parassiti

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-Ma è vero? È tutto vero?-
-Così sembra, così ho sentito.-
-Non ha precedenti come cosa.-
-Smettetela di parlarne, non è vero, non è possibile.-
-Non è altro che una diceria.-
-Non è una diceria, volete credermi?
È vero vi dico.-
-Non è possibile che sia vero, lo capisci o no? Non può succedere una cosa del genere.-
-Pensa pure quello che vuoi, ma sta accadendo veramente.
E in fondo, chi stabilisce cosa sia possibile e cosa no in questo luogo?-
-Cosa dovremmo fare adesso?
Come andremo avanti?-
Centinaia di altre voci si levarono in quel preciso istante dalla cittadina dimenticata in mezzo al cielo, mentre gli abitanti si riunivano per le strade, parlando e scambiandosi informazioni, cercando di far luce su quella notizia incredibile.
Angoscia, confusione e paura erano le emozioni principali che si leggevano sui loro volti; molti ancora rifiutavano di crederci, chiudendo la mente alla possibilità che stesse accadendo, restando fermi nel loro diniego.
-Non sarà vero finché non lo vedrò con questi due occhi qui. Mi rifiuto di crederci prima.-
Sbottò l'uomo basso che zoppicava dal lato destro.
Il suo volto non era grazioso, non lo era mai stato, neppure da bambino; ma in quel momento, sfigurato dal mascherone di tutte le emozioni che stava provando, non solo non era bello, ma sembrava addirittura grottesco, il tipo di volto che i bambini vedono nei loro incubi solitari.
-E cosa proponi di fare allora, irrompere nel palazzo? Iniziare ad urlare e sbattere i piedi finché non possiamo vederlo?
Vuoi davvero scagliarlo fuori dal letto, disturbato in un momento come questo, dopo tutto quello che ha fatto per noi? -
A parlare era stata la ragazza perennemente giovane. I bei ricci neri si muovevano leggeri all'aria, formando una nuvola che le coronava il capo. Si avvicinò all'uomo, posandogli una mano sulla spalla.
-Se, e sto dicendo se, questo evento impossibile sta veramente accadendo, se anche questa assurdità dovesse abbattersi su di noi, mi dispiace fratello, ma non c'è assolutamente nulla che possiamo fare.-
Senza nemmeno rendersene conto, tutti gli abitanti della città si erano lentamente radunati nella grande piazza circolare davanti al candido palazzo.
Dopo le parole della ragazza il silenzio Calò per la prima volta da quando la notizia aveva iniziato a girare, silenzio che fu interrotto una manciata di minuti dopo.
-Senza precedenti?
Assurdità?-
La voce profonda si levò dal fondo della piazza, e un uomo cominciò ad avanzare lentamente verso la ragazza riccioluta.
Sul suo volto si potevano ancora scorgere i segni di quell'antica bellezza che secoli prima aveva creato tanto scompiglio in quella grande e complessa famiglia; gli occhi erano ancora carichi di superbia e di rabbia, la stessa rabbia che aveva guidato mille guerre sanguinose, e ucciso più persone di quanto uno potesse anche solo immaginare.
-Dimmi una cosa,sorella.
E mi rivolgo anche a voi altri.
Ditemi una cosa, rispondete a questa mia domanda.
Come fate ad essere così tanto certi che questa sia una cosa senza alcun precedente?-
Un mormorio confuso saettò fra gli spettatori, mentre aspettavano che l'uomo continuasse il suo discorso.
-Quando è stata l'ultima volta che ci sono arrivate notizie dagli altri?
Dal nostro grande antenato?
Dai fratelli che abbiamo sparsi ovunque?
Quando è stata l'ultima volta che abbiamo saputo con certezza cosa stesse accadendo sulla terra, negli oceani, negli inferi?
Come fate a sapere, ad essere perfettamente certi del fatto che non sia già successo più e più volte, e che prima o poi succederà anche a tutti noi?
Abbiamo tutti vissuto tanto, un tempo eravamo amati.
Abbiamo visto popolazioni accendersi e spegnersi spegnersi sotto i nostri occhi, abbiamo guidato guerre e rivolte, abbiamo aiutato gli uomini che guardavano verso il cielo
Poi, un giorno, loro hanno smesso di guardare, e noi abbiamo smesso di occuparcene.
Con il tempo abbiamo smesso di qualsiasi cosa che non ci riguardasse direttamente.
L'amore che gli uomini provavano per noi ha smesso di nutrirsi, quindi l'abbiamo sostituito e dimenticato senza farci poi troppi problemi
Le informazioni che giungevano dall'esterno della nostra nuvola hanno smesso di importarci, di esserci direttamente utili, quindi abbiamo smesso di chiederle.-
Voltò lo sguardo verso la donna bionda seduta sul primo gradino della grande scalinata di marmo.
I lunghi capelli, un tempo del colore del sole, cadevano ribelli lungo la schiena, gli occhi azzurri spenti erano fissi su un punto indefinito, mente è con una mano accarezzava uno dei suoi grandi cani accucciati al suo fianco.
-Sorella mia, da quanto è che non vedi più il fratello con cui Hsu condiviso il grembo materno? Quando è stata l'ultima volta che hai sentito il rumore del suo cocchio dotato?-
La donna non rispose, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Ancora una volta calò il silenzio, un silenzio eloquente.

Troppo.
Troppo tempo.
Conducevano una vita reclusa, ignari si come andasse il mondo senza il loro costante interesse ed intervento. Non sapevano nemmeno più se esistesse quel mondo per il quale un tempo si erano tanto battuti, quelle città che aveva eretto in loro onore erano molto probabilmente finite in cenere da tempo.
-Viviamo come parassiti.-
L'uomo superò la donna bionda, che si accasciò sul suo cane come un burattino senza fili.
Iniziò a salire le candide scale lentamente, ponderando ogni passo ed ogni parola.
-Parassiti che un tempo erano potenti, e che ora vivono nel ricordo di quell' antico splendore.
Parassiti ignoranti e superbi.
Parassiti non più degni di essere chiamati con il loro vecchio nome, vergognosi di cui che sono diventati, costretti a nascondersi fra le rovine della loro stessa esistenza.
Parassiti, niente altro che parassiti.-
Dall'interno del palazzo si levò un grido disumano, carico di una disperazione millenaria, carico del dolore di una perdita che non sarebbe mai dovuta arrivare.
Qualche secondo dopo si aprirono di colpo le porte dorate del palazzo, e si stagliò la figura di quella che era stata superiore fra tutte le donne.
I morbidi capelli biondi miele non erano ordinati come sempre, ma scompigliati, aggrovigliati e sparati in ogni direzione. La veste bianca era sporca e strappata, lasciando in vista il seno marmoreo dal quale molti dei presenti aveva bevuti ancora in fasce. E gli occhi che avevano visto l'intero universo erano pieno di lacrime dorate, che lentamente calavano rigandole le guance.
Era, la regina dell'Olimpo, madre di tutti gli dei, non era altro che una triste immagine di sé stessa consumata, pronta alla fine.
Ares, ormai arrivato in cima alla scalinata, guardò per qualche secondo quella triste caricatura spezzata dal lutto, per poi girarsi verso le altre divinità che, arterrite, seguivano la scena.
Fissò Artemide, Ebe, Efesto ed Eris. Fissò la bella Afrodite, il gioioso Bacco, la saggia Atena.
Fissò quegli esseri che conosceva da sempre e in quel preciso momento realizzò a pieno quanti fossero piccoli ed insignificanti.
Quanto fossero vulnerabili, mortali.
-Siamo ormai ridotti a schifosi ed inutili parassiti.
E anche il capo dei parassiti, quello più potente, buono e giusto, è destinato alla fine.-

HELO DARLINS questa è una storia brutta che ho scritto di getto tipo 4 mesi fa ma oggi mi andava di riprenderla quindi si ecco scusate se fa schifo I'm trying my best I swear
Anyhoo non so per quale assurdo motivo ma la gente sta ricominciando a cagarsi questa storia e sono contenta nella vita.
Cyao bimbi belli.

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