24. Jack

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«Anna, non c'è bisogno che mi riporti a casa mia, prenderò un taxi» affermo deciso, dopo che lei ha insistito varie volte.
«No, sei stato così gentile da restare con me in ospedale tutto questo tempo, voglio ricambiare il favore» ribatte, mentre cerca le chiavi dell'auto nella borsa, mentre siamo davanti a una Peugeut 206 nera.
Reprime uno sbadiglio, guardo l'ora sul cellulare, sono quasi le tre di notte.
«Casa mia è a più di venti minuti da qui, non andresti a letto prima delle quattro e domani devi lavorare.»
«L'ho già fatto altre volte» riprende, imperterrita. So che sta mentendo, ma è più testarda di un mulo. «Non ti faccio salire su un taxi a quest'ora della notte.»
Scoppio a ridere. «Chi è l'uomo tra i due?»
«Io!» esclama, con un'espressione molto buffa.
«Sei incredibile!»
«Spero tu lo stia dicendo in senso buono.» Accenna un sorriso.
«Certo, ho solo parole positive per te.»
Dopo questa frase c'è un attimo d'imbarazzo, in cui nessuno dei due dice niente, poi lei riprende: «Non voglio che tu pensi male, ma stanotte puoi stare da me. Così io evito di fare la strada, tu di prendere il taxi e almeno sei già qui per domani mattina. Casa di Ettore non è molto distante dalla mia. Su, sali in macchina o ti devo trascinare di peso?»
«Va bene» accetto, sapendo di non poterla spuntare sulla sua testardaggine.
Quando arriviamo a casa sua, insiste per cedermi il letto, ma io mi rifiuto categoricamente.
«Il divano andrà benissimo. Ho dormito su ogni tipo di superficie, ormai. Sai, durante i primi concerti a cui suonavamo, non ci trattavano di certo come delle star.»
«Voglio che mi racconti tutto sui Crunchy Melodies, un giorno» afferma lei, mentre sposta una pila di libri e una borsa appoggiate sul divano, poi si china a recuperare un paio di scarpe ed esclama: «Ecco dov'erano finite!»
«Non hai letto la biografia?» scherzo.
«Sì, due volte» ammette, abbassando lo sguardo per l'imbarazzo. «Ma so che tu puoi raccontarmi altri dettagli, più interessanti di quelli che avete riportato sul libro.»
«Hai ragione. Quelli più divertenti però hanno come protagonista Tom, chissà perché.»
«Claire si è sposata proprio con un bel tipo!»
«E pensare che all'inizio era Alex a farle il filo, sono anche usciti insieme per una settimana.»
«Davvero? Sarebbero nati dei figli perfetti, con entrambi i genitori mori e dagli occhi azzurri. Però si vede quanto Tom e Claire si amino e, seppure li conosca da poco, non riesco a immaginarli separati. Spero anche io un giorno di vivere un amore come il loro.»
Mi chiedo se sia il momento di finire di dirle quello che avevo cominciato prima alla libreria, poi però vedo quanto è stanca, così mi siedo sul divano e prendo la coperta che mi ha lasciato.
«Meglio mettersi a dormire, ora. Buonanotte» le dico, posandole una mano sulla spalla.
Anna si sporge per darmi un bacio sulla guancia, perde l'equilibrio e finisce per posare le sue labbra sull'angolo della mia bocca. Non so se non se ne sia resa conto o se è in imbarazzo e fa semplicemente finta di niente, ma si raddrizza e mi sorride augurandomi la buonanotte, dopodiché sparisce nella sua stanza.
Mi lascio sfuggire un sospiro. Devo riuscire a parlarle prima di ripartire per le ultime date del tour promozionale.

Quando mi sveglio al mattino, Anna sta ancora dormendo, così decido di preparare la colazione per entrambi.
Ci vuole un po' per trovare tutto, dato che, come ho già constatato, Anna non è una persona molto ordinata, però deduco che la colazione sia il suo pasto preferito, dato che dispone di varie tipologie di caffè, tè e biscotti. Questi ultimi sono quasi tutti al cioccolato.
Metto a scaldare il latte e quando getto il cartone vuoto nella spazzatura, vedo che dentro c'è una scatola vuota di preservativi.
Subito la mia mente va ad Anna che porta Andrea a casa sua, dopo una serata passata a bere e ricordare i vecchi tempi. Sono stato proprio un ingenuo a credere che lui non mi avrebbe preceduto.
«Buongiorno.» Sento, dietro le mie spalle.
«Buongiorno» rispondo voltandomi, senza però riuscire a ricambiare il suo sorriso. Ho desiderato innumerevoli volte che Anna fosse la prima persona che vedevo al mattino, eppure non riesco a gioirne, ora che è successo sul serio.
È già vestita di tutto punto, anche se ha i piedi nudi. «Non ricordo dove ho messo le ciabatte, ma è nella norma. Perlomeno ho trovato le mutande o avrei dato spettacolo.»
Rimango serio, nonostante la sua battuta. È inevitabile immaginarsi Andrea che le sfila l'intimo di dosso...
«Tutto bene?» continua lei, con l'aria di una che non ha niente da nascondere. Non stiamo insieme, quindi non posso permettermi di farle il terzo grado, ma mi ha assicurato che non è successo niente con Andrea. Perché mentirmi?
Fingo indifferenza, e dopo colazione chiamo un taxi per farmi accompagnare a casa di Ettore.
Lei insiste per darmi un passaggio, ma rifiuto. Ho bisogno di stare un po' per conto mio, per digerire quello che ho visto. Noto dell'incertezza nello sguardo castano di Anna, quando la saluto, probabilmente ha intuito ciò che ho scoperto.
«Senti, Jack...» comincia, mentre sto per salire sul taxi.
Mi volto verso di lei e la guardo, dandole tutto il tempo di spiegarsi, di rassicurarmi che quei preservativi non significano quello che credo.
«No, niente. Ci vediamo.»
Prendo quelle quattro parole come una conferma e salgo sul taxi, poi do al guidatore l'indirizzo dell'anziano proprietario della libreria.

Recupero il borsone di Ettore e poi mi faccio portare all'ospedale.
Trovo l'uomo seduto sulla poltrona, il suo colorito è decisamente migliorato da questa notte.
«Buongiorno, vedo che l'hanno già fatta alzare.»
«Ciao, Giacomo. Ti ho già detto che devi darmi del tu, ormai siamo soci, no?» Un grande sorriso si allarga sul suo volto, a riprova del fatto che ora stia meglio.
«Va bene. Ti hanno già detto quanto tempo ti terranno in ospedale?»
«Un paio di giorni, non di più. Il mio problema è sempre lo stesso: non sono più il giovanotto di qualche decennio fa e la cosa non mi va giù.» Il suo tono si riempie di amarezza.
«Davvero suonavi in una band?» domando, per cambiare argomento.
«Già. Ti sembrerà incredibile ma ero anche io un batterista.» Ridacchia, ma la risata si trasforma in una tosse che non mi piace per niente.
«Vuoi un po' d'acqua?» propongo.
«Sì, grazie.»
Prendo un bicchiere di plastica dal comodino e lo riempio fino a metà, poi glielo porgo. La mano di Ettore trema leggermente mentre si porta l'oggetto alle labbra.
Dopo che ha bevuto, mi racconta della sua gioventù, del gruppo rock dove suonava e di quante ragazze cadevano ai suoi piedi. Talmente tante che non è riuscito a decidere quale sposare.
Torna serio e aggiunge: «In realtà c'era una persona, ma non è andata come speravo. Me ne sono pentito, però e ogni tanto penso ancora a lei.» I suoi occhi sembrano perdersi in ricordi lontani nel tempo. «È brutto arrivare alla mia età da soli.»
«Hai ancora tempo, no?» ribatto.
Lui alza le spalle. «Chissà. Che mi dici di te e Anna, invece? Siete proprio una bella coppia.»
Mi sento ancora addolorato per la scoperta che ho fatto prima.
«Per me potremmo esserlo, ma non credo che lei la pensi allo stesso modo.»
«Se ti guarda con adorazione! Nessuna ragazza mi ha mai guardato in quel modo, sai? O almeno, non da sobria.»
Scoppio a ridere mio malgrado. «C'è di mezzo un altro, uno che le piaceva già prima di conoscere me.»
«Se le piaceva da prima, perché non stava insieme a lui?»
«Lui non la considerava in quel modo. Ora all'improvviso sembra sia cambiato tutto.»
Mi viene facile confidarmi con Ettore, ha un'aria rassicurante.
«Fai capire a quello spaccone che sei arrivato prima tu. Inoltre, se tu e Anna non rimanete in buoni rapporti, lascerete andare a rotoli la libreria, lo so.»
«Il fatto è che lei non mi ha detto che tra di loro le cose si erano spinte così oltre e io ritengo che la sincerità sia una qualità fondamentale per un rapporto.»
«Sono andati a letto insieme, allora. Capita, però non le ha mica messo un anello al dito e non è detto che voglia farlo. Devi solo precederlo. Falle capire che le tue intenzioni sono più serie. Sono pochi i ragazzi come te al giorno d'oggi. Se mai avessi avuto un figlio, sarei stato orgoglioso se fosse venuto su come te.»
«Pieno di tatuaggi e sempre in giro per il mondo?» scherzo.
«Sai benissimo quello che intendo dire. Vali molto più di quello che credi e Anna questo lo sa. Devi solo giocare bene le tue carte.»
Rimango ancora un po' a chiacchierare con Ettore, poi torno alla libreria, per riconsegnare ad Anna le chiavi di casa dell'anziano, che non si fida a tenerle in ospedale. Intanto il mio cervello non la smette un attimo di macchinare: riuscirò a passare sopra al fatto che Anna è andata a letto con Andrea e me lo ha nascosto, pur di non perderla?

***

Ciao a tutti!

Prima di tutto mi scuso per quest'attesa, ma negli scorsi giorni non ho avuto un attimo di tempo per preparare le bozze della storia e sono rimasta indietro.

Spero che continuiate comunque a seguire la vicenda di Jack e Anna, anche se potrebbero esserci dei ritardi nella pubblicazione.

Vi ringrazio infinitamente per il vostro sostegno. Volevo anche dirvi che ho deciso di iscrivere il primo volume della trilogia ai Wattys. So che su questa piattaforma ci sono altre opere che meritano la vittoria, ma spero che la partecipazione al concorso mi permetta di far conoscere di più la storia dei Crunchy Melodies. Intanto "Un bacio tra le note" ha raggiunto le 30k visualizzazioni e "Foto, bugie e melodie" ne ha quasi 2k. Tutto grazie a voi! 

Un grande abbraccio, alla prossima!

Maria C Scribacchina

Foto, bugie e melodieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora