Capitolo Trentaquattro

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"Non sei uno che parla molto, eh?" Mi riferisco al ragazzo che tra le mani tiene ancora stretto il cartoncino di succo che tutti abbiamo finito da un pezzo

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"Non sei uno che parla molto, eh?" Mi riferisco al ragazzo che tra le mani tiene ancora stretto il cartoncino di succo che tutti abbiamo finito da un pezzo. Tom scrolla le spalle "Sei con i mocciosi da mezza giornata, come fai ad essere tanto radiante? Io vorrei solo ucciderli" borbotta sedendosi sugli scalini del porticato che porta all'immenso giardini dove i bambini corrono, "Non lo so. Le liti infantili, il perdere tempo disegnando e giocare con gli altri è qualcosa di totalmente nuovo per me, forse è per questo che mi sento felice" quando il mio sguardo, da prima concentrato su Richie e June, torna su di lui le sue gote assumono un rosso accesso, "Sei proprio strana" sorrido involontariamente.

Questa frase riempie maggiormente il mio cuore di felicità, è anche la prima volta che sono 'strana' sono sempre stata la ragazza invisibile che seguiva la massa, ma ora è tutto diverso. Ora io sono diversa. Un braccio caldo si posiziona sulle mie spalle ed immediatamente riconosco la puzza di N, nessuno puzza così tanto quando è sudato. Il mento del ragazzo si posa sul mio capo, "Vedo che ti sei fatta degli amici" la sua voce pare più roca del solito, come se fosse diverso tempo che non parlasse. Tom, preso in causa, si alza di scatto per poi andarsi a disperdere tra gli alberi gli tiro una leggera gomitata "L'hai spaventato!" Il sorriso mi muore sulle labbra quando vedo il ragazzo, poco prima stretto al mio corpo, a terra dolorante. Il suo viso è pieno di lividi e il suo labbro spaccato. "N?" La mia voce è un sussurro, come se parlando ad alta voce potessi fargli del male. Ma lui non risponde, rimane immobile, con gli occhi chiusi è il respiro minimo. Il panico si impossessa del mio corpo mentre cerco di farlo stare in una posizione dritta per poterlo trasportare.

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