Capitolo Ventuno

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Il suo respiro pesante è l'unico rumore che colma il silenzio della stanza, questa è la nostra ultima notte qui in questa stanza, in questa città

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Il suo respiro pesante è l'unico rumore che colma il silenzio della stanza, questa è la nostra ultima notte qui in questa stanza, in questa città. Nonostante la coperta sia pesante sento comunque troppo freddo, entrambi siamo girati dai poli opposti del letto. Prima di dormire non ci siamo detti molto e questa suo improvviso distacco mi ha turbata. Ogni sera ci prova con me, mi parla, fa l'idiota mentre oggi è stato al suo posto. Qualche settimana fa ne sarei stata entusiasta, sarebbe stata come una boccata d'aria fresca il portersi allontanare dalle toccatine e dai suoi commenti sarcastici. Ma ora, ora mi sento terribilmente sola persa nelle mie preoccupazioni e senza qualcuno che mi distragga.

Sento un braccio avvolgermi appoggiarsi al mio ventre, il suo respiro caldo che sa di mentolo sul collo "Che stai facendo?" Balbetto, improvvisamente sento tutto il corpo irrigidito ma caldo "Ti sto riscaldando" mormora, per quanto possa essere assurdo, tra le sue braccia, dove mi sentivo tanto a disagio, sono riuscita ad addormentarmi.

"Mentre dormi tiri davvero tanti calci" inizia un discorso mentre da un morso alla Brioche che ha in mano per poi passarmela, "Non avresti dovuto dormire tanto vicino a me" rispondo accennando un sorriso.

"Cercavo solo di non farti morire di freddo!" Esclama indigniato per poi accende la televisione, subito si vedono alcune mie immagini. Spalanco la bocca, "Cambia canale" mi lamento passandogli a mia volta la Brioche, mi ignora alzando il volume.

"Madeleine Citron, la diciottenne scomparsa ormai da giorni è stata avvistata dalla madre che disperata ha cercato di inseguire l'uomo che l'ha rapita, invano. La ragazza aveva un'aria smarrita e impaurita, stava cercando di trovare un modo p-" afferro il telecomando dalle sue mani spegnendo la televisione.

"Andiamo, era divertente sentire tutte le cazzate che stava dicendo. Comunque non riesco a capire perché sei scappata" alzo le spalle, "Tu perché stai viaggiando?".

"È complicato" giustamente, io sono tenuta a dirgli tutto mentre lui non mi dice neanche il suo nome "È complicato" lo scimmiotto e in risposta mi lancia un cuscino in faccia, "Come hai osato stupida lettera dell'alfabeto!" Esclamo prima di saltargli addosso e iniziamo una vera e propria battaglia di cuscini.

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