potuto portarli all'interno. Sì, diciamo che non ne aveva voglia.
Sento una voce che mi fa sussultare.
«Hai bisogno di una mano?»

È Jack, con Dos al suo fianco, che scodinzola felice.
«Ciao tesoro mio» saluto il cane e gli do una grattatina sotto il mento e dietro le orecchie, ignorando l'uomo al suo fianco, ma non il mio cuore che batte più velocemente.
Torno al mio lavoro e sollevo il primo scatolone.
Quando lo poggio a terra nel retro della libreria mi accorgo che Jack mi ha seguita, con in mano un altro scatolone.
«Ti ho già detto varie volte di non portare Dos in libreria. Potrebbe combinare dei disastri, ora che è cresciuto» dico, senza guardare Jack in faccia e andando fuori.
Lui mi raggiunge e mi prende l'ultimo scatolone dalle mani.
Ignorando il suo gesto, torno dentro, recupero il taglierino e mi metto ad aprire le scatole, per spuntare dall'elenco i libri contenuti.
«Ti aiuto, così finisci prima.»
«Non ce n'è bisogno.» Continuo nel mio lavoro, senza guardarlo.
«Questa libreria appartiene a me quanto a te, è mio dovere» risponde e colgo un accenno di ironia nella sua voce. Sta cercando di farsi perdonare.
«Veramente, è più tua che mia, quindi sei il mio capo. E il capo, si sa, non lavora mai» ribatto con tono secco e gli lancio un'occhiataccia con il desiderio di incenerirlo. In cambio ricevo uno sguardo sorpreso.

Quanto adoro quegli occhi azzurri. No, li detesto, non sopporto la loro vista. Voglio che spariscano con il loro proprietario, in questo momento.

«Lascia che ti aiuti lo stesso» insiste Jack.
«No, vattene. Lavoro meglio da sola.»
«Anna, sii ragionevole. Smettila di fare la bambina.»
Mi afferra un polso e mi toglie il taglierino di mano.
«Parla con me. Ieri non mi hai nemmeno dato la possibilità di spiegarti.»
Mi prende il mento e mi costringe a guardarlo negli occhi.
È troppo vicino, se fa così non riuscirò a indurire il mio cuore ancora per molto.
«Cosa dovresti spiegarmi? Che sei andato a spifferare tutto a Giulia per farci litigare? Per colpa tua non mi parla più, stronzo!»
«Vuoi stare zitta?»
Mi stringe forte a sé, togliendomi il respiro.
«Lasciami andare!» continuo io, tentando di sottrarmi al suo abbraccio, ma lui è più forte di me.
«Amore mio. Perché dobbiamo litigare? Mi dispiace per quello che è successo con Giulia. Credimi, se avessi potuto evitare di dirglielo l'avrei fatto.»

Sento qualcosa sciogliersi dentro il mio petto e scoppio a piangere. «Non vuole più parlarmi. Non capisce che io l'ho fatto per il suo bene. Sono arrabbiata! Io ho solo tentato di aiutarla e quella scema mi ricambia così» mi sfogo, mentre Jack mi tiene stretta a sé. Gli bagno la maglia con le mie lacrime.

«Tutto a posto?» mi domanda, quando mi sono calmata, un paio di minuti dopo.
Annuisco, tirando su col naso. Lui mi porge un fazzoletto di carta.
«Grazie» mormoro, poi mi soffio il naso in maniera per niente elegante, chiedendomi come faccia a non scappare a gambe levate davanti a una matta come me.
«Stasera torniamo a casa insieme?» domanda semplicemente.
Sto per rispondere di sì, che tornerò con lui, che mi è mancato tantissimo, quando sento un tonfo rumoroso.
«Dos!» esclamiamo in coro io e Jack, poi ci guardiamo e scoppiamo a ridere, davanti all'espressione indifferente del cane che ha appena fatto cadere una pila di libri. Non appena ci avviciniamo per sistemare il disastro che il Bovaro ha combinato, lui mi salta addosso tutto scodinzolante e cado con il sedere per terra perché non me l'aspettavo.
«Eri gelosa dei tuoi amati libri, volevi assaggiare anche tu il pavimento in legno della Tana?»
«Stai zitto, che tu la Tana la conosci meglio di tutti, dato che sei un Weasley!»
Lui mi porge una mano e mi aiuta a rialzarmi in piedi, mi scocca un bacio sulle labbra, poi mi sussurra: «A te piace leggere, quindi sei la mia Hermione. Che ne dici se dopo a casa mettiamo in scena una delle parti hot che la cara J.K. non ha mai scritto?»
«Solo una?» ribatto, ricambiando il suo bacio con trasporto.
È di nuovo tutto a posto tra me e Jack, il litigio è ormai dimenticato.

