46. Jack

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«Ciao Elena, Anna è venuta lì da voi?»
Ho telefonato a casa di Carola e Flavio. Stasera Anna non è rientrata, come mi ha urlato al telefono, e voglio sapere almeno se sta bene.
«Ciao Jack! Sì, è qui, ma ha detto che non vuole parlarti.»
Sospiro, al sentire la voce di Elena, dapprima entusiasta, poi desolata.
Non posso nemmeno tentare di spiegare ad Anna perché con Giulia è trapelata la storia dell'aggressione da parte di Federica, altrimenti dovrei rivelarle anche l'idea del matrimonio. La discussione con Giulia mi ha fatto infuriare, ma anche riflettere e ho capito che c'è qualcosa in cui sto sbagliando nel voler organizzare tutto senza accennare niente alla mia ragazza. Ho deciso che le farò prima la proposta; non dubito dell'amore che nutro per Anna, ma se lei non fosse ancora pronta a un passo così importante, non vorrei farla sentire obbligata. Ovviamente, per chiederle di sposarmi, devo prima chiarirmi con lei.
«Come sta?»
«Piange da quando è arrivata qui. Si può sapere cosa le hai fatto?»
Non vi è accusa nella voce della mia interlocutrice, solo stupore e curiosità.
Mi si stringe il cuore quando sento Anna in sottofondo: «Ele, fatti un po' gli affari tuoi e attacca subito il telefono.»
«Perché non ci parli, invece di fare la scema?» la rimbecca la sorella.
Le due si scambiano qualche insulto gratuito, poi cerco di riavere l'attenzione dell'adolescente: «Abbiamo litigato per colpa di un malinteso, ma per quanto riguarda quella cosa di cui abbiamo parlato l'altro giorno coi tuoi, andiamo avanti lo stesso, ok?»
«Ovvio. Gliela farò passare io a questa cretina.»
Volano altre frasi per niente dolci tra le due sorelle, dopodiché saluto Elena e riattacco.
Mi porto una mano alla fronte e sospiro rumorosamente.
All'improvviso questa casa mi sembra enorme senza la voce e la risata di Anna intorno. Si è trasferita qui da meno di due settimane, eppure siamo già a un punto in cui una lite è così grave da non farla tornare a casa. Forse la nostra storia è cominciata male fin dall'inizio, a partire dallo scandalo delle foto, sono successe molte cose che sarebbero in grado di distruggere un rapporto.

Il mio cellulare che squilla mi distoglie dai pensieri negativi, magari è Anna.
Però non si tratta di lei, ma di Ettore.
«Pronto?»
«Ciao, ragazzo! Ti chiamavo per dirti che è tutto a posto per il ventisette luglio. Sono riuscito a rintracciare tutti.»
«Davvero? È grandioso, ma...»
«Che succede, cosa è questa mancanza di entusiasmo? Hai cambiato idea?»
«Assolutamente no. Solo che ho litigato con Anna questo pomeriggio e lei non è nemmeno voluta tornare a casa.»
«Le passerà, vedrai. Le donne sono volubili a volte, noi dobbiamo imparare ad amarle in tutte le loro diverse sfumature.»
«Io amo moltissimo Anna, fosse per me ora sarebbe qui con me. Non vuole parlarmi al telefono né tantomeno vedermi» sospiro, dispiaciuto.
«Insisti, vedrai che ti darà la possibilità di spiegarti. Non arrenderti mai, o te ne pentirai per tutta la vita.»
So molto bene a cosa si riferisce Ettore. Ultimamente ho passato molte ore in compagnia dell'anziano, mi sono molto affezionato a lui ed è diventato una specie di mentore.
Mi ha raccontato di quando suonava in una band da giovane. Era innamorato della cantante del gruppo, che ricambiava. A un certo punto però, il padre di Ettore gli ha chiesto di lasciare la vita da musicista per gestire con lui la libreria, dopo che la moglie era venuta a mancare a causa di una grave malattia.
L'uomo ha così detto addio sia alla sua band che alla sua amata, perdendola di vista per molti anni.
Un giorno l'ha incontrata per caso, lei era insieme a un altro uomo, il marito, con cui aveva avuto tre figli. Anche lei aveva lasciato la musica qualche anno dopo Ettore.
«Non mi arrenderò. Questo fine settimana dobbiamo andare alle terme e ce la porterò anche di peso.» E voglio chiederle di sposarmi, aggiungo, tra me e me.
«Bravo ragazzo, fatti vedere deciso. Non lasciare che qualcun altro metta le mani su quella ragazza.»
Rimango ancora un paio di minuti a parlare con Ettore, poi gli auguro la buonanotte.

Sento dei colpetti sulla gamba e abbasso lo sguardo. Dos mi fissa con un'espressione triste nei grandi occhi marroni e intanto scodinzola.
«Lo so, manca anche a me. Domani andiamo a prenderla, lasciamole una notte di tempo per sbollire.» Accarezzo la testa del mio fedele amico e poi mi preparo per andarmene a letto.
Prima di appoggiare il telefono sul comodino, scrivo un messaggio ad Anna, infischiandomene di suonare troppo sdolcinato. Sono fermamente convinto che in amore non vinca né chi fugga né chi mette l'orgoglio davanti a tutto.

Io e Dos ci sentiamo tanto soli senza di te. Buonanotte amore mio, ti amo.

***

Ciao a tutti, ecco il nuovo capitolo. Spero vi sia piaciuto. Grazie per il sostegno che state dimostrando nei confronti della mia storia! Farò il possibile per aggiornare al più presto, ma questa parte del racconto ha bisogno di un po' di revisione e ci tengo a condividere con voi solo capitoli corretti e più che decenti. Vi sono grata per la vostra pazienza.

Alla prossima!

Maria C Scribacchina

Foto, bugie e melodieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora