26. Jack

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Rimango piacevolmente stupito da questa nuova versione di Anna. Dopo il nostro bacio, che non ha niente a che fare con quello che mi ha dato quando era ubriaca, si è fatta più audace. Sarei rimasto con le labbra incollate alle sue per il resto della giornata, però purtroppo non è possibile.
«Posso restare e farti da assistente?» le domando, osservandola dietro al bancone, mentre mette in ordine una mazzetta di volantini che pubblicizzano il prossimo incontro del gruppo di lettura.
Prima di rispondermi, solleva un foglietto nella mia direzione e con finta aria minacciosa afferma: «Per il prossimo incontro leggeremo "Il signore delle mosche", direi che non è un romanzo d'amore. Ti considero iscritto. A Carlo serve una compagnia maschile e sono certa che Monia apprezzerà la tua presenza.»
«Solo lei?» le chiedo, prendendola in giro e lei arrossisce, poi mi intima: «Se vuoi farmi da assistente, non ti permetto queste battutine. Devi impegnarti seriamente nel lavoro.»
«Sì, signora!» esclamo, facendo il saluto militare e pregustando una giornata diversa dal solito. C'è chi penserebbe che per una persona abituata a viaggiare e suonare come me, trascorrere delle ore chiuso in una libreria non sia di certo il massimo della vita, ma tutto cambia quando si ha la persona giusta accanto.
Verso le quattro sto aiutando un'anziana a scegliere un libro da regalare al nipote di dieci anni. Lei insiste per comprargli un classico, mentre io cerco di venderle un libro basato su un famoso videogioco. Anche io preferirei il classico, ma non credo che i gusti dei ragazzini siano simili ai miei e a quelli della signora.
«Anna, puoi venire qui un momento?» chiamo a voce alta, tanto la vecchina che mi sta da parte è sorda come una campana. Lo prova il fatto che finora ho dovuto ripeterle non so quante volte quanto poco sia l'appeal di un libro scritto oltre cento anni fa su un bambino di dieci anni.
«Arrivo subito» risponde Anna, congedandosi momentaneamente dalla coppia di adolescenti che sta servendo.
«Ma tu sei Jack dei Crunchy Melodies! Lavori in questa libreria, non posso crederci!» esclama la ragazza della coppia, spalancando i grandi occhi scuri.
Il suo ragazzo le fa eco: «Non ci credo! Sei un grande! Anche io sogno di suonare la batteria come te un giorno.»
«Giovanotto, penso che prenderò questo libro.»
L'anziana cliente continua imperterrita per la sua strada, scegliendo un classico che andava di moda tra i ragazzini di cinquant'anni fa, tra l'altro in un'edizione senza nessuna illustrazione.
Anna viene in mio aiuto e rivolge un grande sorriso alla donna, mentre i due adolescenti mi riempiono di domande e mi chiedono se posso fare un selfie con loro.
Non mi va molto che si sparga la voce che sono alla Tana delle Storie oggi, ma mi dimostro disponibile e gentile con i miei giovani fan, come cerco di fare sempre.
Intanto Anna è riuscita a far cambiare idea alla nonnina, che se ne va con lo stesso romanzo basato su un videogioco che tentavo di venderle poco prima.
È incredibile come il suo sorriso riesca a convincere chiunque, sarebbe capace di rifilare il ghiaccio agli eschimesi.
I due adolescenti non accennano a volersene andare, anzi, armeggiano con i cellulari, e in men che non si dica altri loro amici accorrono numerosi a conoscere il nuovo commesso della libreria.
Anna osserva la scena e scuote il capo, sorridendo.
Ricambio il suo gesto e ripenso di nuovo a prima, quando l'ho baciata. È stato un gesto impulsivo, non da me.
Ammetto di non riconoscermi più, quando si tratta di Anna. Non mi sono pentito di avere agito, per una volta. Ci tengo a lei e voglio mettere le cose in chiaro fin da subito. Il fatto che Andrea l'abbia invitata a una cena mi puzza: non capisco che intenzioni abbia quell'idiota con lei. Non l'ha mai calcolata e ora all'improvviso torna a cercarla? Ho il sospetto che non abbia in mente niente di nuovo.
Domani ripartirò per gli ultimi giorni del tour promozionale con i Crunchy Melodies, poi, fin dopo Natale, sarò libero di stare con Anna. Adesso che Ettore non sta molto bene, vorrei aiutarla con la libreria, del resto sono un socio. Non ho idea di come funzionino le cose e come si gestisca un'attività del genere, ma posso imparare.
Sarebbe bello anche partire per un viaggio insieme ad Anna, magari per festeggiare il Capodanno. Non riesco a impedirmi di fare progetti; è nella mia indole, quando tengo a qualcuno o qualcosa, voglio che tutto vada per il meglio. Se non ho dei piani concreti, temo che qualcosa possa andare storto. Certo, a lei non ho ancora detto nulla, potrebbe anche credere che io sia pazzo a mostrare da subito questo attaccamento, forse lo pensa già, da quando le ho rivelato che a scuola ero praticamente il suo stalker. Eppure, a parte le incomprensioni iniziali e la storia del malinteso della scatola di preservativi, non mi ha ancora allontanato, quindi magari non lo farà neanche in futuro.
«Ragazzi, dobbiamo chiudere!» esclama Anna quando sono quasi le otto, dato che il gruppo di adolescenti che ha messo a soqquadro mezzo negozio, non accenna a volersene andare. Perlomeno molti di loro hanno acquistato la biografia della band per avere un autografo del sottoscritto.
Quando siamo riusciti a far uscire tutti, Anna afferma: «Averti in negozio non è per niente semplice! Certo, sei un'ottima pubblicità, ma quelli hanno combinato un bel disastro.»
L'aiuto a mettere in ordine, poi finalmente, alle otto e mezza passate, ci chiudiamo la porta della Tana delle Storie alle spalle.
«Scommetto che domani si saranno inventati un'altra storia assurda su di te che fai il commesso in libreria.»
«Beh, non sarebbe un'invenzione, no?»
«Come fai a sopportare tutte queste intrusioni nella tua vita privata?» mi domanda, mentre tira fuori dalla borsa le chiavi dell'auto.
Alzo le spalle. «Prima di qualche settimana fa, i paparazzi non mi avevano mai calcolato molto. Finora comunque non me ne importava granché, dato che non avevo nessuno da difendere. Ora invece ce l'ho.» Le prendo una mano tra le mie, sperando di non averla spaventata con la mia affermazione.
«Vorrei tanto baciarti, ma ho paura che ci sia qualcuno a spiarci» mormora con un sorrisetto ironico. Non riesco a capire se ciò sia un meccanismo di difesa o meno, se intende in qualche modo mettere della distanza tra me e lei.
«Dovremmo parlare di quello che c'è tra di noi.» ribatto, diretto. «Ceniamo insieme?»
Lei annuisce, senza esitare, e la sua reazione mi fa ben sperare. «Prima però volevo fare un salto a vedere come sta Ettore.»
«Certo, ti passo a prendere tra un'ora a casa tua?»
Lei scuote la testa. «Ci penso io alla cena, se ti accontenti di qualcosa di non troppo elaborato.» La sua voce si abbassa un po' di volume e arrossisce.
«Va benissimo qualsiasi cosa.» Le do un bacio su una guancia. «Ci vediamo più tardi allora.»

Torno a casa in taxi e mi faccio una doccia, dopodiché metto qualcosa in valigia, in vista della partenza di domani mattina.
A un tratto mi squilla il cellulare, è Claire.
«Pronto? È successo qualcosa a Tom o ai bambini?» domando, allarmato.
«No, niente di tutto ciò. Volevo solo sapere come stavi, non sei neanche passato a salutarmi. Deduco tu sia impegnato, anzi lo spero.» Accompagna la sua allusione con una risatina.
«In effetti sì, sto andando a cenare da Anna.»
«Sono felice. Ora le cose tra di voi vanno bene?»
«Diciamo di sì.»
«Senti, in realtà ti chiamavo anche per un altro motivo. Posso rubarti cinque minuti di tempo?»
«Dimmi.»
«Si tratta di Alex e Valentina. Tom mi ha detto di farmi gli affari miei e che sono paranoica, ma, mentre voi eravate via, l'ho vista passeggiare con un altro uomo in atteggiamenti piuttosto intimi.»
Chissà come mai la faccenda non mi suona del tutto strana. Avevo già notato che la coppia non va d'accordo ultimamente.
«So che Alex e Valentina stanno attraversando una crisi, ma da lì ad arrivare a insinuare che lei lo tradisca... bisognerebbe avere delle prove concrete, non credi?»
«Quella non mi è mai piaciuta» insiste Claire, imperterrita.
«Magari è proprio questo che te la fa vedere sotto una luce diversa. Poteva trovarsi semplicemente a passeggio con un amico.»
«Si tenevano per mano e lei faceva tutta la smorfiosa!» esclama Claire.
«Può capitare di prendersi un attimo per mano.»
«Jack, non lo pensi sul serio. Sono convinta che quella stronza lo stia tradendo. Come può fare del male a una persona dolce come Alex?» La sua voce è piena di tristezza e dispiacere per il nostro amico comune.
«I loro problemi di coppia non sono affari che ci riguardano, non possiamo mettere la pulce nell'orecchio ad Alex. Se ci sbagliassimo, potremmo rovinare un rapporto per niente.»
«È la stessa cosa che mi ha detto Tom.»
«Non pensarci più.»
«E se dovessi rivederla ancora con quel tipo?» insiste, testarda.
«Ci penseremo in quel caso. Ora scusa, ma devo proprio andare.»
«Va bene. Passa una bella serata con Anna e salutamela tanto.»
«Grazie, buona serata anche a voi.»
Riattacco e recupero una bottiglia di vino dalla cantina, dopodiché mi dirigo verso casa di Anna, cercando di scacciare via l'idea che Claire abbia ragione. Se c'è qualcuno che non merita un tradimento, quello è Alex, che si è sempre comportato in maniera corretta e impeccabile nei confronti di Valentina.

***

Ciao a tutti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Alla prossima!

Maria C Scribacchina

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