Capitolo Dodici

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Il mio sguardo finisce sull'ingresso e trovo il ragazzo che ho incontrato dal benzinaio, il ladro

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Il mio sguardo finisce sull'ingresso e trovo il ragazzo che ho incontrato dal benzinaio, il ladro. In un certo senso sono quasi felice che sia qui perché probabilmente da sola non sarei mai riuscita ad allontanare l'uomo che è il doppio di me.

A momenti, quando gli ho detto che mi serviva il bagno, mi accompagnava. Mi avvicino velocemente a lui mentre l'uomo si passa una mano tra i capelli unti "Calmati amico, le stavo proponendo solo un posto di lavoro" il ragazzo al mio fianco fa una smorfia, "Non mi chiamare amico e non azzardarti a toccarla di nuovo" borbotta prima di afferrare il mio polso e trascinarmi fuori, fatico a stare al suo passo tanto veloce, infatti, più volte rischio di inciampare nei miei passi.

Quando raggiungiamo la sua vecchia auto il suo umore cambia "Santo cielo! Non posso lasciarti sola per qualche ora che ti cacci subito in un guaio" alza gli occhi al cielo in modo giocoso, i miei occhi fissano la sua mano che stringe ancora delicatamente il mio polso, notando il mio fastidio, lascia immediatamente la presa.

"Mi stai forse seguendo?" Borbotto incrociando le braccia al petto, "Ero preoccupato per te" punta lo sguardo altrove, "Ho fatto qualche ragionamento e sono arrivato alla conclusione che non saresti arrivata molto lontano, ma alla fine ti ho cercato per ore" spalanco gli occhi leggermente sorpresa, mi conosce solo da qualche ora e si prende la briga di guardare se sto bene? Dev'essere un ragazzo davvero generoso o davvero folle, c'è una sottile differenza. "Chiariamoci, non l'ho fatto perché mi sto affezionando a te, ma perché non hai l'aria di una che se la sa cavare da sola e non voglio averti sulla coscienza".

E così ritrovo nuovamente sulla sua auto, con gli occhi che mi si chiudono da soli a causa della stanchezza. Non sia potuto succedere, c'è stato il tipico botta e risposta e, senza mandarla per le lunghe, gli ho detto di sì quando mi ha proposto un altro passaggio in un posto sicuro. Forse ha degli strani poteri di dissuasione o, forse, ero semplicemente troppo stanca per mandare avanti quella pagliacciata. "Se vuoi puoi dormire" gli lancio un'occhiataccia "I patti erano che tu mia avresti accompagnato alla città più vicina e sicura solo se per tutto il viaggio non avresti fiatato" gli ricordo.

Non capisco perché stia facendo questo per me, per un estranea che non lo tratta neanche particolarmente bene. Sorride divertito con lo sguardo puntato sulla strada, "Hai ragione, scusa. Comunque sei proprio carina con questo nuovo colore di capelli, sembri un puffo o un'animale peloso e alquanto strano" emetto uno sbuffo in risposta per poi estrarre il telefono dalla tasca "Non sapevo che i senza tetto avessero i telefoni homeless" mormora tenendo lo sguardo fisso sulla strada.

Odio quello stupido soprannome, non sono una senza tetto. Più che altro sono una fuggitiva, in risposta emetto un'altro strano verso. La prima cosa che noto sono gli innumerevoli messaggi e chiamate da parte di mia madre, come se fosse realmente preoccupata della mia sparizione. In realtà sono solo un problema in meno. Spero solo che non abbia chiamato la polizia, che non mi costringa a tornare indietro.

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