Talk tonight

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Helo mis amores.
L'altro giorno ho letto il significato del testo di "Talk tonight" degli oasis e mi è subito venuta questa storia, la canzone è fantastica ed è una delle mie preferite, vi consiglio di sentirla, buona lettura schifosa.

È dovuto passare del tempo prima che ti dimenticasse anche il mio nome?
A me è bastato un giorno, 24 ore.
Suppongo che a te anche di meno, considerando lo stato del tuo cervello.
È strano, lo sai?
Hai pur sempre vissuto nella mia casa per tre settimane.
Quando ti ho aperto la porta ho subito pensato che ti avessi visto da qualche altra parte, ma non riuscivo proprio a capire dove.
Ora sono tre le cose che mi ricordo della tua figura.
La tua barba non era fatta, e la peluria ispira cresceva su tutta la superficie delle guance.
Mi ricordo che le tue mani tremavano, e che a causa di questo tremore riuscisti a malapena a stringermi la mano.
E mi ricordo che non lessi alcuna emozione nei tuoi occhi.
Non vedevo felicità, sollievo, amarezza, tristezza, rimpianto. Non c'era nulla, nulla che ti rendesse umano.
Eri la perfetta definizione di un morto che cammina.
Ti lasciai entrare (non ricordo il perché) e mi presi cura di te (non ricordo il perché nemmeno di questo).
Per tre settimane rimanesti gratuitamente a casa mia.
Era gennaio, e faceva un freddo cane; nella mia piccola casa in periferia non avevo un impianto di riscaldamento, e non avevo abbastanza soldi per comprare un termosifone elettrico, quindi ci arrangiammo.
Mi ricordo che mangiammo solo brodo caldi e minestroni per quelle tre settimane;  ogni volta che il liquido bollente scendeva nel mio stomaco ringraziavo silenziosamente dio.
Sapevo che tu non eri credente, e sapevo anche che ti dava fastidio la sola menzione del signore, l'avevo capito subito, quindi evitato di parlare ad alta voce e recitavo le preghiere nella mia mente.
In tutto quel tempo non parlammo quasi mai.
Tu eri probabilmente troppo stanco per parlare, corroso internamente da febbre ed astinenza, ed io sapevo tutto quello che volevo scoprire su di te semplicemente osservandoti.
Non riesco a ricordare cosa avessi dedotto, ma non erano tutte brutte come pensavo, questo si.

Mi ricordo le notti. Quelle me le ricordo perfettamente.
Ricordo la sensazione della tua fronte bollente appoggiata sulla miss una mia mano sulla tua schiena, i corpi aggrovigliati nelle posizioni più improbabili, provavano ad ottenere quel minimo di calore sufficiente per superare quelle ore.
I tuoi occhi spenti si chiudevano quasi subito, io invece per quelle tre settimane non ho dormito quasi per nulla, eccezion fatta per alcuni brevi pisolini occasionali. Avevo due attività per quelle lunghe notti.
La prima era rimanere il più immobile possibile. Sfidavo me stessa a non muovere neanche un muscolo, nemmeno quando mi veniva un crampo insopportabile ad una gamba, oppure mi pizzicava il naso;sapevo che ogni movimento avrebbe distrutto il perfetto equilibrio che si era creato in quella manciata di secondi.
La mia seconda attività era ascoltare la sincronia dei nostri respiri. Potevo passarci le ore.
I nostri petti dovevano alzarsi ed abbassarsi nello stesso momento, dovevamo iniziare ad inspirare insieme e finire di espirare nello stesso momento. Faceva tutto parte dell'equilibrio perfetto delle cose.
L'ultimo giorno ti trovai in piedi, fuori dal letto, per la prima volta in tre settimane.
Ti miei addosso i vestiti più pesanti che riuscii a trovare in giro per casa, poi uscimmo.
In quei giorni aveva nevicato, ai lati delle strade c'erano montagnette di nevischio sporco, gli alberi erano invece coperti da candidi fiocchi.
Ti portai nel mio parchetto preferito di bambina.
Io mi sederti subito sull'unica altalena, tu ti adagiasti sullo scivolo di fronte a me con cautela. Ancora una volta ti osservai, ma non mi rimase nulla. Riesco solo a ricordare i tuoi occhi, non meno spenti di tre settimane prima.
Quella notte parlammo.
Rimanemmo seduti nelle nostre posizioni per ore ed ore, il freddo calava sempre più aggressivo intorno a noi, la luce mancava totalmente, e noi parlammo senza interruzioni, senza essere minimamente toccati dagli agenti esterni.
Mi ringraziarti per il cibo e per il letto delle ultime settimane, mi ringraziasti per le notti che non ti avevo fatto passare da solo, mi dicesti che ti avevo salvato la vita.
Mi dicesti anche che avrei dimenticato il tuo volto, il tuo nome, le tue sembianze. Sul momento preferii non crederti e bearmi della convinzione che avrei sempre portato con me i ricordi.
Ma la mattina dopo tu te ne eri andato e io stavo già inziando a dimenticare i tuoi lineamenti.
Suppongo che ora tu sia morto, sepolto in qualche terreno gelido e dimenticato. Suppongo che io sia stata la tua ultima fermata prima di scollegarti.
Mi piacerebbe dimenticarmi completamente di te, mi piacerebbe anche ricordare il tuo nome, giusto per cercare la tua tomba.
Se la trovassi ti porterei dei fiori e ti ringrazierei anche io, perché tu mi hai detto che ti avevo salvato la vita, senza renderti conto di aver fatto la stessa cosa con me.
E parlerei tutta la notte, di nuovo, con te. Spero solo che nella foto sulla tua lapide abbiano catturato appieno i tuoi occhi.

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