Capitolo Quarantuno

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Appena alza lo sguardo dalle sue mani mi guarda leggermente sorpreso, mentre io sono scioccata

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Appena alza lo sguardo dalle sue mani mi guarda leggermente sorpreso, mentre io sono scioccata. Il suo occhio destro è gonfio e rosso, il suo viso livido e lo zigomo è ancora sporco di sangue secco. La guardia lo fa sedere in malomodo sulla sedia di plastica arancione. Sia le sue caviglie che i suoi polsi sono immobilizzati da delle manette, mi sporgo leggermente e le mie dita toccano il suo viso, sussulta leggermente al che allontano la mia mano per paura di fargli ancora male "Ma cosa ti hanno fatto?" Domando retoricamente.

"Sono qui da meno di un giorno e sono già il preferito degli altri detenuti" sorride leggermente, "Giuro che ti farò uscire N" scuote leggermente la testa, "Dovresti dire la verità e, per quanto penso che tua madre sia crudele, non ti permetterei mai di perderla per sempre. Non valgo tanto" gioca con i suoi pollici, appoggio la mano sulle sue "Non dire cazzate. Sai perfettamente che sei importante per me" borbotto, "Avete quaranta secondi!" urla la guardia, "Ripetilo" mi chiede sorridendo in modo strano "Sei importate per me" sta per aprire bocca, ma la guardia lo afferra per un braccio e lo fa alzare facendo ribaltare la sedia "Andiamo" borbotta con fare annoiato.

"Ancora qualche secondo, ti prego" tento di dissuaderlo dal allontanarlo da me, ma non funziona perché lo trascina via senza pensarci due volte "Homeless!" Urla N, iniziando a dimenarsi "N!" Urlo a mia volta cercando di avvicinarmi, ma due mani mi cingono le spalle "Smettila con queste scenate, mantieni le apparenze. Tu sei qui solo perché vuoi vedere in faccia il tuo rapitore prima di parlare con la stampa" mi fornisce la versione che dovrei usare, con la manica della felpa mi asciugo le lacrime e mi lascio portare via anche se tutto ciò che vorrei è addormentarmi tra le braccia di N mentre lui parla, come sempre, a vanvera.

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