Il weekend alle terme vola in un attimo. Ci concediamo due giorni di completo relax, controllando il cellulare solo lo stretto necessario per sapere se Ettore sta bene e con lui anche Dos, che gli abbiamo affidato.
Massaggi, vasche termali immerse nella natura e coccole tra le lenzuola, un mix perfetto per me e Jack. Mi sento davvero felice con lui e maledico il mio caratteraccio che spesso mi fa causare dei drammi da questioni di poco conto.

Stiamo per lasciare la camera dell'hotel dove abbiamo soggiornato, quando Jack si blocca.
«Ho dimenticato una cosa in camera, aspettami qui» mormora, poi mi scocca un bacio sulla guancia.
Controllo i messaggi sul cellulare e cerco il numero di Ettore, per vedere come stanno lui e Dos.
Non faccio in tempo ad avviare la chiamata perché sento che Jack mi chiama, dall'interno della stanza.
«Arrivo» rispondo e ripongo il cellulare nella borsa, poi rientro.
Quello che mi trovo davanti agli occhi mi lascia senza parole: Jack è inginocchiato sul pavimento, al centro di un cuore fatto di petali di rosa gialli, che è uno dei miei colori preferiti. In mano regge un anello.
«Anna, vuoi sposarmi?» mi domanda, serio. Noto che le sue mani tremano leggermente per l'emozione.

Io sono interdetta. Fino a un anno fa non lo conoscevo nemmeno, si può dire che io mi sia innamorata di lui da un giorno all'altro e che quello dopo ancora abbia accettato di andare a vivere con lui. ci sono stati più momenti negativi con lui in questi mesi che con chiunque altro in tutta la mia vita. Vale anche per il discorso inverso, perché quello che mi ha fatto provare Jack non l'avrei mai nemmeno immaginato. Mi ha regalato tanta gioia, immenso amore e non passa giorno in cui non trovi il modo di farmi sentire speciale.
Mentirei se dicessi che non ho mai immaginato una scena del genere, che non mi sia mai soffermata a fantasticare su noi due come marito e moglie, nonostante siamo insieme da così poco.
Il mio cuore conosce la risposta che dovrei dare, ma il cervello sta soppesando le possibilità nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto.

«Ho esagerato?» chiede Jack, accennando un sorriso.
Questa è l'espressione che vorrei vedere ogni giorno al risveglio, i suoi gli occhi che desidero mi guardino con affetto e desiderio e le mani che reggono l'anello, un diamante come avrei solo osato sognarne, sono le uniche che cercherei nel momento del bisogno.

«L'idea dei petali è stata di Claire, ha detto che era una cosa carina...»

Non voglio sentire neanche per un attimo di più l'incertezza nella sua voce, quindi, con le lacrime agli occhi rispondo: «Sì, certo che voglio sposarti... Giacomo» aggiungo. Ogni volta che lo chiamo per nome mi batte forte il cuore, perché quelle tre sillabe identificano l'uomo con cui desidero trascorrere il resto della mia vita.

***

Ciao a tutti! Spero che questa parte vi sia piaciuta. Come mi è successo per la storia di Tom e Claire, anche con questa mentre proseguivo con la pubblicazione su Wattpad, grazie ai vostri commenti, ho riflettuto su alcuni aspetti e sto sistemando delle cose. L'ultima parte del capitolo infatti l'ho scritta ex novo proprio oggi, fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie di tutto, come sempre!

Alla prossima,

Maria C Scribacchina

Foto, bugie e melodieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora