49. Anna

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È una soleggiata mattina di fine giugno e mi trovo in libreria con un paio di clienti e Gabriele, il ragazzo che ho assunto come aiuto.
«Anna, abbiamo ancora delle copie dell'ultimo libro di Ken Follett in magazzino?» mi domanda, dall'alto del suo metro e novantacinque. Si passa una mano tra i capelli scuri che sono perennemente scompigliati, come se si fosse dimenticato di pettinarsi la mattina, poi si sistema gli occhiali sul naso. «Sì, le ho viste giusto poco fa, vado a prendertele.»
«Ci penso io» ribatte lui e si avvia con la sua andatura dinoccolata. La prima volta che l'ho visto, quando si è presentato, un paio di giorni dopo che avevo messo un annuncio sulla vetrina della libreria, non mi aveva fatto una grande impressione, però è un buon lavoratore e impara in fretta. Ha ventitré anni e da quando ha finito le superiori è passato da un impiego all'altro, senza soffermarsi per troppo tempo nello stesso posto. Quello alla Tana delle Storie sembra piacergli e credo che ci sia portato. È ancora in prova, ma ho intenzione di discutere con Jack del fatto di assumerlo con un contratto fisso.

La porta di legno della libreria si spalanca ed Elena fa il suo ingresso, in compagnia di un'amica.
«Ciao!» strilla mia sorella, facendo sussultare l'anziano signore che sta consultando una guida sul Galles. Passa spesso di qui ma non compra mai nulla, sospetto che prenda appunti di nascosto per non spendere soldi, ma non importa, gli affari della libreria stanno andando molto bene e non mi posso lamentare di nulla. Anche quando c'era Ettore alla guida dell'attività, non aveva nulla in contrario ai clienti che venivano in negozio solo per trascorrere un po' di tempo circondati dai libri in un'atmosfera amichevole.
«Ele, abbassa la voce» la rimprovero, poi saluto la sua amica, di cui non ricordo il nome. Le amicizie di mia sorella cambiano così spesso che faccio fatica a starci dietro.
«Mi serve un passaggio per questa sera» esordisce la mia sorellina, toccandosi distrattamente la coda di cavallo. La sua espressione cambia totalmente quando Gabriele ritorna dal magazzino.
Quest'ultimo rivolge un cenno distratto alle ragazze e con lunghe falcate raggiunge la cliente che gli aveva chiesto il romanzo di Ken Follett.
L'amica di Elena le dà di gomito e sussurra qualcosa per la quale entrambe scoppiano a ridere.
«Dove devi andare?» domando, ignorando le occhiatine che lanciano in direzione del mio aiutante. Il fascino dei ragazzi più grandi, chi non l'ha mai subìto?
«A una festa con Karen. Allora, chiedi a Jack se ci dà un passaggio?»
«Perché dovrei chiedere a Jack? Ci penso io ad accompagnarvi.»
«Non hai da fare con Claire? Devi prepararti per il tuo matrimonio...»
Alla fine della frase Elena si copre la bocca con le mani e la sua amica scoppia nell'ennesima risatina isterica che attira l'attenzione di Gabriele, che è tornato al bancone perché la cliente deve pagare il suo acquisto.
Noto gli occhi scuri del ventitreenne vagare da Elena a Karen, quindi mi affretto a esclamare: «Che ne sanno due sedicenni dell'organizzazione di un matrimonio?»
La delusione nell'espressione di Gabriele è quasi palpabile, così come il disappunto nelle due adolescenti. È ovvio che pensavano di essere passate per delle diciottenni o magari anche qualcosa di più e ho rovinato loro la piazza.
«Niente, ma la tua macchina fa schifo rispetto a quella di Jack» si vendica Elena. «Per favore, chiedigli se ci può accompagnare! Dobbiamo far morire d'invidia quella smorfiosa di Veronica.»
Scuoto la testa, capendo finalmente dove vuole arrivare quella peste di mia sorella. Jack ha appena acquistato da un collezionista una Shelby GT500 del '67. Il mio fidanzato ha una passione per le muscle car. Per di più, lui è il batterista di una band di fama mondiale, mentre io una umile e noiosa libraria, come biasimare Elena e la sua amica se lo preferiscono come accompagnatore?
Sospiro. «Proverò a mandargli un messaggio, ma non ti assicuro niente, Jack non è il vostro babysitter.»
«Peccato!» esclama Karen, con un'espressione maliziosa. Non ricordo di essere stata così sfacciata alla sua età, ma i tempi sono cambiati.
Prima di andarsene via, la coppia di sedicenni lancia un lungo sguardo d'apprezzamento a Gabriele, che però non se ne accorge perché intento a riordinare uno scaffale. Le cotte adolescenziali, cosa c'è di più divertente e devastante allo stesso tempo?

Recupero il mio cellulare per parlare con Jack della richiesta di mia sorella e noto che c'è una telefonata persa da parte di Claire, così la richiamo subito.
«Ciao Anna, come va? Sei in libreria?» esordisce, con voce allegra e sento in sottofondo le risate dei bambini.
«Sì, scusami se non ho risposto subito. Era qualcosa di urgente?»
«Dipende dai punti di vista. Una mia amica mi deve un favore, dato che qualche mese fa le ho concesso il giardino di casa nostra per un servizio fotografico per promuovere il suo nuovo negozio di abiti da sposa. Mi chiedevo: non credi che sia arrivato il momento di farti un'idea di quello che ti piacerebbe indossare alle tue nozze?»
Rimango ammutolita. Ancora non ho fissato una data precisa con Jack, anche se probabilmente sarà per l'estate prossima, eppure non sono mancate le pressioni da parte dei miei familiari riguardo all'organizzazione. Sembra che non sia mai troppo presto per cominciare.
«Anna, sei ancora in linea?»
«Sì, scusami, è che è tutto così emozionante e nuovo.»
«Per questo pensavo che saresti voluta andare con un'amica. Mi dispiace per come sono andate le cose con Giulia.»
Interrompo la frase di Claire. Le ho raccontato quello che è successo con quella che un tempo era la mia migliore amica, ma provo ancora troppo dispiacere per soffermarmi sull'argomento a lungo. «Ci sto. Andiamo a dare un'occhiata nel negozio della tua amica.»
«Perfetto! Che ne dici di domani pomeriggio? Lascio i piccoli con Sabrina, poi passo da te.»
«Facciamo che vengo io da te, prima recupero mia madre. So che se non la portassi con me, non me lo perdonerebbe mai.»
«Mi sembra più che ovvio! Anche la mia era presente al momento in cui ho scelto l'abito del mio matrimonio e ti informo già che ti converrà portarti una scorta di fazzoletti.»
Conoscendomi credo che mia madre non sarà l'unica a piangere.

Il giorno dopo mi presento puntuale a casa di Claire. Mia madre è sul sedile del passeggero, più agitata di me, e continua a ripetere quanto le sue bambine stiano crescendo in fretta e come il tempo voli.
«Mamma, non far spaventare Claire, per favore, è incinta e avrà già i suoi pensieri per la testa.»
«Come fai a essere così tranquilla? Devi sposarti, Anna!» ribatte lei, spalancando gli occhi.
«Parli come se le nozze fossero tra una settimana. Se ti agiti non concluderemo niente e non voglio fare mille giri per scegliere il vestito. A parte che sono sicura che appena lo vedrò saprò che è quello giusto.»
Lei soffoca un verso esasperato. «Leggi troppi libri e guardi troppi film.»
«Se leggessi anche tu, impareresti a non ripeterti quando parli» mormoro, ma la mia frase si spegne quando Claire ci raggiunge.
«Che bel pancione!» commenta mia madre, cedendole il suo posto sul sedile anteriore.
«Ti trovo benissimo» osservo, notando il bel colorito sulle guance di Claire e la luce nei suoi grandi occhi azzurri.
«Grazie, sei bellissima anche tu. Sono sicura che sarai una sposa fantastica!» esclama, spontanea.
«Qui sembra che tutti non vediate l'ora di sapermi sposata con Jack. State tranquilli, non cambierò idea, ora dell'anno prossimo. Dove lo trovo un altro così che mi sopporta?» scherzo, un po' per allentare la tensione, ma anche perché sono convinta di quello che dico. Mi riesce impossibile immaginare qualcuno diverso da Jack al mio fianco.

Al negozio di abiti da sposa succede proprio quello che pensavo. Fin da subito so che sceglierò un determinato vestito e anche se mi lascio tentare dal provarne altri, la mia mente rimane concentrata su quello.
«Sei sicura?» mi chiede mia madre, con le lacrime agli occhi, quando comunico la mia decisione. Claire mi guarda con approvazione e un grande sorriso sul volto.
«Sì, ma non fare così o inizierò a piangere e non voglio sporcare quest'abito stupendo.» Tiro su col naso.
«Tu sei stupenda, tesoro» risponde mia madre, stringendo forte le mie mani tra le sue.
Guardo il mio riflesso nello specchio e non posso fare a meno di chiedermi se anche Jack lo penserà, alle nostre nozze. Vorrei che fosse domani, così mi toglierei subito il dubbio e la curiosità di vedere lui nel suo completo da sposo.
Un giorno accadrà, lo sento in fondo al cuore, come se lo avessi sempre saputo. Non potrebbe andare diversamente tra noi due.

***

Ciao a tutti! Ecco il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto e che non siate rimasti delusi per la mancata descrizione dell'abito da sposa di Anna. Verrà raccontato meglio più avanti, promesso!

Alla prossima e grazie per il vostro sostegno, non avrei mai sperato che così tante persone avrebbero seguito i miei aggiornamenti e mi scuso se arrivano sempre così lentamente.

Maria C Scribacchina

Foto, bugie e melodieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora