Giorno 9
23 OttobreALEC
Il risveglio era stato doloroso ma nulla che non mi aspettassi o che non avessi mai provato, la vera sorpresa era stata vedere mia sorella accanto al letto mentre si mangiava nervosamente le unghie colorate di rosso. Aveva detto che aveva saputo la notizia dalla TV e dai giornali.
«E da quando leggi il giornale?» le avevo chiesto.
Lei aveva distolto lo sguardo «In realtà l'ha letto papà»
Avevo sorriso amaramente, era ovvio che anche i miei genitori lo sapessero, come era ovvio che non gliene fosse importato un cazzo di venire a vedere come stavo.
In seguito era arrivata la bambina dai capelli rossi a dir poco fastidiosa e avrei voluto cambiare stanza o addirittura andarmene ma, come se non bastasse, mi aspettavano tutta una serie di controlli di cui non riuscivo nemmeno a ricordare il nome.
Infine erano arrivati i carabinieri, berretto fra le mani giunte ed espressione scocciata sui visi vecchi.
Si erano limitati a farmi qualche domanda a cui avevo risposto in modo evasivo, per poi comunicargli il mio interesse a chiudere le indagini e non proseguire oltre, sapevo perfettamente dove sarebbero finite e che non avrebbero portato a nulla di buono.
Mi avevano poi colto impreparato quando mi avevano comunicato che quello, stranamente, era anche l'interesse dell'altra persona coinvolta nell'incidente, la ragazza, avevano detto, Maia Elmi.
Se n'erano andati senza aggiungere alto, limitandosi a guardarmi con quegli occhi vitrei e ammonendomi col pensiero.
Mia sorella, sul balcone della mia camera, si stava fumando una sigaretta.
«Oh, Sara! Passamela!»
«Te lo scordi, è il mio pacchetto e tu non puoi fumare!»
«Sei una stronza sarè»
Si avvicinò a passo svelto «Oh, ma che urli? Ci sono altre persone proprio lì, nella stanza accanto»
Alzai le spalle «Adesso ti interessi anche degli altri? Quante cose sono cambiate laggiù?»
«Non fare l'angioletto rompi coglioni, sai che non ti si addice» sorrisi sapendo che aveva perfettamente ragione.
«Come sei venuta qui? Ti hanno lasciato andare?»
«Ho detto che sarei venuta solo per assicurarmi che tu non facessi del casino e che tu fossi...»
«Morto, Sara, che io fossi morto. Puoi dirlo» continuai «Sapevo che in qualche modo c'entravano anche quegli stronzi»
Sara ricominciò a mangiucchiarsi le unghie.
«Sapevano anche di lei?»
«No, non fino ad adesso, il piano doveva essere diverso, diciamo che l'incidente ti ha salvato la vita, se tu non ti fossi messo in mezzo alla strada qualcuno ti avrebbe, molto probabilmente, piantato un proiettile nella testa e uno nel cuore. Quella ragazza, in poche parole, ti ha salvato la vita, ve la siete salvata a vicenda diciamo»
Rimasi in silenzio, così Sara riprese la parola «Non ti importa sapere come sta?»
Sì che mi interessa, Sara, che domanda del cazzo mi stai facendo?
Decisi di mentire, un po' perché ancora non mi fidavo di lei e un po' perché quelli non erano fatti suoi.
«No, come vuoi che stia? Le ho salvato la vita, è viva no? Non mi interessa altro»
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ADESSO CHE NON CI SEI
Romance(IN CORSO) Maia ha diciannove anni ed è irreparabilmente infelice, non accetta niente della vita in cui è rinchiusa e, come spesso accade ai giovani, ogni occasione è buona per criticare tutto ciò che non va, ignorando l'esistenza del lato positivo...